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COMMEDIA-COMICO

Risolti alcuni precedenti con la legge, l'intraprendente diciassettenne Maria Ramirez torna alle sue difficili origini nel Bronx per ricostruire la sua vita con niente se non il talento per la street dance ed un'ardente ambizione di rimettersi in gioco. Trova rifugio nel luogo che le dava la vitalità di un'adolescente - il REC center dove ha iniziato ad accendersi la sua passione per la danza, frequentando i duri corsi della mitica ballerina e coreografa Honey Daniels. L'unico modo per continuare a condurre una vita onesta è vivere con la mamma di Honey, Connie ed avere due lavori precari per arrivare a fine mese. Le movenze di Maria attirano lo sguardo di Brandon, un volontario del Rec Center, che le chiede di aiutarlo a trasformare un gruppo di ballerini con grande talento ma poca disciplina chiamati HD's. La bravura di Maria inoltre cattura l'attenzione del suo ex fidanzato Luis, il leader carismatico del premiato corpo di ballo 718, che spera di trascinarla con l'inganno nuovamente nel mondo della strada, dal quale lei sta tentando di fuggire. Fiutando l'opportunità di rifarsi una vita, Maria si impegna anima e corpo nella danza ed inizia ad allenare gli HDs per la gara televisiva "Battle Zone", il che vuol dire scontrarsi con i 718 e Luis. Così come prima di lei ha fatto Honey, Maria riscopre nuovamente l'emozione della danza, ed in essa ritrova se stessa e le sue radici.






Becca Crane deve raggiungere il padre poliziotto nella cittadina di Sporks (distretto di Washington). È una ragazza introversa e, in un luogo dove i riferimenti ai vampiri sono piuttosto pervasivi, suscita l'interesse del pallido vampiro Edward Sullen e del semi-lupo mannaro Jacob White. Considerato che è entrata a scuola a metà anno e non viene accolta propriamente bene e che i suoi ormoni si sono messi in movimento, non è difficile immaginare il seguito.
L'arte della parodia è antica ma non per questo è divenuta di facile elaborazione. Qui a farne le spese sono la saga di Twilight e i film affini. Ovviamente il cast non si fa ricordare per l'intensità della bravura. Ma questo non è affatto necessario. Perché ciò che conta sono gli spiazzamenti dello spettatore, il volgere il romanticismo delle origini in farsa con reggiseni e mutande con insegne fluorescenti e semoventi o inscenare una gag (in secondo piano) in cui un poliziotto e un paraplegico in carrozzella se le danno di santa ragione. Tutto quanto è possibile spremere dagli stereotipi vampireschi viene spremuto (compreso uno schizzamento di sangue a fontana che riempie calici collocati a piramide su una tavola per festeggiamenti). In più non possono mancare riferimenti a serial noti al pubblico di riferimento (Gossip Girl ad esempio) o battutine sui Jonas Brothers o Lindsay Lohan. Si ride? Qualche volta. Siamo dalle parti di Scary Movie con qualche carenza di fantasia in più e con meno cattiveria. È come se una qualunque compagnia dilettantesca liceale avesse deciso di mettere in scena (a Halloween o a Carnevale) il mito creato da Stephenie Meyer. A un film si potrebbe chiedere qualcosa di più. Comunque chi si accontenta…


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Inedita commedia sentimentale dal sapore fantascientifico. Un archeologo che vive mille anni nel futuro trova un romanzo scritto nella nostra epoca. Fara’ cosi’ un viaggio indietro nel tempo per conoscerne l’autrice e scoprira’ finalmente il significato della parola ’amore’.


Tre amici per la pelle, frustrati nel lavoro, giungono alla conclusione che l'unica soluzione ai loro problemi è uccidere i rispettivi capi. Ovviamente ognuno di loro ucciderà il capo di un altro.



Marley Corbett è una donna impegnata a difendersi da qualsiasi possibile delusione. Dovendo far fronte ad una grave malattia ed incontrando un uomo che si comporta esattamente come lei, ossia la sua anima gemella, si rende conto che niente le fa più paura dell’amore.




Dopo sette anni passati in prigione Mario Diccara è libero. Non avendo regolato tutti i suoi conti con la malavita, chiede alla sola persona di cui si fida, suo fratello Patrick, di trovargli un nascondiglio dove rimettersi in sesto per qualche tempo. Patrick, che è un prete, gli suggerisce di raggiungere Padre Etienne in un paesino dell'Ardèche. Mario indossa una tunica da prete e si mette in viaggio. Ma al suo arrivo incominciano le noie: Padre Etienne è da poco morto e gli abitanti del paesino pensano che Mario sia il nuovo parroco.





Nel tentativo di aiutare il loro amato custode Griffin a riconquistare la donna dei suoi sogni, gli animali di uno zoo provano ad insegnargli i propri metodi di corteggiamento e gli rivelano perfino la loro capacità di parlare, un segreto che hanno sempre tenuto nascosto agli umani!



Il gruppo di amici formato da Phil (Bradley Cooper), Stu (Ed Helms), Alan (Zach Galifianakis) e Doug (Justin Bartha) parte per recarsi in Thailandia, dove si celebrerà il matrimonio di Stu. Visto come è andata con l'addio al celibato a Las Vegas ( narrato nel precedente film), Stu si cautela e decide che i festeggiamenti culmineranno con un tranquillo brunch domenicale, rigorosamente separato dalla cerimonia. Ma ogni calcolo viene disatteso da un mix di eventi potentissimo.



Firenze ai giorni nostri… Dietro alle apparenze, Droghe, alcool, sesso ed ogni tipo di divertimento sfrenato... la costante che scandisce ogni giornata e soprattutto ogni serata di chi sembra avere già tutto. Vieri cerca lo sballo come tutti gli altri, soprattutto lo procura per tutti gli altri. Spesso però la ricerca di qualcosa é solo un modo per non pensare, per non affrontare quello che già sta arrivando; una medicina con grossi effetti collaterali che non tarderà a presentare il suo conto. E allora stà a Vieri cercare il suo riscatto, trovare la sua strada.. il modo per trovare il suo tempo... Che sia il momento per amare, cercare di realizzare il suo sogno o forse solo il tempo di progredire… è questo un mondo dove non c’é più tempo per gli eroi.



Dopo "Ti Presento i Miei" e "Mi presenti i tuoi?" le risate non sono ancora finite. Nel terzo capitolo dell'esilarante saga familiare ci sarà l'arrivo di due bambini a far rincontrare le famiglie Focker e Byrne.



Nel XIV secolo Firenze è la città dei piaceri, sontuosa e propsera, una città d'arte e cultura dove gli abitanti si godono la vita. Ma nel 1346 tutto cambia. La città è devastata da un flagello che non lascia scampo, "La Peste Nera". Lorenzo de Lamberti (Hayden Christensen), giovane e innocente avventuriero, preso di mira dal perfido Gerbino (Tim Roth) decide di scappare dalla città trovando rifugio in un convento dove diventa giardiniere. Pampinea Anastagi (Mischa Barton), figlia unica di una famiglia ricca e rispettata, si ritrova di colpo orfana a causa della peste. Gerbino che vorrebbe mettere le mani su di lei e sui suoi soldi, minaccia di confiscarle la casa se non accetta di sposarlo. Pampinea riesce ad opporsi alla richiesta confidandogli che è stata promessa in sposa a un Conte russo già in viaggio verso Firenze...




Ibiza. Sandro è un regista di film porno a cui piomba tra capo e collo la figlia diciassettenne Luce. Lui se ne è sempre occupato poco ma, soprattutto, lei non sa qual è il lavoro paterno. Angelino gestisce un piccolo bar sulla spiaggia, smercia un po' d'erba e sogna una casa e un figlio. Quando si trova tra le mani una valigetta con quattro chili di cocaina crede di poter cambiare vita. Il commissario dell'isola ha invece un figlio in costante rotta di collisione con lui dopo la morte della madre. Le vicende dei tre uomini si intrecciano. Se c'è qualcuno che soffre di una pericolosa amnesia sembra essere proprio il regista. Chi scrive ne è stato sostenitore convinto fino a Mediterraneo che, pur con i suoi difetti, reggeva fino allo stonato finale. Già con Puerto Escondido il controllo delle operazioni sembra essere sfuggito di mano al regista in favore del primattore Abatantuono (debordante). Poi s'indirizza alla fantascienza ( Nirvana) con qualche pretesa di troppo e al grottesco dark di Denti. Ora, alla soglia dei cinquanta, Salvatores sembra dimentico del proprio passato e mescola senza passione le accelerazioni visive di Sud al vecchio Diego. Il tutto con reminiscenze messicane (alcune strade e zone aride sembrano le stesse) con l'immancabile (o quasi) droga.





E' la storia di Tim (Paul Rudd), un uomo prossimo ad avere tutto quello che ha sempre desiderato. L'unica cosa che lo ostacola dal poter raggiungere il successo sul lavoro è trovare l'ospite perfetto da portare alla cena annuale di Persone Straordinarie a casa del suo capo, un evento dove il vincitore della serata è quello che ha portato il personaggio più eccentrico come proprio ospite. Ecco Barry (Steve Carell), un uomo con la passione del vestire topolini usandoli per ricreare capolavori d'arte.





Steve Finch e Buddy Hall sono vicini di casa e non potrebbero essere più diversi tra di loro: tranquillo, sobrio e pacato il primo, folle, ipercinetico e disordinato il secondo. Buddy ha un piano per il Natale che si avvicina: addobbare la propria casa a tal punto da renderla visibile dallo spazio





Trama: Lance è un insegnante di poesia di scuola superiore deve fare i conti con la morte del figlio avvenuta in seguito a un terribile e grottesco incidente a sfondo sessuale che il padre ha finto essere un suicidio per evitare uno scandalo per il resto della famiglia. La notizia, pubblicata senza il suo permesso, fa si che Lance decida di ricominciare a scrivere lavorando a un diario segreto che farà pubblicare, fingendo che sia stato scritto dal figlio morto.








