VISITATORI

FANTASCIENZA

Una unità militare speciale combatte un potente, fuori controllo supercomputer e centinaia di scienziati che si sono trasformati in carne mangia creature dopo un incidente di laboratorio.

MEGAUPLOAD


Alice si sveglia a Raccoon City, solo per scoprire che è diventato infestata da zombie e mostri. With the help of Jill Valentine and Carlos Olivera, Alice must find a way out of the city before it is destroyed by a nuclear missile. Con l'aiuto di Jill Valentine e Carlos Olivera, Alice deve trovare una via d'uscita della città prima che venga distrutta da un missile nucleare.

MEGAUPLOAD


Sopravvissuti alla catastrofe di Raccoon viaggio città attraverso il deserto del Nevada, sperando di farlo in Alaska. Alice joins the caravan and their fight against the evil Umbrella Corp. Alice si unisce alla carovana e la loro lotta contro il male Umbrella Corp.

MEGAUPLOAD

 E IN PIU' IL CONTINUO LA SAGA DI RESIDENT EVIL  VI ASPETTA QUI' SU UNIVERSALFILM


Mentre ancora fuori per distruggere il male Umbrella Corporation, Alice si unisce un gruppo di sopravvissuti che vogliono trasferirsi al rifugio misterioso ma presumibilmente illesi sicuro conosciuto solo come Arcadia.


MEGAUPLOAD


Ambientato sette anni dopo l’incidente di Raccoon City, costato la distruzione della città e il tracollo finanziario dell’Umbrella Corporation, responsabile del contagio di un temibile agente virale, il T-virus, che trasforma la popolazione in zombi. Sette anni dopo questi avvenimenti, in un aeroporto degli Stati Uniti, il virus viene nuovamente a contatto col mondo, ad opera di un gruppo di terroristi che libera uno zombie seminando il panico nell’aeroporto di Herbertville, e costringendo alla chiusura stessa del terminale per contenere il contagio. Claire Redfied, divenuta membro di una NGO, un’Organizzazione Non Governativa, che sostiene le vittime del bioterrorismo, si trova "casualmente" in questo aeroporto, Leon S Kennedy è l’agente inviato sul luogo, incaricato di contenere l’infezione. Il tempo limite concesso per risolvere la situazione è di 4...


 MEGAUPLOAD


La navicella guidata da Luc Goddard, non appena messo piede su marte, viene distrutta da un forza misteriosa. Viene lanciata subito un'altra spedizione per far chiarezza sulla tragedia e soccorrere gli eventuali superstiti... 

 MEGAUPLOAD




Negli anni ’80 sono arrivati gli alieni. Stavolta però non sono atterrati a Manhattan o in qualche sperduto paesino campagnolo degli Stati Uniti ma si sono fermati con un’astronave gigante sopra Johannesburg senza muoversi più. C’è stato bisogno che un convoglio terrestre andasse a vedere cosa conteneva quella nave apparentemente immobile per scoprire milioni di alieni denutriti, sporchi e in condizioni pessime. Da quel momento per 20 anni i visitatori sono stati stipati in una baraccopoli di Johannesburg creata per l’occasione: il distretto 9.


MEGAUPLOAD



In un mondo futuro, Jake il veterano di guerra paraplegico, viene portato sul pianeta Pandora, dove vivono in pace i Na’vi. I Na’vi sono una razza umanoide, esseri però con una propria cultura e linguaggio 



MEGAUPLOAD CD1


MEGAUPLOAD CD2


Hereafter, il nuovo film di Clint Eastwood è un thriller soprannaturale che vede protagoniste tre persone: George (Matt Damon) è un operaio americano che ha un rapporto speciale con l'aldilà, Marie (Cécile de France) una giornalista francese che ha avuto una esperienza tra la vita e la morte che ha sconvolto le sue certezze e Marcus (George McLaren e Frankie McLaren) uno studente londinese che ha perso la persona che gli era più vicina e cerca disperatamente delle risposte. Le loro storie finiranno con l'intrecciarsi, le loro vite verranno cambiate per sempre da quello che credono esista, o debba esistere, nell’altro mondo.

MEGAUPLOAD CD1

MEGAUPLOAD CD2


La storia si svolge durante l'ultima settimana prima dell'arrivo di una civiltà extraterrestre sulla terra. Un arrivo annunciato dai governi. Una notizia in seconda serata, che non ha entusiasmato nessuno.


