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Mambo è un pinguino imperatore diverso dagli altri: è completamente stonato, mentre tutto il resto del gruppo sa cantare perfettamente. Mambo ha però un altro talento: danza meglio di Fred Astaire, anche se questa sua peculiare abilità lo rende inviso a Noah l'anziano, che lo scaccia dalla comunità. Solo, ma con nuovi amici trovati lungo le sue peregrinazioni, Mambo riuscirà a riscattarsi e salvare i suoi simili, proprio grazie all'abilità nel ballo, ma non prima di aver vissuto emozionanti e pericolose avventure. Tecnicamente, il film strabilia: oramai il cinema digitale ha varcato il confine che lo separava dal fotorealismo ed Happy Feet lo dimostra chiaramente, specie per quanto concerne i fondali che appaiono veri, tangibili e decisamente...freddi. Un tale prodigio tecnico però, non basterebbe se dietro non ci fosse una storia convincente ed è qui che Happy Feet sorprende, cominciando come romanzo di formazione, trasformandosi in musical, in commedia e chiudendosi come un vero film d'avventura. Strepitosa, e non avrebbe potuto essere altrimenti, la colonna sonora che propone classici evergreen e moltissimi generi musicali diversi tra loro. Tra gli interpreti, tutti convincenti, a dominare sul gruppo sono Robin Williams, che caratterizza da par suo un folle pinguino in salsa latinoamericana e la bravissima Brittany Murphy che dimostra insospettabili doti vocali, esibendosi in un paio di assoli da lasciare a bocca, pardon, becco, aperto. Ottima, in quest'ottica, la scelta del distributore italiano di lasciare le canzoni in originale. Nonostante qualche lungaggine e un certo eccesso di retorica e ingenuo ottimismo, Happy Feet è comunque un film riuscito e porta una boccata di aria fresca al genere dell'animazione digitale, che sembrava già aver esaurito le idee: i pinguini ormai, veri o creati al computer, sono diventati la specie dominante al cinema...


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Mambo, re del tip tap, ha dei problemi con il piccolo Erik, che ha la fobia per la danza. Poi Erik fugge e incontra Sven, un pinguino che può volare! Mambo non ha alcuna speranza di poter competere con lui. Ma le cose peggiorano quando il mondo viene sconvolto da forze potenti. Però Erik scopre il coraggio e la determinazione del padre quando Mambo riunisce attorno a sé la nazione dei pinguini e tutta una serie di creature straordinarie, dai minuscoli krill ai giganteschi elefanti marini, per rimettere le cose a posto.

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Tutto scorre tranquillo nel villaggio dei Puffi come da sempre. Grande Puffo e i suoi 100 figli lavorano, cantano e preparano la festa della Luna blu mentre Gargamella cerca un modo di catturarli. Un errore di Puffo Tontolone però farà scoprire al mago malvagio l’ubicazione del villaggio e costringerà tutti a una fuga al termine della quale Grande Puffo, Puffetta, Puffo Coraggioso, Brontolone e per l’appunto Tontolone saranno scaraventati attraverso un vortice dimensionale a Manhattan e Gargamella appresso a loro.
Nella grande mela i piccoli Puffi cercheranno in ogni modo di scatenare il medesimo incantesimo che li ha portati lì, in modo da tornare nel loro mondo, mentre Gargamella sfrutterà la sua magia per catturarli. Ad aiutarli una coppia di newyorchesi con un bimbo in arrivo.
Partendo da un mostruoso lavoro sull’animazione digitale dei personaggi principali e sulla realizzazione di un villaggio che è contemporaneamente realistico e favolistico, il primo film in live action dei personaggi creati da Peyo è un’opera che segna lo stato dell’arte della tecnica di animazione computerizzata e la applica a un’idea di cinema classica per l’infanzia. Diversamente dal solito c’è solo un’attenzione maggiore agli adulti, spettatori accessori del film. Molto spazio infatti è lasciato alla coppia di newyorchesi e ai loro problemi di futuri genitori, una dimensione sentimentale che potrebbe non accontentare gli adulti e di certo annoia i bambini.
La cosa più curiosa tuttavia è come con spirito molto moderno, consapevole della natura del mezzo cinematografico e geek nella sua attitudine, il film di Raja Gosnell applichi la consueta parabola disneyiana (un'avventura morale al termine della quale si ricostituisce un equilibrio e si impara una lezione) per negare molti degli assunti di base dei Puffi.
È Neil Patrick Harris, attore simbolo di un'industria audiovisiva a misura di geek, che svela l'arcano ponendo domande precise e accurate ai Puffi riguardo la loro natura, come sia possibile che ognuno porti un nome che ne rispecchia la personalità, se questi nomi vengano assegnati prima della nascita ecc. ecc. Insomma esibisce quell'atteggiamento volto all'approfondimento che è la cifra della ricezione culturale contemporanea. Eppure tutta l'idea morale del film va nella direzione dell'affermazione della diversità e della compresenza di più istinti e vocazioni diverse in ogni individuo. Tontolone (vero protagonista del film) non sarà solo un tontolone ma potrà dimostrarsi anch'egli eroe tanto quanto Puffo coraggioso.
L’archetipo anarchico-comunista del villaggio dei Puffi, in cui tutti sono uguali e la vita scorre serena senza valuta poichè ognuno ha un compito che svolge per la comunità senza aspettarsi in ritorno nulla se non la stessa cosa da parte degli altri, diventa così nell’idea americana del film (che comunque più volte omaggia l’autore originale Peyo) un inno all’individualismo e all’eroismo solitario e benchè alla fine tutti i Puffi combattano uniti sarà l’eroismo di uno di loro a fare la differenza.