George W. Bush è al suo quarto mandato e ha aperto fronti di guerra in tutto il mondo. C’è quindi penuria di militari e in proposito è stato sviluppato un progetto segreto mirante a far sì che i morti possano tornare in vita per divenire ancor più letali. Le cose però non funzionano come si vorrebbe e un gruppo di militari specializzati ottiene solo il risultato di far mordere uno di loro dagli zombie. Costui trova rifugio in un locale di lap dance sotterraneo e morde una delle spogliarelliste. Da questo momento il contagio si allarga, ma anche l’eccitazione degli spettatori dinanzi a spettacoli decisamente inattesi.








Film in due episodi. Nel primo un arbitro crede che sua moglie lo tradisca con un calciatore, ma poi scopre che questi è omosessuale. Nel secondo un tifoso romanista si finge laziale per far piacere al suocero; finisce con l’essere malmenato dagli ultras di entrambe le squadre. La nascita di due gemelli sistemerà le cose in famiglia.








Il film è ambientato nello spietato mondo degli affari di New York, Ted Ricker è un vero e proprio re. Nessuno scrupolo, nessun dubbio, nella vita di Ted ogni rischio è calcolato, l’esatto opposto del suo nuovo collega Jamie, arrivato dall’Ohio insieme alla sua compagna Belisa. Ma gli opposti si attraggono e l’affascinante Belisa fa colpo proprio su Ted. E l’uomo piú cinico della Grande Mela si troverà alle prese con l’affare piú spinoso della sua vita.






Versione dvdr
Phil ,Stu , Alan , e Doug viaggiano verso l’esotica Thailandia per il matrimonio di Stu. Con ancora il ricordo fresco della disastrosa festa di addio al celibato di Doug a Las Vegas- e con le prove tangibili di questa festa – Stu non vuole correre alcun rischio. Ha scelto un brunch prematrimoniale calmo e tranquillo, con frittelle, caffè …e niente alcol. Ma le cose non sempre vanno come vogliamo. 




Prima di essere licenziato, l’affabile e cordiale Larry Crowne era un apprezzato responsabile per un’importante catena di negozi in franchising dove lavora dai tempi del suo congedo dalla marina. Sommerso dal mutuo e senza la più pallida idea su come impiegare l’improvviso tempo libero, Larry segue il consiglio dei suoi amici, e torna a scuola per un nuovo inizio.




Ispirato a un personaggio vero (Adrian Cronauer), è la storia di un disc-jockey, arrivato a Saigon nel 1965, che con le sue trasmissioni radiofoniche divertenti e irriverenti tiene alto il morale delle truppe. Film sul Vietnam diverso dai soliti per il contrasto tra la drammaticità della situazione e la buffoneria dei personaggi che vi agiscono. Storia di un'educazione politica.



Il film ruota intorno alla storia di un giovane uomo e una donna che tentano di mantenere una relazione a lunga distanza...




Un reparto di cavalleria dello stato del Vermot è addetto alla sorveglianza al confine del Canada. In realtà sul confine non si svolge da anni attività criminosa e alcuni tagli di bilancio nel budget del governo federale minacciano di mandare a casa i militari del reparto. Un grosso traffico di droga, scoperto per caso durante un controllo di routine alla frontiera, li salverà dalla disoccupazione. Destinato a fare il traino di una serie televisiva questo film denuncia il suo budget a basso costo. Con tre milioni di dollari il regista ha fatto quello che poteva. Consigliato a chi ha amato la serie "Scuola di polizia".



L'idea di partenza è lo scambio degli omicidi: io t'ammazzo la moglie, se mi sbarazzi di mia madre. Il baratto è proposto a un giovane scrittore in crisi da un suo allievo, afflitto da una madre possessiva che lo angaria. Ispirata a Strangers on a Train (1951) di Alfred Hitchcock, è una farsa macabra ad alta velocità, agitata come il suo regista-interprete. Debole il personaggio di Crystal, memorabile la vecchia megera sorda della Ramsey. Marsalis, che interpreta Lester, è un noto sassofonista jazz.



Rowan Atkinson torna e veste i panni dell'agente segreto più' maldestro che esista. Questa volta la goffa spia sarà alle prese con una ragnatela di cospirazione che corre per tutto il KGB, la CIA e persino l'MI-7, minacciando l'incolumità del primo ministro Cinese...




In una cittadina americana viene trovato in una fattoria un ragazzo – vissuto vent'anni chiuso in casa con i nonni al riparo dalla luce e da sguardi estranei – inconfondibile per la sua carnagione bianchissima e i poteri straordinari di cui è dotato, generati da un fulmine che colpì sua madre al momento del parto. Respinto dalla comunità per la sua “diversità”, è aiutato da una sensibile assistente sociale e da un insegnante di scienze che intuisce la sua sofferenza e le sue qualità. Curiosa favola umanistica raccontata con leggerezza e senza eccessi inutili di effetti speciali. Sprecato il bel personaggio di J. Goldblum cui è lasciato poco spazio.





Checco, security di una discoteca della Brianza, sogna di fare il carabiniere ma viene respinto al colloquio. Grazie alla raccomandazione di uno zio presso il vescovo di Milano, si ritrova a lavorare come addetto alla sicurezza del Duomo. Qui conosce Farah, una ragazza araba che si finge studentessa di architettura per avvicinare la Madonnina, ai piedi della quale medita in realtà di depositare una bomba per vendicare l'uccisione della sua famiglia. Checco abbocca immediatamente all'amo di Farah –lui pugliese di madre tarantina e lei “francese di madre bina”- ma quel che la ragazza non può immaginare è che la maggior minaccia per il prossimo e per il patrimonio artistico italiano è rappresentata da Checco stesso: un esplosivo connubio di ignoranza e beata, razzista ingenuità.
Alla seconda prova cinematografica, Checco Zalone, il personaggio creato da Luca Medici per portare a galla il peggio del “buon uomo” italiano, conferma di possedere una scintilla di genialità, che gli permette di conquistare critica e pubblico, distraendoli persino dalle enormi debolezze di fattura dei suoi film. Più idiota di Clouseau, più ingenuo di Mr Bean, maschera poco italiana dell'italiano medio in soluzione concentrata, Zalone non conosce pudore né timore, nemmeno in fase di scrittura, e dunque si scaglia contro le missioni di pace così come contro Chiesa e clero (gli angeli e i demoni di “don Brown”, insomma), come pochi altri oserebbero fare al di là di una battuta, così in grande stile.
Che Bella Giornata non prosegue Cado dalle nubi, il setting è stato azzerato e ripensato in toto, ma estingue per sempre il dubbio che il comico avesse un unico colpo in canna, fatto della somma delle sue sparate televisive, e ci permette di salutare davvero l'avvento di un talento così intelligente da prendere il proprio pubblico come target nel senso letterale di bersaglio (sviando minimamente le indagini quando seleziona l'Islam a pretesto, per impugnarlo in realtà come uno specchio impietoso).
La trovata dell'agente di sicurezza, versione italiota della spia che altrove ha combinato guai immensi (una per tutte, Johnny English), inserisce il nostro idiota del villaggio nel cuore delle relazioni istituzionali, alzando dunque il tiro rispetto all'ambientazione familiare del primo film, ma conservando perfettamente la portata disintegrante del protagonista in quanto elemento (la definizione è di Marescotti) “socialmente scorretto” prima e forse più che politically uncorrect.
Regia di Gennaro Nunziante, musiche diabolicamente indimenticabili di Checco Zalone.







Un gruppo di addetti alla manutenzione, per punire l'uomo che li ha defraudati delle loro pensioni, un ricco uomo d'affari di Wall Street che vive in un attico a Manhattan, organizzano un furto in grande stile, guidati dal loro direttore.



Il Sig. Maddens è un maestro elementare, frustrato e con poca stima in se stesso. La scuola dove insegna, ogni anno compete, perdendo, con l’istituto privato locale in una signolare gara a chi mette in scena la recita di natale più bella…






L'incubo del volgare imprenditore romano Ruggero De Ceglie sta per realizzarsi quando il figlio Gianluca è in procinto di sposarsi. Per lui, sessantenne donnaiolo arricchitosi sui panini coi wurstel, avere un figlio colto e sensibile, determinato a sposarsi per amore con una ragazza poco attraente, è un'onta insopportabile, a cui decide di rimediare scommettendo con un altro laido imprenditore romano che Gianluca finirà a letto con la Sorcicova, una famosa top model di biancheria intima. Per vincere, è pronto a far saltare le nozze fingendosi malato terminale di "rontolite seborroica" e scortando il figlio fino a Roma a conoscere la modella. Nel frattempo, alcuni invitati al matrimonio vivono le loro personali disavventure: Fabio è convinto di essere rimasto incinta del suo compagno e interpreta la reazione sbigottita della gente per omofobia; una coppia di benpensanti alto-borghesi nasconde la propria crisi sentimentale con un guardaroba in coordinato e dissimula un malcelato razzismo attraverso gesti xenofobi; mentre un povero fattorino metallaro che deve consegnare il regalo di nozze agli sposi viene tormentato ovunque da un'impiegata delle poste indisponente.
Non sorprende certo che un altro fenomeno comico televisivo cerchi l'espansione dal piccolo al grande schermo. Quel che sorprende di più è che il film derivato dal programma comico di Mtv si avvicini più a un film vero e proprio che a un collage rabberciato degli sketch proposti in televisione. E questo, non perché il nonsense a episodi non conosca modelli cinematografici alti (tipo i Monty Python), ma perché c'è sempre un po' di timore nel vedere l'umorismo dei tempi ridotti e concentrati delle scenette televisive, dilatato all'interno della forma più ampia e in qualche modo più sofisticata del film. Forse suggeriti dal successo dei personaggi di Sacha Baron Cohen come Borat e Ali G, Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio si approcciano alla scrittura per il film elaborando la storia attorno a due soli dei loro numerosi caratteri. La scelta ricade su "Father & Son": serie di sketch basati sul confronto padre-figlio fra un sessantenne alcolizzato che racchiude l'espressività linguistica del tipico burino romano con la spocchia di un imprenditore lombardo arricchito, e il figlio dolce e sensibile, appassionato di bruchi e di parole al contrario. L'effetto "strana coppia" diventa il motore narrativo di un road movie che fa Milano-Roma in ambulanza attraverso un percorso fatto di tormentoni, insulti e nefandezze mascherate da lezioni di vita per il figlio prodigio. Il percorso dei due De Ceglie si arricchisce poi di schegge di assurdità (le gag del fattorino), siparietti musical-trash (l'omosessuale ossessionato dall'omofobia) e satira anti-borghese (la coppia benpensante), anche se tali parentesi paiono alla fine più degli inserti obbligati ad assicurare una solida continuità fra programma tv e film per il cinema.
Dopo Checco Zalone, la Taodue di Pietro Valsecchi benedice così anche il passaggio di Nongio e Biggio al grande schermo, dimostrandosi garante fornitore di un'anima cinematografica per progetti para-televisivi, dai quali riesce in qualche modo a trarre un ibrido commercialmente efficace fra il cine-panettone e la commedia demenziale anglosassone.
I soliti idioti non è infatti satira di costume, troppo occupato ad accumulare più tormentoni e goliardici calembour che strati di trucco sul volto di Mandelli. E nemmeno si può considerare davvero comicità irriverente, visto che degli stereotipi su gay e borghesi fa delle macchiette surreali. Però nella sua scombinata e crudele volgarità, l'elogio dell'idiozia di Nongio e Biggio muove sia rumorose risate che bassi istinti. Alla buona coscienza dello spettatore, decidere se questo sia un bene o un male: se sentirsi colpevoli vittime o piacevoli complici di tale inedificante sollazzo.