MEGAUPLOAD CD1

MEGAUPLOAD CD2



Ohio, estate del 1979. Nel tentativo di girare un scena particolarmente efficace per un film in super 8 da mostrare ad un festival provinciale, un gruppo di ragazzi è involontariamente testimone di un terribile disastro ferroviario dal quale “qualcosa” fugge.
La questione è talmente importante che la loro cittadina si riempie di militari intenti ad indagare mentre misteriosamente dalle case spariscono oggetti tecnlogici, persone e cani. Alla fine starà ai ragazzi riuscire a mettere insieme i pezzi di una storia che procederà comunque, con o senza il loro intervento, e dalla quale dovranno uscire vivi.
“Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù! Ma chi li ha?” dice Richard Dreyfuss nella scena finale di Stand By Me, riassumendo nel 1986 il senso di una stagione del cinema americano che si andava chiudendo dopo aver messo al centro dell'immaginario cinematografico il mondo della preadolescenza di provincia e aver creato un vero e proprio sottogenere. Cuore e motore di quell'ondata fu Steven Spielberg, a lui e ai primi film della sua Amblin Entertainment è esplicitamente ispirato Super 8.
Al suo terzo film J.J. Abrams gira la sua opera più complessa, l'unica in grado di fondere le molte diverse ossessioni della sua carriera anche televisiva. Partendo dall'idea di aderire agli stilemi e all'estetica di certo cinema spielberghiano (i ragazzi, le biciclette, la provincia, la fine degli anni ‘70, i problemi con i padri...), gradualmente Abrams contamina il suo film-omaggio di elementi personali. Invece che immedesimarsi totalmente e girare un film amblin al 100% Abrams sceglie di non rinunciare ai suoi controluce che provocano bagliori lenticolari, al suo gusto per la gestione del mistero, ai filmini d'epoca che rivelano segreti, al grande incidente o all'utilizzo di figure mostruose come metafora delle paure (come avveniva già nel Cloverfield da lui prodotto e nell'unica puntata di Lost di cui è stato regista, quella pilota).
Super 8 non va quindi considerato come la riproposizione di una storia e un modo di fare cinema vecchi di 30 anni, ma la messa in scena del cinema di Spielberg visto dagli occhi di Abrams. Infatti mentre nella prima parte il film abusa di topoi Amblin, nella seconda, quella in cui alla descrizione dello scenario si sostituisce l'avvicinarsi dell'incontro ravvicinato, comincia a dosare quello, applicandolo solo in certi punti (l'inquadratura rivelatoria della bacheca con tutti gli annunci di cani scomparsi e il particolare anatomico della creatura che si svela solo a distanza ravvicinata gridano Spielberg a squarciagola).
Se c'è invece qualcosa che davvero marca la separazione tra il cinema di oggi e di ieri, tra Abrams e Spielberg, è il modo in cui i due guardano al cielo. La meravigliosa speranza, poesia e commozione con la quale il regista di Incontri ravvicinati del terzo tipo aspettava i suoi alieni buoni è totalmente assente, al suo posto uno sguardo che più che essere rivolto in alto guarda in basso. Gli alieni moderni di Abrams hanno il medesimo ruolo di quelli di District 9 o Monsters, sono lo specchio delle barbarie umane e non delle loro aspettative più alte.
Citazionismi e ricalchi a parte, alla fine il senso dell'operazione è dimostrato dalla capacità di raccontare una piccola storia che si inserisce in una più grande. Super 8 ha il merito di riuscire a ricongiungere trama e personaggi alla maniera di E.T.. Uno stile fondato prima di tutto su un casting a regola d'arte, che trova sei ragazzi perfetti per dare vita ai sei caratteri scritti su carta, tra i quali si distingue l'eccezionale Elle Fanning (sorella dell'altro prodigio Dakota Fanning, ma cosa danno da mangiare in quella famiglia?). E in seconda battuta concentrato a non perdere mai di vista la coerenza interna data dai caratteri infantili, volontà simboleggiata dal piccolo piromane (uno dei personaggi più riusciti) che anche nella più terribile delle situazioni si chiede dove siano le sue miccette.

RAPIDSHARE




Colter (Jake Gyllenhaal) è un soldato che fa parte di un programma governativo sperimentale per le investigazioni su un attacco terroristico. Si trova quindi costretto a vivere e rivivere, attraverso la tecnologia, la tragedia di un treno fatto esplodere da una bomba fino a che non riesce ad individuare gli attentatori. Ad aiutarlo nel suo viaggio attraverso il tempo e lo spazio ci sarà un ufficiale di collegamento (Vera Farmiga), mentre sul treno verrà supportato e s’innamorerà di una ragazza (Michelle Monaghan).