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Vienna, anni Venti. Mary ha nove anni, un fratello più piccolo che non la lascia in pace e una vivida fantasia. La vigilia di Natale, i genitori lasciano i due bambini con l'amato zio Albert, che fa dono a Mary di uno schiaccianoci di legno, N.C. Con la complicità della notte, il giocattolo si anima e conduce Mary in una dimensione parallela e meravigliosa. Qui la bimba apprende che N.C. in realtà è un principe, ridotto a pezzo di legno dal sortilegio della subdola madre del Re dei Ratti, il cui piano criminale prevede il rogo di tutti i giocattoli e la "rattificazione" del mondo.
Se il film di Konchalovsky ha tardato qualche anno ad arrivare in sala forse una ragione c'è. Pur non accusando segni del tempo e anzi godendo di ottima salute, stando al fisico tutto luccichii natalizi e 3D, questo Schiaccianoci sembra straparlare. Il misterioso signor Drosselmeir è divenuto zio Albert Einstein, Freud passeggia per le vie della città, N.C. (the Nutcracker) è mezzo Pinocchio e mezzo Napoleone, i topi capeggiati da re Turturro sono nazisti che nei forni bruciano i giocattoli, mentre gli operai giù alle fornaci sembrano bolscevichi russi sulla soglia della rivoluzione sociale. A nulla vale che il regista si nasconda dietro la formula rubata alla fisica (e applicata, già che c'è, all'obiettivo cinematografico o alle magie della scenografia) per cui "tutto è relativo": c'è troppo e troppo poco e la visione del film si confonde con la visita ad un museo di giocattoli: roba immobila e stantìa.
L'unico merito che si può attribuire a Konchalovsky è quello di aver ripristinato gli elementi più scuri della favola tedesca, che Dumas aveva spazzato via e che il balletto stesso non contempla. Non che per questo -per ribadire, cioè, la necessità di accettare la natura problematica della vita e di lottare contro quelle che appaiono come difficoltà insormontabili- occorresse scomodare didascalicamente Freud in persona (“hai sentito, caro, cosa dice il dottore dei sogni dei bambini…”) ma questa - lo si ribadisce - è purtroppo la ricetta del film: un'insalata russa, secondo la ricetta originaria che comprendeva un po' di tutto. Solo che con un kolossal “retro-futurista” con gli attori americani in cornice austro-ungarica e le canzoni che sillabano “è stata dura però l'usurpatore è


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Tutti i nostri amici preistorici si stanno preparando per festeggiare il Natale. Sid maldestramente manda in frantumi le decorazioni più amate da Manfred. Manny è furibondo e mette in testa a Sid di essere passato nella lista dei bambini cattivi. Così, insiene con Crash, Eddie e Pesca la bambina di Manny e Ellie, parte per il Polo Nord per contattare Babbo Natale e fargli cambiare idea. Nel frattempo, Manny, Ellie e Diego, preoccuputatissimi per Pesca, decidono di correre dietro agli amici. A casa di Babbo Natale sul Polo Nord, la Vigilia di Natale, Sid distrugge incidentalmente l’Officina di Babbo Natale e sarà una corsa contro il tempo per salvare la Festa!