Gwen Green, affascinanate bionda trentacinquenne e la sua migliore amica Sandra sono le ultime due ex-studentesse del St. Mary College a non aver ancora trovato marito. Sandra è stufa di partecipare a matrimoni in cui lei e Gwen vengono additate come "zitelle" e cerca di convincere anche Gwen a cercare l'uomo da portare all'altare. Le due amiche partecipano quindi ad una serata di Speed Dating, dove Sandra conosce Paul, con il quale convola a nozze dopo 3 mesi. E Gwen? Il suo capo, direttore della celebre casa editrice "rosa" Hearts Desire, le affida l'incarico di curare le memorie della famosa e disinibita scrittrice Dahlia Marchant. La donna, alquanto bizzarra, eccentrica, esuberante, molto sicura di sè e, soprattutto, con ben 6 matrimoni alle spalle, non si attarderà a prendere sotto la propria ala la bella ma timida Gwen, e a spiegarle le regole d'oro per conquistare l'uomo ideale e farsi sposare in soli 6 mesi.




Dopo aver lavorato per 45 anni come operaio ospite ("Gastarbeiter") Hüseyin Yilmaz, annuncia alla sua vasta famiglia di aver deciso di acquistare una casetta da ristrutturare in Turchia. Vuole che tutti partano con lui per aiutarlo a sistemarla. Le reazioni però non sono delle più entusiaste. La nipote Canan poi è incinta, anche se non lo ha ancora detto a nessuno, e ha altri problemi per la testa. Sarà però lei a raccontare al più piccolo della famiglia, Cenk, come il nonno e la nonna si conobbero e poi decisero di emigrare in Germania dall'Anatolia.
Esiste ormai nel cinema contemporaneo dai tempi di East is East un modello di narrazione che potremmo definire "commedia sull'integrazione". Di solito si tratta di una famiglia di immigrati che risiede all'estero da tempo e che è ormai abbastanza ampia da consentire la compresenza della prima generazione con quella di figli e/o nipoti nati su suolo straniero. Almanya aderisce pienamente al modello senza particolari originalità se non per la caratteristica (determinante) di scegliere come proprio soggetto una famiglia turca. Come è noto la nazione che in Europa ospita il maggior numero di turchi è proprio la Germania. I dati statistici ci dicono che su 82 milioni di abitanti i turchi costituiscono un'entitàdi circa 1.7 milioni di persone legalmente residenti. I problemi legati all'integrazione non sono sicuramente mancati. Di recente però, grazie anche all'opera di Fatih Akin, il cinema tedesco ha prodotto film che costituiscono un ponte fra le due culture.
Mancava però la commedia generazionale che prende le mosse, grazie all'escamotage della narrazione al piccolo di famiglia, da come il nonno fosse giunto come milionesimoeuno emigrante nella Germania del boom economico. Si sviluppa così una sorridente alternanza tra un passato di difficoltà e una progressiva crescita operosa. L'idillio prevale sui contrasti ma l'ironia non manca. Così come viene descritta con una molteplicità di sfaccettature la figura del nonno pronto ad integrarsi al suo arrivo ma ora assolutamente disinteressato ad acquisire la nazionalità tedesca caparbiamente voluta e ottenuta dalla moglie. Soprattutto nella parte finale il film (che invece regge bene il ritorno in Turchia con acute osservazioni sui pregiudizi) non riesce a sfuggire a un po' di retorica al glucosio che finisce con il nuocergli più che portargli vantaggi.
Questo però non inficia la resa complessiva di un'opera divertente che consente anche ai non esperti di storia e società tedesche di divertirsi e (magari, perché no?) di fare anche produttivi paragoni con situazioni italiche passate e presenti.




Tommy si è fatto tre anni di prigione e adesso è finalmente fuori. Tuttavia si troverà presto a rimpiangere la quiete della sua cella: la vita là fuori è molto più complicata di quanto ricordasse. Soprattutto da quando si trova a passare un po’ di tempo con Vicki, la sua sorella un po’ svitata, e la banda di eccentrici personaggi di cui lei si circonda…


Durante le vacanze di primavera, i terribili gemelli Zack e Cody hanno l’opportunità di partecipare a un progetto scientifico all’interno di un avveniristico centro di ricerche dove il dottor Olsen sta conducendo studi ed esperimenti sui gemelli omozigoti. Qui, conoscono altre due coppie di gemelli ma presto scoprono di essere in pericolo dal momento che le ricerche di Olsen nascondono un doppio fine…




Una città del Nordest d'Italia. L'immigrazione incide sul tessuto sociale. L'industriale Golfetto non la sopporta nella maniera più assoluta e scarica tutta la sua xenofobia in uno spazio a lui riservato nella tv locale che finanzia. Intanto fa ritorno a casa Ariele, un poliziotto con madre con Alzheimer e un tempo compagno della maestra Laura che ora attende un figlio da un africano. Un mattino però, dopo un fenomeno temporalesco anomalo, tutti gli extracomunitari e gli stranieri in genere scompaiono dal territorio. Bisogna arrangiarsi da soli.
Il debito con Un giorno senza messicani viene correttamente pagato sin dai titoli di testa. Perché l'idea di base è la stessa: là la California qui il Nordest, identica la sparizione. Le similitudini si fermano però a questo punto perché lo sguardo e il punto di vista divergono e non solo per ovvie diversità di latitudini, usi e costumi. Se nel film di Sergio Arau e Jareli Arizmendi una parte consistente degli accadimenti veniva filtrata dai notiziari televisivi (con conseguente evidenziazione della manipolazione di massa) qui la televisione c'è ma la sua capacità di assoggettamento delle coscienze non si articola sulle notizie ma sulla visceralità più becera. Quando sentiamo blaterare Golfetto di cammelli e stati africani inesistenti viene immediatamente in mente (tanto per non fare nomi) Borghezio. La tecnica è la stessa, la volgarità analoga tanto che viene il dubbio che la produzione debba pagare all'eurodeputato parte dei diritti di sceneggiatura. Il film di Patierno trova la sua forza proprio nell'ignoranza che pervade il tessuto sociale traducendosi talvolta in violenza e che viene perfettamente esemplificata dal personaggio del taxista. Cose dell'altro mondo affronta il discorso della necessità della presenza degli immigrati per la stessa sopravvivenza del trend di vita proprio di coloro che più ne contrastano la presenza. Lo fa con i toni della commedia alternando la disinibita irruenza di un Abatantuono (che ogni tanto dimentica di interpretare un veneto e torna ad accenti milanesi) con la levità surrealmente efficace di Valerio Mastandrea, il quale interpreta un personaggio che si muove in una sorta di tempo sospeso in cui il compito primario sembra essere il reagire e non l'agire. L'esito è divertente e interessante. In più occasioni nella storia del cinema (e non solo) la commedia è riuscita a far arrivare a un vasto pubblico delle idee che il dramma o la riflessione 'alta' avrebbero costretto nella ristretta cerchia dei già convinti. Ogni volta che ciò accade è giusto felicitarsi abbandonando qualsiasi tipo di sopracciglio alzato.




Giuseppe è a un passo dalla pensione e da una vita da inventare daccapo. Stretto tra una madre cattolica e una moglie testimone di Geova, la sua unica consolazione è la figlia Chiara, timida, insicura e ostinata a vivere una vita senza uomini. Avvilito e senza intenzioni, è soccorso da Nappo, compagno di infanzia col vizio del coro e delle donne. Convinto dall'amico ad accompagnarlo alle prove del coro, gestito dalla sua ex moglie, Giuseppe incontra Elisa e se ne innamora perdutamente. Soprano, mamma e moglie di un marito da troppo tempo invalido, Elisa è un'elegante signora di mezza età che affoga i problemi nel canto. Ricambiato da Elisa, Giuseppe è deciso a seguire il suo cuore e a vivere una lunga notte di note.
È con una cavatina di Vincenzo Bellini che il soprano morbido e materno di Stefania Sandrelli innamora il Giuseppe cortese e gentile di Marco Messeri, perché l'arte dei suoni, e Ricky Tognazzi lo sa bene, vince il cuore e ‘raddoppia il contento'. Dopo Canone inverso, storia d'amore e di amicizia nella Praga occupata dai nazisti, il regista romano torna a impiegare le armonie geometriche della musica raccontando con garbo e pudore un sentimento senile. Note e partiture ancora una volta diventano nel suo cinema, conforme e impersonale, luoghi nei quali rifugiarsi e linguaggi con i quali esprimersi e lasciare esprimere i propri personaggi, a cui il tempo sfugge le mani e la vita si perde via in affanni. Ma la melodia prodotta dal coro, governato da una brillante Elena Sofia Ricci, è pure un invito a non scoraggiarsi e a inventarsi il modo di ricominciare da capo. Tutta colpa della musica è una commedia intorno al ‘Tempo', dove ogni mattina ha l'oro in bocca e una chance nel cuore. Tognazzi guarda con ironia e leggerezza all'eterno ritorno dell'identico quotidiano che il suo protagonista, immaturo e irrequieto, aggredisce innamorandosi caparbiamente, rilanciando e riavviando.
Se non sempre i personaggi hanno lo spessore auspicabile, il meccanismo narrativo funziona anche e soprattutto per l'intervento di un gruppo di attori ispirati che fanno respirare una sceneggiatura altrimenti meccanica e puramente didascalica, in cui ogni elemento viene sottolineato e spiegato con elementare chiarezza. Senza trovare una forma originale, il cinema di Tognazzi sorprende poco e rassicura troppo, Tutta colpa della musica ha l'indubbio merito di mettere in scena un coro di uomini e donne che non si piangono addosso e si danno da fare, affidandosi alla musica e ai sentimenti. Contro le insopportabili isterie e paturnie del cinema italiano, Ricky Tognazzi e Simona Izzo rispondono con una dipartita e una preghiera intonata dagli alpini. “Joska Joska Joska. Salta la mura e balla con mi”.