BITSHARE CD1


BITSHARE CD2






Kyle Kingston, figlio adolescente di uno dei giornalisti televisivi più famosi di New York, si prepara alle elezioni per diventare rappresentante degli studenti del suo liceo con tutta la forza che gli garantiscono la sua arroganza e una sfacciata spavalderia. Kyle è infatti un cultore dell'aspetto esteriore e della bellezza apollinea come strumenti unici per ottenere successo e popolarità incondizionati. Dopo aver vinto le elezioni, il suo primo pensiero è vendicarsi di Kendra, una compagna di scuola più vicina alla sensibilità neo gotica che ha cercato di sabotare la sua campagna. Ma per il fatto di umiliarla di fronte a tutti gli studenti durante il suo party per la vittoria, Kyle subisce un incantesimo che gli fa cadere i capelli e gli rende il volto sfregiato e mostruoso. Da quel momento, ha un anno di tempo per far innamorare una ragazza di sé o porterà quelle sembianze per tutto il resto della sua vita.
Da quando hanno abbandonato il comodino a lato del letto, fiabe e leggende non sono più il racconto della buonanotte dei bambini, quanto la fonte d'ispirazione per i sogni diurni degli adolescenti. Quel crinale fra male e bene e fra fascinazione e paura che garantiva i primi dettami morali alle coscienze appena nate, si è affinato negli ultimi anni sotto al lavorio dei canini del neo-romanticismo teen e sta dando origine a un fenomeno di rivisitazione “ormonale” delle fiabe più antiche. Uscito negli Stati Uniti praticamente in contemporanea con Cappuccetto Rosso SangueBeastly ha in comune con questo il morso di Twilight, ma se ne distacca per il fatto di non andare incontro alle tonalità dark e ai sentimenti a contrasto della sensibilità dei giovani emo. Come a voler ricordare che c'è stata una Bella molto tempo prima della saga di Stephenie Meyer, Beastly aggiorna “La bella e la bestia” all'era di Gossip Girl, puntando molto più sui valori etici originari della fiaba francese che su una deriva del fascino del male o del desiderio inaccessibile. La storia, tratta anche in questo caso da un romanzo di successo, si concentra attorno alla sua funzione pedagogica e pone enfasi sull'esibizione delle sue virtù morali, anziché sul ralenti emozionale dei palpiti dei suoi protagonisti. Ma per quanto sia apprezzabile il tentativo di non emulare l'epica delle fasi lunari della storia d'amore fra Edward e Bella e la sessualità livida e raggelata della loro intimità, Beastlysovraccarica e velocizza ogni momento attraverso un'estetica kitsch e un racconto sbrigativo, che sembra non veder l'ora di raggiungere il lieto fine. Anche i suoi protagonisti sono la diretta emanazione di quel candore modello Disney da cui proviene la Bella-Vanessa Hudgens di High School Musical: perfetti ed intentati come i valori che sono chiamati ad incarnare. La bella resta bella, povera e innamorata del vero amore; la bestia perde il pelo e anche il vizio. Se è vero che la bellezza giace negli occhi di chi guarda, non si capisce perché tanto sforzo per renderla così trasparente.