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Hiccup è un giovane vichingo che, come spiega lui stesso, vive in un villaggio sperduto nel nulla, in una landa fredda, inospitale, con poco da mangiare e soprattutto infestata dai draghi. Perchè la comunità non si sposti è insieme la premessa del racconto e il tratto più saliente della dialettica che lo anima: i vichinghi sono cocciuti e invece che spostarsi preferiscono combattere, non a caso sono tutti grandi e grossi. Tutti tranne Hiccup.
Figlio del capo del villaggio Hiccup è secco e inadatto al combattimento, ha una spiccata passione per la costruzione di macchinari (con cui tenta di uccidere draghi) e una conseguente inclinazione per la creazione di problemi, questo fino a che, all'insaputa di tutti, non riesce a catturare il drago più temuto e sconosciuto solo per scoprire che il diavolo non è cattivo come lo si dipinge.
Sebbene gli incassi al botteghino sembrino suggerire il contrario, alla Dreamworks non sempre centrano il bersaglio, soprattutto considerando che vivono un'impossibile concorrenza con i più grandi animatori statunitensi dalla nascita di Walt Disney, cioè la Pixar. Nei casi migliori lo studio diretto con pugno di ferro e grande abilità da Jeffrey Katzenberg è riuscito a coniugare un umorismo contagioso ad una messa in scena innocua e scorrevole, con addirittura punte di ardore stilistico nelle composizioni cromatiche di Kung fu panda (forse il titolo più riuscito). A fronte di questo si possono però citare moltissimi titoli totalmente sbagliati, privi sia di una storia originale che di personaggi affascinanti che infine di una vena comica che diverta sopra i 13 anni. In questo insieme eterogeneo Dragon Trainer si pone leggermente sopra la media.
La storia per famiglie di come un ragazzo e un animale sviluppino un rapporto profondo (il drago mostra movenze, caratteristiche e atteggiamenti sia da cane che da gatto) riuscendo nel doppio intento di sfatare un mito (i draghi sono cattivi) e riabilitare il protagonista (che da outsider diventa il più popolare del suo villaggio), è trattata con molta leggerezza e nessuna pretesa. Che la trama sia un canovaccio finalmente sembrano saperlo anche gli sceneggiatori. Quello che invece è presente è una concentrazione maggiore nel ritmo e nelle gag le quali, nell'universo commerciale del cinema Dreamworks, sono tutto. Non tanto emozionare o narrare storie rivoluzionarie quanto avvincere e divertire. E Dragon Trainer lo fa bene, sempre considerando un target principalmente "familiare" ovvero composto da ragazzi al di sotto della maggiore età e di adulti che accettano di vedere un film simile solo come occasione "per stare tutti insieme".
L'interesse maggiore di questo genere di cinema però è tutto in come, nel tentativo di rispecchiare i mutamenti nelle dinamiche sociali, essi influenzino la percezione comune che abbiamo dei ruoli nella nostra società. Come dimostra Dragon Trainer nei decenni la figura dello sfigato è sempre meno tale, dal nerd si passa al geek, e la bella ragazza è sempre più maschile nel suo atteggiamento di potere, è essa stessa a rimettere a posto i bulli invece di subirne il corteggiamento come capitava una volta. La storia sempre uguale di un ragazzo che con la sua purezza scopre la bontà di figure temute dagli adulti nel suo adattarsi ai tempi svela come percepiamo la nostra società.


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Maltazard ormai è alto più di due metri ed è fermamente determinato a dominare il mondo. Arthur, Selenia e Betameche sono gli unici in grado di fermarlo nonostante siano svantaggiati in partenza dalla loro statura. Dovranno far ricorso a tutto il loro ingegno per impedire a Maltazard di concretizzare i suoi piani e ristabilire l'equilibrio tra i due mondi.