Una sera, Andy segue la ragazza dei suoi sogni e scopre che frequenta di nascosto un gruppo di terapia sessuale, in cui il terapista Burton prova a risolvere i problemi di dipendenza dal sesso dei suoi pazienti. Là Andy stringe amicizia con Herman, un uomo con un debole per i locali di spogliarello, con Donny, un giovane entrato in fissa con i condimenti, e con Tiffany, una single esperta di arti marziali che usa a modo proprio…

 
In un anno in cui Hollywood è pronta a fare uscire in sala ben 27 sequel, Ezio Greggio si diverte a prendere in giro questo fenomeno con una serie di irresistibili parodie di alcuni tra i generi cinematografici di maggior successo degli ultimi anni. Greggio scherza su Il Codice da Vinci, Il Gladiatore, Il Signore degli Anelli, The Fast and the Furious, Harry Potter, Twilight e Avatar.


Mentre nuota libero, un giovane delfino rimane impigliato in una trappola per granchi e riporta gravi ferite alla coda, viene soccorso e trasportato al Clearwater Marine Hospital, dove gli viene dato il nome Winter. Ma la sua lotta per sopravvivere è solo all’inizio.
La perdita della coda può costargli la vita e saranno necessarie l’esperienza di un appassionato biologo marino, l’ingegno di un brillante medico esperto di prostetica e l’incrollabile devozione di un ragazzo per portare a compimento un miracolo - un miracolo che non solo ha salvato Winter, ma è riuscito ad aiutare migliaia di persone in tutto il mondo.



Gustavo è un cuoco milanese a Roma. Padre di un adolescente che coltiva il sogno di un amore impossibile, Gustavo viene scambiato per un celebre chef e invitato a organizzare a St. Moritz un sofisticato pranzo di nozze. Il matrimonio però “non s'ha da fare” perché Fabio, figlio di Gustavo, è invaghito da sempre di Chris, sposina promessa per interessi paterni alla prole ottusa di un ricco banchiere svizzero. Figlia di uno scrittore dozzinale e di una madre burina, Chris ricambia il sentimento di Fabio ed è decisa a fuggire con lui. Li favoriscono o li boicottano una messe di personaggi naif e disgraziati che infilano battutacce e praticano la trivialità.
Da troppi anni i cinepanettoni mostrano la corda. Esaurita ogni pretesa di originalità, figuriamoci di messaggio o di relazione col presente storico, arrivano ogni anno puntuali come il Natale e in alcuni casi, ed è questo il caso, addirittura fuori sincronia con la festività natalizia, dichiarata comunque nel titolo. Combinando matrimonio e Natale Massimo Boldi e Medusa bruciano i competitor stagionali e irrompono in sala con una commedia alla potenza che prevede al solito quote geografiche, dialettali e televisive incarnate in disordinato ordine di apparizione da Salemme, Ceccherini, Salvi, Mannino, Canalis.
Fuori dal tempo e per questo riproponibili in eterno i personaggi dei cinepanettoni (ri)propongono un copione già vecchio e uno script logorato dalla consuetudine. A Natale mi sposo prova a respirare aria fresca trasferendosi in montagna e inserendo nel refrain comico un'idea mocciosa e sentimentale che avvii il carrozzone e seduca lungo la strada i giovanissimi. Ma variando (minimamente) l'entità e l'ordine degli addendi capocomico e gregari realizzano comunque la medesima e intrucidita somma finale, che contempla irriducibile tette e culi, puzze e rutti. La trama sentimentale, sostenuta dall'interpretazione inconsistente di Lucrezia Piaggio e Jacopo Sarno, si impantana quasi subito nel disinteresse dello spettatore, mentre i comici che fanno corona e colore procedono ciascuno per conto loro, prigionieri delle nevi e dei nefasti collassi della stupidità cinematografica.
Privo di qualsivoglia dignità espressiva, di interesse sociologico, di qualità di scrittura e di recitazione, la commedia natalizia, diretta quest'anno da Paolo Costella, contrappone ancora una volta alla borghesia arricchita capitanata da Salemme le più modeste condizioni del cuoco di Boldi, poco avvezzo alla mondanità. Lo scioglimento degli equivoci, degli adulteri, degli scambi di persona e delle differenze economiche e sociali avverrà senza sorpresa nel soggiorno montano e dentro un bianco Natale. Meglio, un Natale in bianco e fiori d'arancio ma senza strenna e senza “parenti”.



Capodanno a New York celebra l’amore, la speranza, il perdono, le seconde possibilità e le ripartenze, in storie intrecciate tra impulso e promesse della citta di New York nella notte più splendente dell’anno.
PRIMA VISIONE






Angélique è una giovane cioccolataia afflitta da un'insicurezza patologica. Rimasta senza lavoro, si rivolge alla piccola "Fabrique de Chocolat", dove viene subito assunta dal proprietario Jean-René, uomo apparentemente schivo e rigido, ma in verità affetto a sua volta da una timidezza ai limiti dell'asocialità. A causa di un'incomprensione, Angélique viene assunta come rappresentante e, accettando passivamente la cosa, si trova costretta a combattere contro le sue difficoltà a comunicare per cercare di risollevare il declino della piccola azienda. Nel frattempo, Jean-René si consulta col suo psichiatra e, per superare i propri imbarazzi, si impone il compito di invitare a cena una donna.
Le proprietà terapeutiche del cioccolato diventano poteri taumaturgici quando toccano il territorio francese. E quel sapore avvolgente e ravvivante che nelle "favole" cinematografiche scalda il cuore e risveglia la bontà d'animo di ognuno, diviene un vero e proprio deus ex machina quando si dischiude nelle petites villes d'oltralpe. Una presenza densa e burrosa che addolcisce le storie con un tono carezzevole e un retrogusto favolistico.
Rispetto al passato degli anni Cinquanta in cui era ambientato Chocolat di Lasse Hallstrom con la strega Juliette Binoche e lo zingaro Johnny Depp, in Emotivi anonimi siamo formalmente nel presente, ma tutto lascia ancora una volta intendere quella cornice fuori da ogni tempo tipica del realismo magico. A cominciare da due personaggi affetti da una timidezza cronica che non conosce cause specifiche né conseguenze patologiche, ma solo la levità degli imbarazzi più candidi e fanciulleschi. E proseguendo con una storia démodé che è come una scatola di cioccolatini dove sai in ogni momento quello che ti capiterà di vedere, piena di snodi sottilissimi, di incomprensioni prevedibili e di comprimari gentili e senza spessore.
Con questo ripieno di ingenuità ricercata e di furbizia nascosta dietro al gusto della giovialità infantile, se Emotivi anonimi alla fine non stucca è solo grazie alla bravura dei suoi due protagonisti, due ottimi caratteristi che riescono a misurare con delicatezza i turbamenti interiori dei loro personaggi e quel dissidio fra desiderio amoroso e chiusura ermetica nelle personali insicurezze. Fra rossori, impacci e goffaggini che la ripetitività delle situazioni potrebbe facilmente far degenerare in una farsa puerile, Benoît Poelvoorde e Isabelle Carré non accumulano ruffianerie ma lavorano su piccoli tic e idiosincrasie, facendo scorrere placidamente verso il finale al sapor di confetto una sceneggiatura assai elementare.
Commedia tanto emotiva quanto anonima nello spirito e nella struttura, la fiaba di Jean-Pierre Améris è come se soffrisse di quello stesso eccesso di timidezza che attaglia i suoi protagonisti e avesse continuamente paura di deludere le aspettative di quel tipo di spettatore in cerca solo di addolcirsi la bocca dopo troppe amarezze. Fortuna che i suoi due pasticceri sono meglio della qualità degli ingredienti.