Occupati Hogwarts e il mondo della magia, Voldemort e i Mangiamorte hanno ormai un solo obiettivo: disperdere l’Esercito di Silente e uccidere Harry Potter, alla ricerca spasmodica degli ultimi Horcrux. Individuati con l’immancabile aiuto di Ron e Hermione gli oggetti e i soggetti viventi che contengono l’anima frantumata e separata dal corpo del Signore Oscuro, i tre ragazzi hanno soltanto bisogno di tempo per raggiungere quelle schegge di anima e farne scempio. Ripiegati a Hogwarts, presieduta da Severus Piton e difesa da dissennati dissennatori, Harry e compagni vengono accolti trionfalmente da Neville Paciock e il suo esercito di dissidenti armati di bacchetta e coraggio, il coraggio di esporsi al dolore e alla morte dimenticandosi della propria salvezza in nome di un bene superiore. Nella furia della battaglia Harry scoprirà che tra il bianco di Silente e il nero di Piton esiste una zona grigia e una lacrima rivelatrice di ben altre verità. Recatosi al Pensatoio e versato il pianto e i ricordi di Piton, Harry saprà finalmente cosa fare per annullare Voldemort. Recatosi nella Foresta Proibita per affrontarlo, il giovane mago abbraccerà la possibilità della morte, guadagnando la salvezza e il futuro. Quello magico e quello babbano.
È da sempre il duello la soluzione alle tensioni create dalla narrazione e all’antitesi dei valori proposti. Lo sa bene David Yates, che alla sua quarta realizzazione punta l’obiettivo su quell’atto decisivo dell’intreccio, sullo scontro fisico tra l’eroe e il suo opponente schierati all’interno delle rovine di Hogwarts, contenitore e palcoscenico dell’epilogo. Spedendo al suolo Lord Voldemort come un volgare villain, Harry, in piedi contro un cielo grigio e spento dal 3D, raccoglie il valore in gioco nello scontro. Valore anticipato nella prima parte dei doni della morte, che dichiarava l’analogia con la logica del fascismo e l’ascesa del Nazismo. Il progetto di purificazione razziale di Voldemort, drammaticamente affine all’ideologia razzista hitleriana, ha sterminato senza pietà i mezzosangue, costringendo i sopravvissuti alla clandestinità. Sacrificata letteralmente la generazione dei padri, a resistere sulla scena e nel secondo atto troviamo i figli, lontani dall’egocentrismo dell’infanzia, emancipati dal disordine dell’adolescenza e abili a ‘sbarcare’ sulle sponde di Hogwarts con un’arma più potente di un incantesimo: la capacità di amare e di riconoscere l’altro nella sua singolarità. Portatori sani di un’idea di giustizia e di società giusta e aperta, dove convivere e contaminarsi. Di quel mondo, avviato da Albus Silente e minacciato costantemente da Tom Riddle, Harry è l’eroe dell’apertura, colui che porta in sé proprio ciò contro cui combatte, perché la Rowling non si limita a metterli l’uno contro l’altro ma, forzando la geometria frontale del duello, li mette l’uno nell’altro. Insieme a Voldemort la saga di Harry Potter esala l’ultimo respiro e lascia orfani una messe inestimabile di spettatori che per dieci anni hanno visto crescere, amare, lottare e invecchiare il maghetto di Privet Drive. Iniziato all’età adulta nel tempo di sette libri e otto film, il sempre uguale Harry Potter è stato affidato a Daniel Radcliffe, che tra azioni magiche e prodigi naturali, ha trovato il tempo di essere attore nei teatri e nel mondo normale dei babbani. Con sacrificio, fedeltà e intraprendenza lo hanno accompagnato Rupert Grint (Ron) e Emma Watson (Hermione), braccati, marchiati e torturati ma sempre pronti a sbrigarsela come potevano dentro camere segrete, foreste proibite, banche o paioli magici. Defezionato da Spielberg, impostato dallo sguardo di Chris Columbus, veterano di film con bambini protagonisti, (pro)seguito dal sentimento dark del messicano Alfonso Cuarón, cresciuto coi turbamenti adolescenziali di Mike Newell e aggiudicato fino all’ultimo respiro e all’ultimo mago a David Yates, Harry Potter al cinema si è (purtroppo) limitato a ‘fotocopiare’ i celebri romanzi, eccedendo nella tecnica, nelle convenzioni, negli effetti e dimenticando troppo spesso di produrre la magia. Confezioni sempre troppo lunghe e quasi nulla impegnate nella costruzione dei personaggi, quelle biografie ideali magnificamente immaginate per ognuno di loro dalla Rowling. A dare loro la vita ci hanno pensato tuttavia gli attori, che la scrittrice ha preteso inglesi. Sono loro i produttori di incantesimi che hanno riempito le sale e incantato le masse babbane. Su tutti Alan Rickman, signore di tempeste emotive concentrate in una lacrima che rivela commossa il rovescio del male.