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Una domanda attraversa le menti dei bambini del mondo: come fa Babbo Natale a recapitare i regali a tutti, in tutto il pianeta, nell'arco di una sola notte? Semplice: grazie alla slitta-astronave S-1 e ad un esercito di elfi allenati a non impiegare più di 18,14 secondi per casa. Il fautore della svolta industrial-tecnologica nell'attività di Babbo è il suo primogenito Steve, destinato ad essere il prossimo ad indossare il costume rosso. Qualcosa però va storto, proprio la notte di Natale, e un pacco regalo rimane a terra. Che fare? Come consegnare il dono promesso alla piccola Gwen, in Cornovaglia? "Nessun bambino dev'essere dimenticato!", predica disperato Arthur, il figlio minore, l'inetto di famiglia, ma anche il solo che nutra nell'anima un amore inesauribile per il Natale e il suo spirito originario.
Era tanto che lo aspettavamo e finalmente è arrivato, il film che del Natale rispetta i crismi ma insieme li rinnova, generazionalmente (come suggerisce il titolo) e non solo. La fucina è quella di Wallace & Gromit e Galline in fuga ma il tocco è meno inglese e più universale, come vogliono il tema e la partnership con la Sony. Non sono però tanto le invenzioni collaterali simpatiche o i personaggi secondari fantasiosi a fare di questo film un desiderio esaudito, bensì la presenza di un'idea, semplice eppure unica, che fa di Babbo Natale qualcuno da spedire in pensione e individua il suo successore naturale in una sorta di Semola, a suo agio con la magia ma non con la tecnologia né con la legge del più forte. Ipocondriaco, goffo, relegato allo stanzino della posta anziché al quartiere generale della grande industria, Arthur è un nerd che non siede davanti ad un monitor ma davanti ad un database cartaceo, colorato e pressoché infinito di letterine, che un giorno trova la falla nel sistema, il bug che compromette l'intera ideologia che sta dietro il mito del Natale.
Per Arthur Christmas (questo il titolo originale) è dunque una questione di identità: le domande chiave "chi è Babbo Natale?" e "perché lo fa?" diventano "chi sono io?" e "qual è il mio scopo nella vita?". Concentrandosi sul viaggio dell'antieroe, il film fa così trionfare lo spirito natalizio senza retorica alcuna, semplicemente come la vittoria dell'inatteso (e personalizzato) sul previsto (e confezionato). Siamo dentro il contrario di Polar Express: non dalla casa del bimbo al magico Polo Nord ma dal disfunzionale Polo Nord giù, a tutti i costi, verso la piccola casa di una piccola donna in una piccola cittadina. Per restare ai raffronti cinematografici, diremo che non siamo lontani dal messaggio del bellissimo Ortone, per cui ogni persona è importante, per piccola che sia.
Infine, la scrittura brillante (anche e soprattutto perché dietro il personaggio esilarante di Nonno Natale si avverte la penna di Borat, Peter Baynham, che qui sceneggia con la regista Sarah Smith) e il 3D piacevolmente leggero, fanno del Figlio di Babbo Natale una delle migliori favole natalizie degli ultimi anni.

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Phineas e Ferb, mentre collaudano la loro "ornitopulta", finiscono per errore nel laboratorio del Dottor Heinz Doofenshmirtz, distruggendo il suo "Altradimensioninator", un apparecchio costruito per entrare in altre dimensioni. Ignorando la natura malviagia del Dottore lo aiutano a riparare il marchingegno, aprendo un varco verso un dimensione alternativa; nel frattempo, Perry, compiendo il suo lavoro da agente segreto, giunge sul posto, ma per evitare di rivelare la sua identità a Phineas e Ferb non fa nulla per impedire ai ragazzi e alla sua nemesi di oltrepassare il varco.