A Cortina, dove la neve fiocca e i vip sfilano, l'avvocato Covelli ha deciso di appendere l'infedeltà al chiodo e di tornare ad essere il consorte leale di Elena, moglie tradita che risolve di tradirlo, ricambiando la sua decennale 'cortesia'. In una villa non troppo lontana dai Covelli intanto il brusco ingegner Brigatti prova a chiudere un contratto con un importante fornitore di gas russo, Fiodor Isakovic, marito geloso e diffidente di Galina, una giovane donna intensa e slanciata col vizio del pop italiano e della pasta con le sarde. Appassionata della cultura italiana popolare cede al fascino tutto siciliano di Lando, factotum del Brigatti e portatore sano della virilità italiana. Nell'albergo più esclusivo di Cortina soggiornano invece gli outsider della provincia, che accedono all'establishment con una vincita al gioco o un'offerta speciale. Sorelle e cognati approdati sulla terra delle very important person si affronteranno in una guerra all'ultimo vip, compiacendosi e 'rosicando' a turno. Tra corna, promesse infrante e tradimenti sistematici passerà il Natale e un altro anno.
Quando arriva in sala la vacanza di Parenti-De Laurentiis allora è davvero Natale e quest'anno il panettone nel cinepanettone c'è davvero. Complice l'intervento di Carlo ed Enrico Vanzina, Vacanze di Natale a Cortina fa qualcosa di più che consumare un'attesa, ripescando nella memoria del primo affresco natalizio vanziniano e provando a partecipare se non alle cose del mondo, almeno a quelle del Bel Paese. Garantiti evidentemente le poche eroiche imprese di un gruppo scelto di italiani, la vacanza invernale, la bonomia, il sentimentalismo, la grevità, la colonna indefessa del genere (De Sica), la romanità cialtrona, il tifo giallorosso, gli stereotipi datati, l'amante (tatuato) nell'armadio, una bella donna che fa sempre rima con corna, Vacanze di Natale a Cortina è un film eccezionalmente 'interessante'.
Perché è una pochade di fine ‘impero', un impero avviato nel 1983, l'anno della ripresa economica e dell'Italia socialista, dell'ottimismo e della spensieratezza, e terminato o almeno dimesso nel 2011, l'anno della tensione sullo spread e dell'Italia post-berlusconiana, della sfiducia e della morigeratezza. Nel Paese di Craxi muoveva allora i primi passi il Roberto Covelli di De Sica che, vinta l'omosessualità della prima vacanza a Cortina, nei sequel ha collezionato donne e gaffe come (e meno) l'ex-premier di Arcore, al punto da rendere impercettibili i confini che separano il cinema dalla cronaca. È il cinema a copiare la cronaca o è quest'ultima a confezionare a bella posta materia per il cinepanettone? Riappropriatosi dello stesso nome e dello stesso cognome, il Roberto di Christian De Sica rinnega il suo passato fedifrago e riscopre il piacere di stare in famiglia, almeno fino all'epilogo e a quella battuta ("morto un papi se ne fa sempre un altro") che sospende il film e l'attore romano che come il suo personaggio reclama il 'congedo'. Perché per (s)brigare certe pratiche, l'avvocato Covelli non ha più l'età.
E poi il suo Paese, quello che ha guardato con condiscendenza, senza mai scandalizzarsi, senza mai prenderne parte, se non nella pochezza morale, è a una svolta e deve risolversi. In quale senso è prematuro immaginarlo. Ci si domanda dunque quale 'cinepanettone' vedremo, se vedremo, il prossimo Natale perché Vacanze di Natale a Cortina ha il sapore di un'accomodatura, di una ripulitura nel linguaggio verbale (ed estetico) dei termini 'escrementizi'. Il film è indeciso, oscillante tra quello che è sempre stato e quello che vorrebbe diventare, intuirne la direzione è difficile quanto immaginare il futuro della nazione. Morto Re Sica se ne farà davvero un altro? La moglie (ri)entrerà dalla porta e l'amante (ri)uscirà sempre dalla finestra? Gli italiani finiranno daccapo per assolversi ridendoci su? La borghesia arricchita persevererà nel suo classismo e il proletariato premiato dal pacco milionario aspirerà sempre e soltanto alla Nuova Panda e a una cena con Simona Ventura, le sintetiche De Blanck e il principe di molto, molto lontano? Il cinema smetterà i panni della televisione? La costruzione comica dei personaggi supererà la fase fallica?
Il film a immaginario zero che fa divertire tutti e non piace a nessuno, che fa il pieno di incassi e porta al cinema quelli che ci vanno solo a Natale, che non conosce il consumo in dvd e dura il tempo necessario ad andare in scena, con quali intenzioni e quali ambizioni affronterà il domani? A trecentosessantacinque giorni dalla replica assegniamo due stelle. Una per la costanza e una per Ivano Marescotti. Il cui temperamento segna la temperatura di un (cine)panettone meno indigesto.






Alfredo è un architetto. Susanna una psicologa. Gente di cultura, gente di ampie vedute. Cinquantenni dall’aria giovanile, dalla battuta pronta e lo sguardo intelligente. Vivono a Roma ma trascorrono i fine settimana e parte dell’estate nella loro casa di campagna all’interno di una tenuta privata. Un giorno Susanna, andando in paese, resta colpita da una giovanissima prostituta che viene umiliata e picchiata da un uomo sulla stradina che porta alla statale. In un attimo la vita di Susanna cambia, ha deciso che vuole salvare quella ragazza. Salvarla per salvare i propri ideali.



Dopo essersi ritrovati per affrontare gli esami della maturità, i sette protagonisti del film decidono di organizzare quel famoso viaggio di fine scuola che non erano riusciti a fare ai tempi del liceo. Accompagnati, chi volontariamente e chi no, da mogli, fidanzate, genitori e figli, vivranno nuove avventure e nuovi percorsi di crescita in un'isola della Grecia, rivelando ognuno nuove debolezze, a dimostrazione che la vera "maturità" non si raggiunge mai completamente.





Durante la metà degli anni 1980, Howard Marks aveva quarantatré anni alias, ottantanove linee telefoniche, e 25 compagnie commerciali in tutto il mondo. Bar, studi di registrazione, banche offshore: erano stati tutti veicoli per il riciclaggio di denaro che serviva alla sua attività principale: lo spaccio di droga. Marks ha cominciato a spacciare durante il corso di filosofia post-laurea a Oxford e ben presto cominciò a spostare grandi quantità di hashish in Europa e in America nelle attrezzature delle bande rock in tour. La vita accademica ha cominciato a perdere il suo fascino.
Al culmine della sua carriera, stava contrabbandando trenta tonnellate di partite tra il Pakistan e la Thailandia verso l'America e il Canada e ha avuto contatti con diverse organizzazioni come la CIA, MI6, l'IRA e la mafia. Dopo molti anni ed un operazione mondiale della Drug Enforcement Agency, fu arrestato e condannato a venticinque anni in una prigione federale negli Stati Uniti, il penitenziario, Terre Haute, in Indiana, il sito dell'unica prigione federale con la pena di morte. È stato rilasciato sulla parola, nell'aprile del 1995, dopo aver scontato sette anni di pena.





Alberto è un mite responsabile delle poste della bassa Brianza a un passo dal tanto sospirato trasferimento nel centro di Milano. Quando gli comunicano che la promessa rilocazione gli è stata revocata per dare precedenza a un collega disabile, Alberto, per non deludere le speranze della moglie e del figlio, decide di fingersi a sua volta disabile. Durante la visita di controllo, commette però un'imprudenza e, come punizione, gli viene imposto un trasferimento in Campania, in un piccolo paese del Cilento. Per un lombardo abitudinario e pieno di preconcetti sul Sud Italia come lui, la prospettiva di vivere almeno due anni in quei luoghi rappresenta un incubo, cui si prepara con un nuovo guardaroba di vestiti leggeri e giubbotto antiproiettile.
Fra l'esagono francese e lo stivale italiano, la cartina socio-culturale del pregiudizio appare specularmente rovesciata. In Francia la commedia popolare brama il sole del Mediterraneo e le palme della Costa Azzurra, mentre teme il freddo della Manica e i cieli grigi delle regioni del Nord; in Italia il sogno dell'uomo padano vive all'ombra della Madunina di Milano e rivolge tutte le possibili stigmatizzazioni verso il Sud pigro e parassitario. Da Giù al Nord a Benvenuti al Sud, l'attraversamento delle Alpi dell'“opera buffa” di Dany Boon ristabilisce una connessione fra discesa geografica e declino civile mediante lo stesso percorso bonario e leggero di sovvertimento dello stereotipo. Il film si presenta infatti come un vero e proprio remake nel senso americano del termine: una replica puntuale degli snodi narrativi e delle principali gag dell'originale francese, adattata al linguaggio partenopeo e allo scontro con la cultura meneghina. Nella “traduzione” va persa molta della comicità surreale e strampalata della mimica e delle boutade di Dany Boon e Kad Merad, a favore di tempi comici più in linea con l'impostazione cabarettistica di Claudio Bisio e Alessandro Siani.
L'adattamento scritto da Massimo Gaudioso ricalca e parafrasa laddove serve, lisciando e addolcendo l'eccessivo schematismo della sceneggiatura originale soprattutto nei rapporti fra i vari personaggi. Per il resto, lo sceneggiatore di Gomorra si limita a convertire i vari elementi che caratterizzavano il Nord-Pas de Calais nel loro diretto corrispettivo cilentano (i formaggi puzzolenti diventano mozzarelle di bufala, i distillati alcolici e le birre corpose diventano caffè e limoncelli, mentre la tradizione dei carillon delle torri campanarie si converte nella pirotecnica barocca del folklore campano) e ad aggiungere qualche lieve elemento caricaturale sul razzismo leghista o di autoironia in merito allo stesso film di Garrone. Da parte sua, Luca Miniero aggiunge alla messa in scena piuttosto basica di Dany Boon un certo virtuosismo tecnico e uno spettro di colori più ampio e caldo, in linea con le tonalità della costa cilentana.
In definitiva, laddove ognuno - protagonisti, comprimari, caratteristi e autori - gioca il proprio ruolo a dovere e gestisce senza falli né malizia il gioco leggero della commedia, resta un dato non troppo confortante: il fatto che anche le idee, per ridicolizzare affettuosamente il nostro piccolo paese, abbiamo bisogno di importarle dall'estero.




Il film e` la parodia della saga di Twilight. Edward e Bella, dopo il matrimonio, si danno alla pazza gioia come non hanno fatto fino a quel momento. Jacob, sentendosi abbandonato e depresso, smette di allenarsi in palestra per affogare i dispiaceri nel cibo. Tutto sembra viaggiare su binari di tranquillita`, fino al momento in cui un evento improvviso rimettera` in discussione tutto, riaprendo quel triangolo amoroso apparentemente represso





Alberto e Mattia, sono in crisi con le rispettive mogli. Silvia detesta Milano a causa delle polveri sottili e dell’ozono troposferico e accusa Alberto di pensare solo al lavoro e poco a lei. Intanto Mattia, il solito irresponsabile, vive con la moglie Maria e il figlio Edinson a casa della madre, lavora poco e proprio non riesce a pronunciare la parola “mutuo”. Mattia, suo malgrado, finirà a lavorare a Milano, incastrato dall’ingenuità dei suoi amici che lo affidano alle cure di Alberto. L’impatto del napoletano con la città sarà terribile: partito con un giubbotto fendinebbia il povero Mattia finirà col rovinare la sua vita e quella dell’amico Alberto. Ma, piano piano, i pregiudizi inizieranno a sciogliersi…




Lara (Alice Eve), famosa star internazionale del cinema, sta per sposare uno scrittore inglese (David Tennant). Per evitare le eccessive attenzioni dei paparazzi, la coppia decide di celebrare le nozze su una remota isola scozzese. Lara ha una brillante idea: reclutare una ragazza del luogo che finga di essere la sposa per fare da esca e tenere a bada la stampa. Tutto si complica quando il suo futuro marito perde la testa per la finta sposa.