Michael Bay, di tutto di più. O meglio, di tutto e sempre troppo. Sgombriamo subito il campo da paure e confronti: il terzo capitolo della saga che mette di fronte i buoni Autobot e i cattivissimi Decepticon è sicuramente meglio del disastroso numero due, ma peggio del primo. Di quest'ultimo recupera l'anima più leggera e ironica, la voglia di scene spettacolari unito a una trama solida e (abbastanza) semplice, il gusto per sequenze “ormonali”. Il problema è che poi il film si dimentica di passare un montaggio e rimaniamo annichiliti di fronte a 156 minuti che ci investono e ci stremano, anche fisicamente. Perché, parliamoci chiaro, pur essendo questo un 3D non pleonastico- anzi-, questa tecnologia rimane faticosissima per lo spettatore. E dopo due ore e mezza il piacere di aver visto qualcuno che l'ha saputa usare è di sicuro sovrastato dall'inevitabile emicrania che coglie anche i più allenati. 
Torna Shia LeBoeuf e si sente: il serioso damerino che aveva attraversato La vendetta del caduto con il broncio lascia di nuovo il posto alla faccia da “divo per caso”, per di più ora precario: anche in America stanno scoprendo che il governo non ti trova lavoro neanche quando Obama in persona ti dà una medaglia per aver salvato un paio di volte il mondo. Il ritorno del nostro antieroe ci fa quasi dimenticare l'abbandono doloroso di Megan Fox, a cui qui è anche dedicato un poco elegante saluto. “Non ci piaceva, era cattiva” dicono i due Transformers domestici di Sam, tanto per salutarla. Sarà, ma di sicuro riempiva il grande schermo come non riesce a fare la bionda e poco carismatica Rosie Huntington- Whiteley, oltre ad essere più facile da pronunciare. 
Ci si diverte con Transformers 3, soprattutto all'inizio, poi si aspetta con ansia la fine anche per i difetti congeniti della saga: il solito problema delle scene di guerra in cui amici e nemici non si distinguono, il vizio consueto di Bay di non avere limiti, i dialoghi che non reggono le immagini, soprattutto se a parlare è il saccente Optimus Prime, uno che massacra i nemici con la sua retorica più che con il suo talento da combattente. Piace invece il punto di partenza, l'entrata a gamba tesa tipica del cineasta, il racconto delle origini. Dopo Watchmen e X-Men: l'inizio, ora ancheTransformers 3 decide di prendere la strada di Forrest Gump e svelare la “vera” storia americana. Dopo il Nixon del fumetto di Moore e la spiegazione della crisi di Cuba del cinefumetto della Marvel, questa è la volta dello sbarco sulla Luna. Colpa delle macchine-robot, nessuna spinta ideale verso l'astro più romantico da parte di JFK e soci, si doveva capire chi o cosa fosse precipitato sul Mare della tranquillità. Un ottimo pretesto per riscrivere la Storia, per un cammeo di Buzz Aldrin e soprattutto, ovviamente, per citare i Pink Floyd con Dark side of the moon. Come abbiamo detto, tanta roba. Troppa.





In un cupo futuro dominato dal denaro, grazie allo sviluppo tecnologico, nessuno ha più un’età. Per tenere sotto controllo la popolazione, le persone possono vivere solo fino a venticinque anni, dopodiché saranno costrette a pagare il tempo che vogliono ancora trascorrere sulla Terra. Solo chi è ricco abbastanza può vivere per sempre. Quando un ribelle del ghetto viene accusato di aver ucciso un uomo ricco per impossessarsi del suo tempo, il giovane rapisce una ragazza bella e ricca e inizia una disperata fuga cercando a tutti i costi di sfuggire alla propria fine. I due scopriranno che l’amore è la forza più potente al mondo.






In un universo tanto vasto quanto misterioso, esiste da secoli una elite di forze potenti. Si chiama il Corpo delle Lanterne Verdi. Il suo compito è di proteggere la pace e la giustizia nel cosmo. I suoi membri sono guerrieri che hanno giurato di mantenere l’ordine inter-galattico. Ogni Lanterna Verde indossa un anello che gli dà l’abilità e il potere di creare qualsiasi cosa che la sua mente possa immaginare. Quando, però, un nuovo nemico, chiamato Parallax, minaccia di distruggere l’equilibrio nell’Universo, il suo destino e quello del mondo intero sono riposti nelle mani di una nuova recluta, il primo umano a essere stato scelto a far parte del Corpo. Il suo nome è Hal Jordan. Hal è un dotato e arrogante pilota, ma le Lanterne Verdi non rispettano la razza umana in quanto non ha mai prima d’ora usato i poteri infiniti che l’anello può trasmettere. Hal possiede, però, un’arma che nessun membro del Corpo ha mai avuto, l’umanità. Se con la forza di volontà, la determinazione e il sostegno della sua co-pilota e ex-fidanzata Carol Ferris, riuscirà velocemente a gestire i suoi nuovi poteri e a trovare il coraggio per superare tutte le sue paure, dimostrerà non solo di essere la chiave per sconfiggere Parallax… ma anche di poter salvare la Terra e tutta l’umanità dalla distruzione.






Nessun commento:

Posta un commento