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I Chipmunks e le Chipettes si rilassano su una lussuosa nave da crociera, in rotta verso gli International Musica Awards, ma la tranquillità e il riposo non sono tra le abitudini di Alvin, che trova il modo di divertirsi pericolosamente, disobbedendo alle regole imposte da Dave. Ed è proprio giocando con un aquilone rubato ad un bambino che i sei scoiattoli finiscono naufraghi su un'isola deserta o quasi. Nella fiduciosa attesa che Dave verrà a salvarli, Alvin, Simon, Theodore, Brittany, Jeanette ed Eleanor, abituati ormai ai cibi raffinati e alle comodità, si trovano tutt'altro che a loro agio in quello che dovrebbe essere il loro ambiente naturale.
In occasione della sua terza apparizione cinematografica in live action Alvin Superstar si riprende dalla battuta d'arresto del secondo fiacco capitolo e offre una nuova occasione di divertimento, diretta naturalmente ai più piccoli ma infarcita senza posa di citazioni cinematografiche e strizzatine d'occhio al pubblico adulto, che non ci si può permettere di annoiare.
Se nella sequenza sulla nave da crociera i Chipmunks non possono distinguersi più di tanto per bizzarria, nel mezzo di una fauna umana che raggiunge vette altissime di pacchianeria, sull'isola i nostri sono soli con loro stessi ed è un piacere ritrovare Theodore il fifone, Alvin e Brittany in eterna e affettuosa competizione, e Simon in versione The Beach, privato dei freni inibitori da un morso velenoso di ragno e dunque sorprendentemente galante, coraggiosissimo e…francese. La temerarietà del nuovo Simon costringe Alvin ad una presa di responsabilità altrimenti sempre fuggita, proprio mentre la distanza costringe Dave ad avere fiducia nei suoi cuccioli ormai cresciuti, pronti per un'overdose di indipendenza. Alleggeriscono il messaggio pedagogico le citazioni, oltre che dal film di Danny Boyle, da Cast Away, da 007, Lost ma forse, soprattutto, dal format dell'Isola dei Famosi, perché stiamo pur sempre parlando di cantanti spiaggiati, con non pochi problemi di ego.
Un ritmo accelerato permette al film di contenere quasi ogni elemento dell'avventura classica dei naufraghi, dalla costruzione del rifugio al terrore del mostro alla scoperta di un tesoro, ma tanto dinamismo non eguaglia la qualità dei simpatici dialoghi tra il saggio Dave (Jason Lee) e il perfido zio Ian (David Cross), qui in versione grottesco pennuto. Colonna sonora di Rihanna e Lady Gaga in salsa squeak'n'roll.

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Un cartoon per ragazzi, scritto da 40 bambini di 9 anni e interpretato da voci note del mondo dello spettacolo, come Luca Argentero, Francesco Facchinetti, Gabriella Pession, Francesco Venditti, Ezio Greggio, Enzo Iacchetti, e il piccolo Andrea Di Maggio. “Il Paradiso può attendere” è il frutto di un’iniziativa speciale lanciata all’uscita del film “Animals United” da WWF e Mondo Home Entertainment, che ha coinvolto 4mila classi tra scuola primaria e secondaria in unacampagna di sensibilizzazione e di raccolta fondi per salvare i boschi italiani e gli animali che vitrovano rifugio, in occasione dell’Anno Internazionale delle Foreste.






In un antico borgo spagnolo, Gatto e Humpty Dumpty sono cresciuti come fratelli in un orfanotrofio, col sogno di trovare un giorno i fagioli magici e arrivare all'oca dalle uova d'oro. Nel frattempo, geloso del suo compare più atletico ed amato, Humpty non ha però disdegnato la strada del crimine ed è proprio in occasione di una rapina che qualcosa è andato storto e la loro amicizia si è frantumata. Gatto si aggira da allora come un fuorilegge, in cerca di un modo per ripulire il suo nome, mentre Humpty fa squadra con Kitty Zampe di Velluto, una gattina bella e scaltra. Il destino li rimette un giorno insieme, finalmente sulle tracce dei fagioli magici.
Anche chi non è mai stato fan delle avventure animate dell'orco Shrek, non ha potuto resistere al fascino sornione e birichino del personaggio del gatto, apparso nel secondo capitolo e divenuto in fretta la sola oasi anti-noia all'interno di un franchise in rapido inaridimento. Il film che lo vede protagonista sceglie di non sfiorare nemmeno marginalmente il suo cammino al fianco degli orchi e di ciuchino ma di andare direttamente ad esplorare la sua infanzia e la genesi del personaggio, un po' come hanno fatto recentemente altre saghe cinematografiche, da Star Trek a X-Men.
Mutare terreno, data l'arsura della palude precedente, non sembrava affatto una cattiva idea, quella che non si spiega è la mutazione totale, diremmo genetica, del personaggio. Cosa ne sia stato della pallina di pelo capace di confondere gli avversari sgranando gli occhioni e facendo le fusa per poi tirare fuori gli artigli al momento opportuno, è un mistero senza soluzione. Ritroviamo il gatto trasformato in parte in Zorro, con tanto di cavallo e spada graffitara (e va bene che dietro c'è Banderas ma sembra una presa in giro), e in parte in D'Artagnan, con Milady al seguito. Ciò che non cambia, rispetto alla tradizione di famiglia, è il paesaggio narrativo, ispirato ancora una volta alla fiaba - qui è “Jack e il fagiolo magico” - ma, se possibile, più pretestuoso che altrove.
Per una curiosa legge del contrappasso, così come il gatto con gli stivali aveva a suo tempo rubato la scena ai protagonisti del film che l'ospitava, qui non c'è dubbio che i numeri del gatto siano di gran lunga meno interessanti di qualsiasi cosa faccia il personaggio di Humpty, l'uovo antropomorfo. Handicappato drammaticamente dalla sua forma fisica che lo rende totalmente dipendente dall'aiuto altrui, Humpty è invidioso, morbosamente legato al proprio compagno di giochi d'infanzia, incline a commettere atti fraudolenti e pronto a tradire, ma anche ingegnoso, spassoso e autoironico (la tutina dorata è un colpo di genio): l'unico personaggio che buchi lo schermo e per il quale valga la pena vedere il film.