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In vacanza a Los Angeles con i suoi amici Gary e Mary da Smalltown, Walter, il più grande fan dei Muppet, scopre il malvagio piano del petroliere Tex Richman di radere al suolo il teatro dei Muppet per scavare nel suo sottosuolo e recuperare il petrolio scoperto di recente. Per mettere in piedi il più grande Muppet Telethon di sempre e raccogliere i 10 milioni di dollari necessari per salvare il teatro, Walter, Mary e Gary aiutano Kermit a riunire i Muppet, che hanno intrapreso strade diverse: Fozzie ora si esibisce a Reno in una band tributo chiamata Moopets, Miss Piggy è una redattrice di moda di Vogue Parigi, Animal è a Santa Monica in una clinica per manager infuriati e Gonzo è un potente magnate di impianti idraulici.



Dopo aver scontato una condanna in carcere per aver ucciso un suo concorrente con un nerbo per bufale, Ciccio “Dop” rientra trionfalmente a Caserta per prendere possesso della sua storica azienda di mozzarelle. Qualche anno dopo, il suo impero entra in crisi a causa della concorrenza cinese, pronta a fornire un'ottima mozzarella di bufala alla metà del prezzo del suo caseificio. La prospettiva del fallimento vede inasprire i suoi metodi da imprenditore camorrista, fatti di estorsioni, minacce e tangenti. Ma il mondo di Ciccio Dop non è vicino al collasso solo da un punto di vista imprenditoriale. La figlia Sofia è una donna bella, forte e determinata ma accompagnata da un cantante neomelodico fallito e innamorato di un'altra donna; uno dei suoi killer professionisti, il silenzioso Dudo, detto lo “zingaro napoletano”, è in crisi esistenziale e del tutto fuori forma; mentre il Ragioniere, contabile freddo e razionale, cerca di tenere assieme i pezzi dell'impero ma deve scontrarsi con debitori miseri e sciagurati.
Una sceneggiatura come quella di Mozzarella Stories si vede che è il frutto di un complesso lavoro caseario: storie di caseifici e camorra del casertano che mescolano tanti personaggi e vicende parallele da far coagulare assieme numerosi diversi riferimenti al cinema contemporaneo più amato. La prima sequenza mostra già tutti i vari filamenti dell'impasto: una festa opulenta e chiassosa dove, fra intrecci e intrighi di personaggi e una pioggia di mozzarelle che inonda una piscina dove tutti gli invitati si gettano famelici al tempo di un “mozzarella mambo”, si mescolano l'immaginario italo-americano di Scorsese e Coppola con la fantasia circense, kitsch e colorata di Kusturica (che è anche produttore esecutivo del film); la violenza grottesca di Tarantino con la comicità surreale dei Coen. Il tutto immerso all'interno del caldo e accogliente siero del folklore napoletano con un pizzico di attualità (lo scontro economico con la produzione cinese) a esaltare il sapore da commedia all'italiana.
Mozzarella Stories è insomma un capiente mastello ribollente di personaggi violenti e meschini, caratteristi umani e spietati, maschere con o senza cuore, in cui mancano solo il divano di uno psicanalista e i sogni immaginifici del capofamiglia per proporsi come la risposta più verace ed esibizionista alle storie de I Soprano.
Più difficile però, dopo un incipit gustoso, far filare le diverse storie e tenere assieme tutti i pezzi di questo corposo impasto. Gli ingredienti ci sono tutti, a cominciare da una serie di interpreti e caratteristi convincenti e perfettamente in parte. Ma, a lungo andare, si accusa la mancanza di una forza immaginifica, di un energico rimescolamento che rinsaldi anche gli elementi che fra loro non cagliano. Ci sono molte suggestioni, molte porosità e stratificazioni in quest'opera prima, ma forse troppi sapori diversi in conflitto, per cui non prevale alla fine né il gusto dell'umorismo, né la corposità della solidità narrativa, né il sapore forte della violenza surreale. Anche quando irrompono, la violenza umoristica e la farsa grottesca appaiono sempre in ritardo o troppo prevedibili, come se si volessero consumare in tutta fretta attraverso situazioni preconosciute e senza sconvolgimenti.
È perciò dal suo ricercato confronto con i modelli “dop” che Mozzarella Stories perde le sue proprietà più genuine: nutrendosi di un cinema alto, fatto di immagini forti e storie solidissime, fa “acqua” più che “latte”, e lascia il palato insoddisfatto, come con un piatto forte mancato.


Quando il giovane David (Xavier Samuel), inglese, annuncia che sta per sposare una ragazza australiana (Laura Brent), i suoi sciagurati amici danno un significato completamente nuovo alla frase “nella buona e nella cattiva sorte”… In terra australiana l’ultra-caotico giorno delle nozze mette a dura prova sia il rapporto tra gli sposi, sia il rapporto di David con i suoi tre testimoni, rischiando di trasformare quello che dovrebbe essere il più bel giorno della vita nel peggiore di tutti. Un divertente “scontro di civiltà” tra gli amici di lui e la famiglia di lei, perché il sangue non è acqua!




IL PRIMO  IN RETE NON SI TROVA DA NESSUNA PARTE





IL PRIMO  IN RETE NON SI TROVA DA NESSUNA PARTE 






3 ragazze riescono finalmente a realizzare il loro sogno, quello di andare a Parigi. Purtroppo il loro soggiorno nella capitale francese non sembra all’altezza delle loro aspettative. Durante una passeggiata decidono di prendersi una pausa nella hall di un albergo di lusso, dove una di loro viene scambiata per una giovane e ricca ereditiera inglese. Prima di riuscire a spiegare l’equivoco si ritroveranno coinvolte in un turbinio di paparazzi, aerei privati, abiti di alta moda e a passare una vacanza a Monte Carlo….



Harriet Welsh è la famosa blogger della scuola, e si trova a competere con Marion, sua rivale. Inizia così una battaglia tra blogger, e Harriet, per ottenere il titolo di blogger della scuola a tutti gli effetti, inizia a indagare su un famoso cantante, Skander Hill, ma lui la incolpa di essere una spia…






Salvo e Valentino sono due amici che hanno una piccola società di servizi per il turismo. Il loro mezzo, un restaurato e coloratissimo autobus inglese, trasporta i turisti tra i monumenti di Torino. Salvo e Valentino sono totalmente opposti tra loro. Valentino è abbastanza timido e riservato, mentre Salvo è parecchio intraprendente e sfacciato. Alle loro dipendenze c’è Natascha, una giovane e bella guida turistica, totalmente ignorante sull’argomento. Valentino ha una relazione stabile con Gisella, che ama di un amore morboso, totalizzante e oppressivo. Ecco che questa relazione arriva inevitabilmente al capolinea. Entra quindi in gioco il fidato amico Salvo, con l’obiettivo di fargli riscoprire la passione per l’universo femminile. Desiderio di Valentino, invece, è quello di trovare la compagna di vita all’amico e collega di lavoro per mettere fine alla sua vita scanzonata e frivola.






La vita di Gaetano, vigile urbano a Parma, è caotica come il traffico cittadino nelle ore di punta e strozzata come il suo conto in banca. La sua bella e sensuale compagna, Betty, lo costringe ad un tenore di vita ben al di sopra delle sue possibilità. E mentre Gaetano già pensa al matrimonio, lei ha pronte le valigie per fuggire con il Comandante Grandoni, molto sensibile al fascino di Betty e non solo…







Gil (sceneggiatore hollywoodiano con aspirazioni da scrittore) e la sua futura sposa Inez sono in vacanza a Parigi con i piuttosto invadenti genitori di lei. Gil è già stato nella Ville Lumiêre e ne è da sempre affascinato. Lo sarà ancor di più quando una sera, a mezzanotte, si troverà catapultato nella Parigi degli Anni Venti con tutto il suo fervore culturale. Farà in modo di prolungare il piacere degli incontri con Hemingway, Scott Fitzgerald, Picasso e tutto il milieu culturale del tempo cercando di fare in modo che il ‘miracolo' si ripeta ogni notte. Suscitando così i dubbi del futuro suocero.
Woody Allen ama Parigi sin dai tempi di Hello Pussycat e ce lo aveva ricordato anche con Tutti dicono I Love You. Nella sequenza di apertura fa alla città una dichiarazione d'amore visiva che ricorda l-ouverture di Manhattan senza parole. Ma anche qui c'è uno sceneggiatore/aspirante scrittore in agguato pronto a riempire lo schermo con il suo male di vivere ben celato dietro lo sguardo a tratti vitreo di Owen Wilson. Solo Woody poteva farci ‘sentire' in modo quasi tangibile la profonda verità di un ‘classico' francese che nella parata di personalità che il film ci presenta non compare: Antoine de Saint Exupery. Il quale ne “Il piccolo principe” fa dire al casellante che nessuno è felice per dove si trova. Il personaggio letterario verbalizzava il bisogno di cercare sempre nuovi luoghi in cui ricominciare a vivere. Il Gil alleniano vuole sfuggire dalla banalità dei nostri giorni ma trova dinanzi a sé altre persone che esistono in epoche che ai posteri sembreranno fulgide d'arte e di creazione di senso ma non altrettanto a chi le vive come presente. 
Se il Roy di L'uomo dei tuoi sogni era solamente uno scrittore avido di successo Gil è affamato di quella cultura europea di cui da buon americano si sente privo. Ma ha lo sguardo costantemente rivolto all'indietro. Forse, sembra dirci Woody, ha ragione ma è comunque indispensabile uno sforzo costante per cercare nel presente le ragioni del vivere e del creare. A Gil Allen concede quella speranza che invece negava perentoriamente (e con ragione) a Roy. Ricordandoci (ancora una volta e con delle evidenti analogie con La rosa purpurea del Cairo) che nulla può consentirci di sfuggire a noi stessi e al nostro tempo e che forse (nonostante tutto) è bene così.





 Poco prima di essere trasferito in città, Pedro riceve una lettera da una multinazionale spagnola: se non chiuderà al più presto il sito web che ha dedicato al piccolo villaggio portoghese di Aguas Altas in cui lavora come ingegnere civile, quella stessa comunità dovrà pagare una multa di 500.000 euro per violazione di dominio. Il nome del paese, infatti, è lo stesso appena registrato di un'acqua che la grossa ditta si appresta a mettere sul mercato. La decisione sul futuro del sito spetta però a tutti i cittadini, tra favorevoli alla chiusura e fermi oppositori. Del resto, se vale una tale sanzione, perché non dovrebbe fruttare un risarcimento di uguale entità in loro favore?
La dimensione squisitamente rurale della pellicola diretta da Luís Galvão Teles risulta chiara già da quei titoli di testa che scorrono su quadri di acque e montagne, accompagnati da una musica di azzeccata armonia. Nel corso diAguasaltas.com – Un villaggio nella rete la medesima sospensione tornerà in altre occasioni a sottolineare una scena di affetto oppure un'inaspettata pausa tra le continue peripezie. Il regista orchestra, infatti, una girandola di equivoci, di piccoli incidenti e discordie sullo sfondo di un villaggio del Nord del Portogallo che diventa presto il centro di un dibattito globale, portando quasi paradossalmente il mondo in un quadro di desiderabile semplicità ormai perso. La divisione tra i cittadini descritti con gusto naïf e il controcampo delle mire spietate della multinazionale ingaggia una battaglia – prima a distanza e poi sempre più ravvicinata attraverso la figura del portavoce del primo ministro – dove lo spettatore non può che parteggiare per i primi. Nel racconto di un'avventura cui spetta il lieto fine e colma di fin troppo buone intenzioni, c'è l'invito a ritornare alle piccole cose della vita, al contatto, alla costruzione di un ponte ideale costruito verso un calore umano gelato dalla contemporaneità. Commedia fortemente derivata da modelli di stampo anglosassone calati in una terra calda come il Portogallo, la pellicola propone alcuni ritratti di personaggi eccessivamente stereotipati nella loro programmatica simpatia: la commerciante chiacchierona, il ragazzo di campagna, lo scemo del villaggio, la coppia di anziani divisa da diverse posizioni sul da farsi, il prete che arriva a dire che "se Gesù fosse stato qui anche lui avrebbe avuto un sito internet". Il progressivo avvicinamento della comunità, prima completamente refrattaria, al web – in un luogo di aggregazione sociale qual è il bar gestito dal sindaco – chiarisce quanto il bersaglio della satira non sia la cultura cibernetica, ma una più diffusa e preoccupante aridità di sentimenti.








Due comici famosi caduti in disgrazia incontrano un tipo che si presenta come un grande produttore offrendo loro un affare da 500.000 euro: devono presentare delle sfilate di moda in modo comico, per farlo devono scegliere 10 modelle, le scelgono, ma alla partenza, quando vanno a prendere l’anticipo, il produttore è stato arrestato, alle ragazze inventano che fanno parte del reality show “10 ragazze” e con questa scusa le portano in giro nelle sagre paesane e fanno loro fare di tutto, le cameriere, lavori in agriturismo e in fattoria. Le ragazze credono che siano le prove della trasmissione







Michael Hagen, il manager di una catena di alberghi di lusso, propone alla moglie Rebecca di concedersi l’agognata luna di miele che non erano riusciti a regalarsi dopo il matrimonio, scegliendo come meta l’hotel El Sol di Maiorca. In realtà, la sua è solo una scusa per recarsi sul posto e capire per quale motivo l’albergo stia attraversando un periodo di crisi, con i turisti che fuggono via dopo un paio d’ore dal loro arrivo. Senza farsi scoprire dalla moglie, Michael nomina il vivace Ramon direttore dell’albergo e insieme a lui scopre che la struttura, a causa di un’antica maledizione, è infestata da fantasmi che con le loro burla terrorizzano i clienti. Per Michael, destreggiarsi tra la lotta contro gli spiriti e la moglie Rebecca non sarà un’impresa da niente







La terra trema….e il mondo non è più lo stesso. Tutto cambia. Cambiano i paesaggi, cambiano le persone, cambia la vita. Spesso i cambiamenti sono solo l’inizio di una nuova vita. Una vita che può sorgere dalle ceneri di una città distrutta, dalle rovine di una città come l’Aquila.Questo è ciò che accade a Luca e Lucilla. Entrambi vittime, come i loro familiari e i loro amici, di una tragedia forse annunciata, ma al contempo forse inevitabile. Tutto sembra essersi interrotto quella fatidica notte del 6 aprile 2009, eppure la vita deve continuare: Luca e Lucilla studiavano medicina all’Università dell’Aquila, il primo con la speranza in realtà di sfondare nella musica rock, lei con la passione di aiutare il prossimo. Entrambi scelgono di non abbandonare la loro città e continuare la loro professione di studenti all’interno di una emergenza (postterremoto) nella quale si sentono di essere parte attiva. I loro sogni, i loro desideri, le loro paure e ansie non sono state abbattute dal terremoto, anzi si sono rafforzate.








 Accordi e disaccordi, crimini e misfatti, amori in corso di coppie allo sbaraglio che per incredibili scherzi del destino incroceranno le loro esistenze per un momento, o forse per sempre, in questa romantica commedia degli equivoci dove niente è come sembra. Un ironico ritratto della storia, o forse, della geografia sentimentale dei nostri giorni. Perché nel corso della nostra vita, prima o poi, ognuno di noi è destinato a diventare un “ex”: ex alunno, ex commilitone, ex amico, ex migliore amico, ex fidanzato, ex marito. Questo film è dedicato a loro, allo sterminato esercito degli “ex”. Per i quali c’è sempre una seconda occasione…

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 Il quarantenne Cal Weaver vive una vita felice, ha un lavoro soddisfacente, una bella casa, dei figli che lo amano ed è sposato con il primo amore conosciuto al liceo. Ma quando scopre che la moglie Emily lo ha tradito e vuole il divorzio, la sua vita perfetta si trasforma in un incubo. Da anni Cal non frequenta altre donne e le sue sere da divorziato trascorrono tutte uguali nel bar sotto casa finché l’uomo non stringe amicizia con il donnaiolo Jacob Palmer che lo spinge a gettarsi nella mischia.


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Kate Reddy, una donna in carriera di 35 anni, brillante e intelligente che non vuole rinunciare per nulla al mondo al suo personale successo all'interno della società finanziaria per la quale lavora, ma che al tempo stesso deve fare i conti con i suoi due bambini da crescere e un marito esigente.


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Con quanti uomini bisogna andare a letto prima di incontrare quello giusto? Secondo una popolare rivista femminile la media per le donne americane è di 10.5. Perciò, se a ventinove anni sei già a quota 19 come Ally Darling e sei pure single, la crisi di identità (e di coscienza) è dietro l'angolo. Soprattutto se tua sorella minore è alle prese con i preparativi del suo matrimonio, una madre ipercritica fa pressing psicologico per sapere chi ti accompagnerà alla cerimonia e la mattina dopo l'addio al nubilato scopri che il tuo capo che ti ha appena licenziata in tronco è inutilmente diventato il numero venti. È così che Ally, animata dai migliori propositi, decide di rintracciare tutti i suoi ex, per capire se tra di loro si nasconda l'uomo giusto in modo da non sforare l'imbarazzante primato raggiunto tra le amiche. 
Gli ingredienti ci sono tutti per fare di [S]ex list un esempio trascurabile della nuova tendenza lanciata dalla commedia romantica americana, con partenza a base di sesso usa e getta anche da parte del mondo femminile, un tempo dententore assoluto del primato dei sentimenti, e finale addolcito dal sapore irrinunciabile dell'innamoramento. Con una sfumatura di colore rosa che mancava tra le incursioni nel genere esplorato da Mark Mylod, in toni demenziali con il film di esordio Ali G e in versione più noir con The Big White.
Una nuova incursione che non porta grandi novità, con una storia che si sa già come andrà a finire nel momento preciso in cui – a pochi minuti dall'inizio – la protagonista (Anna Faris), aprendo la porta di casa, si imbatte nel bel vicino, Colin (Chris Evans), fisico statuario in bella mostra, in fuga anche lui dall'ennesima avventura di una notte. A partire da un'iniziale reciproca solidarietà tra consumatori di sesso occasionale, infatti, i giochi sono presto fatti, tanto che il regista e le due sceneggiatrici (Gabrielle Allen e Jennifer Crittenden) cercano di inventarsi una serie di escamotage disseminati lungo la via del racconto, per arrivare al finale senza troppe inibizioni o sottintesi. Imbastendo una sorta di caccia all'uomo portata avanti dalla protagonista con l'aiuto del suo nuovo amico, appassionato di tecniche investigative, e proponendo una carrellata di personaggi e situazioni che, tutto sommato, tengono sotto controllo il rischio di annoiarsi. Tra flashback che rimandano Ally indietro nel tempo per presentare l'ex di turno e viaggi attraverso l'America per scoprire come e se gli anni lo hanno cambiato. Situazioni che strappano qualche risata, più dei dialoghi a base di battute colorite che suscitano qualche perplessità sulle scelte di doppiaggio, e teneri ammiccamenti con il fascinoso Colin, che come da copione svela poco alla volta la vera personalità della sua “darling” Ally, sullo sfondo di una Boston romantica che ruba la scena ai protagonisti. 
Sesso e amore, dunque. Ma anche amore e sesso, secondo tradizione. Perché cambiando l'ordine degli addendi il romanticismo non cambia.