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In vacanza a Los Angeles con i suoi amici Gary e Mary da Smalltown, Walter, il più grande fan dei Muppet, scopre il malvagio piano del petroliere Tex Richman di radere al suolo il teatro dei Muppet per scavare nel suo sottosuolo e recuperare il petrolio scoperto di recente. Per mettere in piedi il più grande Muppet Telethon di sempre e raccogliere i 10 milioni di dollari necessari per salvare il teatro, Walter, Mary e Gary aiutano Kermit a riunire i Muppet, che hanno intrapreso strade diverse: Fozzie ora si esibisce a Reno in una band tributo chiamata Moopets, Miss Piggy è una redattrice di moda di Vogue Parigi, Animal è a Santa Monica in una clinica per manager infuriati e Gonzo è un potente magnate di impianti idraulici.

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Yuri ha paura di tutto. Dei maestri a scuola, dei genitori, della nonna e del buio della notte. L'unico a dargli fiducia è il pupazzo Cappellaccio, un Grillo Parlante di pezza con la vocazione del missionario e l'audacia dell'eroe. Rintontito dalle eccessive sgridate della madre-padrona e dagli attacchi di panico del padre balbuziente, trascorre una giornata litigiosa in casa della nonna fintamente malata. Di ritorno verso casa, percorrendo una stradina sconnessa, la famiglia ha un incidente in macchina. Yuri, il solo a rimanere indenne, per salvare mamma e papà, dovrà correre a chiamare aiuto, attraversando una selva abitata da spettrali presenze e dal leggendario Fantasma del Bosco, un orco misterioso dagli occhi lucenti e dalle braccia mostruose.







Il panda Po ha ormai realizzato il suo sogno di diventare un Guerriero Dragone e vive proteggendo la Valle della Pace con suoi amici e colleghi maestri di kung fu, The Furious Five - Tigre, Gru, Mantide, Vipera e Scimmia. Ma la tranquillità della Valle è di nuovo minacciata dalla comparsa di un terribile nemico che progetta di conquistare la Cina e distruggere il kung fu grazie a una temibile e inarrestabile arma segreta. Spetterà a Po e ai suoi compagni intraprendere un viaggio attraverso la Cina per affrontare e sconfiggere questa terribile minaccia.







La popolare macchina da corsa Saetta McQueen e il suo incomparabile carro attrezzi Cricchetto devono attraversare l’oceano per partecipare nel primissimo Grand Prix Mondiale, che decreterà chi è la macchina più veloce del pianeta. Ma la strada verso la gara si rivelerà disseminata di buche, deviazioni e divertentissime sorprese quando Cricchetto si ritroverà coinvolto in prima persona in un’intrigante avventura: spionaggio internazionale. 