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Andrea e Giulia hanno quarant’anni, un figlio adorato, una tata smaniosa, tanta serenità e poca voglia di fare sesso. Voglia perduta negli anni, dentro il quotidiano, dietro la consuetudine, tra una casa al mare e un’altra in città. Apatica lei, distratto lui, per Andrea e Giulia non è mai il momento giusto per consumare, meglio un fumetto o una rivista di gossip. La visita improvvisa di Max, porno divo residente (e operativo) a Hollywood, sollecita la loro indolenza, costringendoli a fare i conti con le troppe notti ‘in bianco’. Tra anelli vibranti e preservativi ritardanti, il piacere non tarderà a venire.
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 Il milionario playboy Arthur Bach trascorre le sue giornate tra party mondani e grandi bevute. Obbligato dalla madre, sta per sposare una donna ricchissima, ma che non ama. Di colpo la sua vita cambia: si innamora della bellissima Naomi, guida turistica e aspirante scrittrice di libri per bambini. Sceglierà i soldi, oppure l'amore?




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Un'insegnante, fidanzata con un uomo danaroso, viene distratta quando nella sua scuola giunge un affascinante supplente.




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Max è un precario di talento impiegato presso un quotidiano locale dove sogna di essere assunto ma viene ancora una volta scalzato dal raccomandato di turno. Samuele insegna diritto penale mentre aspira al posto da ricercatore e assiste un barone universitario che gli preferisce da sempre segnalati incapaci. Irma è una dottoressa appassionata in attesa di un contratto, soffiato in zona Cesarini dalla procace fidanzata del primario. Ex compagni di liceo, ritrovatisi a una cena commemorativa, Max, Samuele e Irma si scambiano difficoltà e dilemmi e decidono di fare fronte comune contro la piaga della raccomandazione. Fondatori di un movimento virtuale, “I pirati del merito”, diventeranno le (lunghe) ombre nere della coscienza dei ‘segnalanti’, incalzandoli con molestie e rappresaglie decisamente creative.
Il cinema italiano ha evidentemente scoperto la drammaticità del precariato e di conseguenza l’urgenza di affrontare sul grande schermo la vita di chi tira avanti con contratti a progetto, collaborazioni a termine, lavori a tempo determinato. Lo ha fatto Paolo Virzì con Tutta la vita davanti, poi Anna Negri con Riprendimi e Massimo Venier con Generazione 1000 euro e ancora Ascanio Celestini col documentario Parole sante, raccontando con toni e stili diversi il cul de sac in cui sembra essersi infilato il mondo del lavoro nell’era della globalizzazione.




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Piero Cicala (Emilio Solfrizzi) ha avuto successo con una sola canzone, Io, te e il mare, negli anni Ottanta. Un fuoco di paglia alimentato da un milione di dischi venduti. Di certo Piero non ha saputo gestire la sfolgorante fortuna e se l'è vista svanire velocemente e irrevocabilmente dalle dita.




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Ogni mattina, spingendo la sedia a rotelle della madre, Maurizio raggiunge il suo chiosco sulla spiaggia dove tanta gente viene a godersi il meritato riposo settimanale. C'è chi ci capita per caso, chi ci viene ogni anno e c'è chi giura che "questa sarà l'ultima volta".
Maurizio, il proprietario, con tutto il suo daffare deve anche accudire la madre, l'anziana arcigna e capricciosa che lo comanda a bacchetta. Fonte principale del suo guadagno è il pesce fresco, in realtà di dubbia provenienza.
Al chioschetto si beve, si mangia, si fanno quattro chiacchiere con gli sconosciuti, si ammirano le belle ragazze, si sogna e ci si arrabbia. Oppure invece niente, si sta lì, in panciolle a godersi una bella giornata. Si affittano ombrelloni e sdraio, nel prezzo sono compresi anche colazione e pranzo. È un via vai di gente che si scotta al sole, uomini, donne, tipi strani.
Di sera poi il chiosco si svuota e si trasforma totalmente. I bagnanti se ne vanno mentre un po' alla volta si accendono candele, tovaglie bianche vengono stese ai tavoli, volteggiano eleganti camerieri ed il chioschetto si tramuta in un ristorante di classe, Chez Maurice…




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Danny, un chirurgo plastico, da tempo finge di essere sposato per non impegnarsi con le donne. Un giorno finalmente incontra la ragazza dei suoi sogni e si toglie la fede, ma lei accorgendosene vuole incontrare l'ex moglie prima di andare avanti nella relazione.
Chi conosce Danny meglio di tutti se non la sua assistente Katherine, l'unica in grado di poter impersonare il ruolo di ex-moglie?
Quando però le bugie si fanno sempre più grandi, vengono coinvolti anche i figli di lei e tutti si ritrovano a dover trascorrere un weekend alle Hawaii che cambierà le loro vite…

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Un imprenditore del nord, che vende i suoi prodotti direttamente in televisione su un canale minore senza pagare niente di tasse, e un finanziere del sud, ligio al dovere e sempre a caccia di evasori, entrano in contatto perchè i loro figli, entrambi artisti, condividono un appartamento a Parigi. Il giorno della consegna dei diplomi dell'istituto d'arte frequentato dai due sarà la scusa per un viaggio nella capitale francese in cui si incroceranno vite destini e amori di due famiglie apparentemente inconcibiliabili.
Adulti che si comportano come bambini contrapposti a ragazzi dai sentimenti maturi e dalle molte certezze sul proprio futuro professionale e personale, ovvero l'impianto classico della commedia sentimentale italiana, quella che oppone ad una coppia (o più) di comici, le cui scene consistono in una sequela di gag, una parte più narrativa lasciata alla storia d'amore giovanile. 
Più passa il tempo più il cinema di Massimo Boldi conferma i sospetti su quale fosse la parte del cinema natalizio a lui imputabile nelle (in)finite scorribande in coppia con Christian De Sica. In Matrimonio a Parigi (come nei precedenti "matrimoni", quello alle Bahamas, quello di A Natale mi sposo, quello con La fidanzata di papà e quello intitolato soloOlè) torna infatti quel modo di leggere la realtà attraverso lenti vecchie di decenni, accettabili (forse) solo da un pubblico molto maturo o molto giovane ma dalle idee molto antiquate.
Sotto la direzione di Claudio Risi (è la seconda volta dopo Matrimonio alle Bahamas) quest'ennesima variazione spuria del cinema natalizio, che ogni anno allontana un po' di più la propria uscita dal 25 dicembre, riporta sul grande schermo razzismo strisciante, omofobia, pregiudizi mascherati da maschere della commedia dell'arte e gag scatologiche. Un tipo di umorismo popolare da caserma che fortunatamente sempre di più ci stiamo lasciando alle spalle. Di fronte a tutto questo il fatto che il film non faccia ridere passa in secondo piano, tanto quanto la palese volontà di farne una commedia più di parole che di azione o ancora la volontà di ribaltare alcuni tra gli stereotipi più innocui che ci siano (i meridionali votati all'illegalità e i settentrionali rigorosi).
Massimo Boldi gira le medesime gag nei medesimi film (con quasi i medesimi titoli) da quasi 30 anni, con immutata fortuna (o quasi), fortunatamente però se non cambia lui o il suo pubblico, lo fa il resto del cinema italiano. Un panorama differente di commedie ad alto impatto, grande successo e capacità di parlare a tutti i tipi di pubblico si è affacciato, di colpo emarginando un prodotto come Matrimonio a Parigi, che oggi appare ancora più vecchio di ieri. E l'idea di inserire innesti provenienti dal cinema più giovanile (Emanuele Bosi), dalla televisione seguita da un audience moderno (Diana Del Bufalo, direttamente da Amici) e infine da YouTube (Guglielmo Scilla, in arte Willwoosh, proprietario del canale più seguito della rete italiana) non fanno che evidenziare con forza ancora maggiore la lotta per la sopravvivenza di un cinema anacronistico, girato e scritto da over 60 con idee da anni '70.








Jack è un pubblicitario di successo, padre felice e marito innamorato di una bella famiglia in California. La sua unica ossessione è la sorella gemella Jill, praticamente identica a lui, solo più grassa, più goffa e più petulante. Durante la Festa del Ringraziamento, al problema di riuscire a convincere Al Pacino a diventare il testimonial di una catena di caffè, si somma l’arrivo di Jill in famiglia. L’invadente sorella, sola e senza amici ad eccezione di un pennuto che porta sempre con sé, si insedia a casa della famiglia di Jack e, nonostante i continui conflitti, non pare intenzionata e muoversi.
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Parigi, anni ’60. Jean-Louis Joubert, agente di borsa rigoroso e padre di famiglia devoto, scopre che un gioioso gruppo di belle fanciulle spagnole vive al sesto piano del suo palazzo borghese. Maria, la giovane donna che lavora sotto il suo stesso tetto, gli farà scoprire un universo colorato ed esuberante che si contrappone nettamente alla severità e al rigore del mondo a cui lui appartiene. Colpito dalla vitalità di queste donne, l’uomo si lascia andare e gusta per la prima volta emozioni e piaceri semplici. Ma riuscirà davvero a cambiare vita a 45 anni?

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La riunione di quattro amici della scuola, nell’albergo di una stazione sciistica, va ben oltre i consueti racconti ed aneddoti del passato. Dopo aver passato la notte ad ubriacarsi nella vasca idromassaggio, infatti, si risvegliano più frastornati che mai nell’anno 1986; superato lo shock iniziale, ognuno di loro si renderà conto che quella rappresenta l’occasione per “raddrizzare” le loro vite… adesso o mai più…



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Il signore dello zoo (2011)





Dopo aver subito un trauma amoroso quando la fidanzata Stephanie si è rifiutata di sposarlo di fronte alla più romantica delle cornici, Griffin è tornato a svolgere con passione il suo lavoro come guardiano del Franklin Park Zoo di Boston, in mezzo agli animali che ama tanto e dai cui è amato a sua volta. Cinque anni più tardi, ritrova per caso la sua ex alla festa di fidanzamento del fratello e torna in crisi, iniziando a pensare che abbandonare l’amato lavoro come guardiano per cominciare a vendere auto di lusso assieme al fratello rappresenti l’unico modo per conquistare una donna come Stephanie.Una volta diffusa la notizia, gli animali dello zoo si riuniscono per trovare una soluzione e decidono di aiutare Griffin a riconquistare la sua ex. Per farlo, gli impartiranno lezioni di corteggiamento animale e gli sveleranno il più grande segreto della zoologia: gli animali sanno parlare.

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