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Blu è un ara macao strappato in fasce alla giungla brasiliana dalla sconsideratezza e dai commerci illeciti dell'uomo. Trasferito nel freddo inverno del Minnesota in seguito a un incidente, viene soccorso e adottato da Linda, fanciulla appassionata di libri e della vita sedentaria. Addomesticato e cresciuto a cioccolata e biscotti, Blu è un pappagallo colto che sperimenta la vita tra quattro mura. Incapace di volare a causa della cattività, compensa la deficienza con l'ingegno e la fantasia. Raggiunta da Tullio, un ornitologo entusiasta, Linda scopre di essere la proprietaria dell'unico esemplare maschio della specie e di avere l'obbligo morale di concedere che il suo grazioso pennuto si accoppi con Gioiel, magnifica e sola femmina rimasta sul territorio brasiliano. Perplessi ma persuasi di fare la cosa giusta, Linda e Blu partono alla volta del Brasile per conoscere e innamorare una celeste ara. Nella giungla amazzonica e attraverso rocambolesche (dis)avventure, Blu scoprirà la propria identità, imparando ad amare e a volare.
Prima o poi doveva succedere, alla glaciazione segue il disgelo e all'alba sempre un nuovo giorno, magari in un continente altro, questa volta tropicale e pieno di colori. E proprio in Brasile e nell'esplosione di musica e allegria del carnevale di Rio è ambientata la nuova avventura della Blue Sky, fenomeno consolidato dell'animazione internazionale, che cerca con grazia digitale il proprio posto tra il design morbido della Pixar e le anime incantate dello Studio Ghibli. Archiviati almeno per il momento Manny, Sid e Diego, emarginati per carattere, circostanze o convenienza che cercavano il loro posto nel mondo e verso climi più temperati, il regista carioca gioca in casa, riconfermando protagonista un animale e rilanciando con un splendido pappagallo addomesticato. Un esemplare di ara macao (ben)educato che deve fare i conti con la personale inadeguatezza e con il pericolo di essere estinto e spazzato via dal commercio sconsiderato di animali domestici. Proprio come i suoi antenati preistorici, Blu non è perfettamente integrato nella propria specie e d'altra parte se lo fosse stato sarebbe rimasto quello che era, un essere uguale ai suoi simili di cui non valeva la pena raccontare la storia ‘a colori'. Invertendo lo schema dell'Era glaciale, questa volta è un essere umano ad adottare e a prendersi cura di un animale, Rio forma una famiglia eterogenea ma solida (e solidale), ribadendo daccapo che è più importante l'identità culturale, costruita attraverso le relazioni sociali e affettive, dell'appartenenza biologica. Se il desiderio di riproduzione e di una nuova famiglia in Blu è indotto (dall'ornitologo) e deve fare i conti con l'estinzione più che con l'imprinting, ovvero con l'impronta visiva che alcuni nidiacei ricevono appena nati, è pur vero che il protagonista piumato, costretto alla cattività, comprende in Brasile la propria specificità e accetta con trasporto di corteggiare la celeste Gioiel, trasformando i propri limiti (è ‘incapace' di volare) in punti di forza. L'intenzione del volo, intuita nel Minnesota, consultata sui libri di aerotecnica e sperimentata lungo una pista di atterraggio fai da te, diventa urgenza sopra il cielo di Rio e dentro gli occhi di una pappagallina indigena fiera e indipendente, a cui il protagonista si dichiara maldestramente sul Bonde (un tram giallo che risale la città). Le loro azioni in cielo rinviano a quelle in terra e altrettanto romantiche di Linda e Tullio, che si scoprono innamorati tra una fuga, una samba e un'assunzione di responsabilità (e di concreta genitorialità: l'adozione di un bimbo delle favelas). L'infinita varietà di significati sottesi non inficia il divertimento e nemmeno delude il piccolo (anagraficamente parlando) pubblico di riferimento, a cui d'altra parte l'apprezzamento per le infinite sfumature offerte dalla natura e dalla cultura va insegnato e (di)mostrato. Rio ha uno stile spensierato e brillante, una comicità vivace e visiva che non ha bisogno di ammiccamenti e citazioni cinefile virate in parodia per risolversi e invitare a sorridere. Allo stesso modo l'uso giudizioso del 3D aggiunge unicamente stupore e meraviglia, profondità di campo e l'illusione che Blu e Gioiel volino lieti oltre il limite dello schermo. Perché prima della tecnologia viene sempre la storia e una schiera di interpreti frullanti che riversano nei nostri occhi la festa della vita e la pura bellezza.

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I Pinguini sono tornati con altri episodi colmi di avventura e azione. Dall'invasione di uno sciame di api a un elefante fuggitivo, questo DVD è pieno di intrighi e complotti che coinvolgeranno tutto lo Zoo!






Il panda Po ha ormai realizzato il suo sogno di diventare un Guerriero Dragone e vive proteggendo la Valle della Pace con suoi amici e colleghi maestri di kung fu, The Furious Five – Tigre, Gru, Mantide, Vipera e Scimmia. Ma la tranquillità della Valle è di nuovo minacciata dalla comparsa di un terribile nemico che progetta di conquistare la Cina e distruggere il kung fu grazie a una temibile e inarrestabile arma segreta. Spetterà a Po e ai suoi compagni intraprendere un viaggio attraverso la Cina per affrontare e sconfiggere questa terribile minaccia.




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