VISITATORI

domenica 29 gennaio 2012

A.C.A.B. (2012)

Il film ACAB racconta le vicende dei tre poliziotti Cobra, Negro e Mazinga, che hanno più di 40 anni e militano nel VII Nucleo di Polizia, un reparto speciale mobile in prima linea contro ultrà, black bloc, No Tav etc. Tratto da un libro di Carlo Bonini il film il cui titolo è l'acronimo di All cops are Bastards (tutti i poliziotti sono bastardi) racconta la storia di questo gruppo di poliziotti del reparto celere con toni duri e violenti, raccontando da un punto di vista diverso manifestazione ed eventi pubblici dentro il casco di un poliziotto.


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The Iron Lady (2012)


Margaret Thatcher, ex Primo Ministro britannico, ormai ottantenne, fa colazione nella sua casa in Chester Square, a Londra. Malgrado suo marito Denis sia morto da diversi anni, la decisione di sgombrare finalmente il suo guardaroba risveglia in lei un’enorme ondata di ricordi. Lo staff di Margaret manifesta preoccupazione a sua figlia, Carol Thatcher, per l’apparente confusione tra passato e presente dell’anziana donna; confusione che sembra accentuarsi sempre più col passare del tempo.

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I Muppets (2012)








In vacanza a Los Angeles con i suoi amici Gary e Mary da Smalltown, Walter, il più grande fan dei Muppet, scopre il malvagio piano del petroliere Tex Richman di radere al suolo il teatro dei Muppet per scavare nel suo sottosuolo e recuperare il petrolio scoperto di recente. Per mettere in piedi il più grande Muppet Telethon di sempre e raccogliere i 10 milioni di dollari necessari per salvare il teatro, Walter, Mary e Gary aiutano Kermit a riunire i Muppet, che hanno intrapreso strade diverse: Fozzie ora si esibisce a Reno in una band tributo chiamata Moopets, Miss Piggy è una redattrice di moda di Vogue Parigi, Animal è a Santa Monica in una clinica per manager infuriati e Gonzo è un potente magnate di impianti idraulici.

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Blood Story (2011)



Timido e schivo con i suoi compagni di scuola, il giovane Owen stringe un forte legame con la nuova giovane vicina di casa, ma non può fare a meno di notare che Abby è diversa da chiunque altro. Quello che non sa è che dietro quella ragazza dall’aspetto innocente si cela un vampiro.

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Sherlock Holmes – Gioco di ombre.Rapidshare ita.

Nel film Sherlock Holmes – Gioco di ombre, una nuova acuta mente criminale, il Professor Moriarty, con una intelligenza pari a quella di Holmes e con una predisposizione al male ed una totale assenza di coscienza, potrebbe mettere in grande difficoltà il rinomato detective.

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sabato 28 gennaio 2012

Il sentiero (2012)


Luna e Amar sono una coppia. Il loro rapporto è messo a dura prova. Amar viene licenziato perché si è presentato ubriaco al lavoro. Luna è molto preoccupata; si domanda se il suo sogno di avere un bambino con Amar è ancora realizzabile. Le sue preoccupazioni riguardo al loro futuro aumentano quando Amar accetta un lavoro ben pagato presso una comunità musulmana a molti chilometri di distanza da casa. E' solo dopo un lungo periodo di separazione che finalmente Luna è autorizzata ad andare a trovare Amar in questa comunità wahabita conservatrice, sui bordi di un lago idilliaco.

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L'Arte di Vincere (2012)


Assunto come general manager della squadra di baseball degli Oakland's Athletics, Billy Beane cerca di trovare in un complesso sistema computerizzato d'analisi statistica il modo di trovare i giocatori migliori da mettere sotto contratto e da schierare. Per tornare finalmente a vincere.

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Una Sposa In Affitto 2012


Lara (Alice Eve), famosa star internazionale del cinema, sta per sposare uno scrittore inglese (David Tennant). Per evitare le eccessive attenzioni dei paparazzi, la coppia decide di celebrare le nozze su una remota isola scozzese. Lara ha una brillante idea: reclutare una ragazza del luogo che finga di essere la sposa per fare da esca e tenere a bada la stampa. Tutto si complica quando il suo futuro marito perde la testa per la finta sposa.

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Mission: Impossible – Protocollo Fantasma ( 2011)


Dopo che un attentato terroristico ha distrutto il Cremlino, il governo degli Stati Uniti attiva il "Protocollo fantasma" e l'intera Impossibile Mission Force (IMF) viene accusata dell'attacco. Lasciati senza risorse e sostegno, Hunt e la sua squadra fuggono, per operare al di fuori della loro agenzia e riscattarla, ed allo stesso tempo sventare un altro attacco nucleare. A complicare ulteriormente la situazione, c'è il fatto che Ethan è costretto ad intraprendere questa missione col supporto

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venerdì 27 gennaio 2012

Orgasmi Privati








Casting : Samantha, Francesca, David, Demy, Vladmir, Giorgio, Aida
Genre : Italian, All Sex, Amateur, Anal, Sex Toys
Synopsis : Director : Oliver Buzz. Studio : THEMA FILM

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Les Vacances de Mes 18 ans (2011)






Partir tous les ans en vacances avec mes parents, au même endroit, avec les mêmes voisins, les mêmes copains, ça commençait à être lassant. Mais cette année je viens d’avoir 18 ans et j’ai bien l’intention de m’éclater avec mes copines et de tirer sur tout ce qui bouge. Depuis le temps que j’avais envie de me taper le père de mon pote… Enfin de supers vacances!

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1001 Fantasmes A Quebec 3 (2011)







Quoi de plus allumant que de voir deux belles filles s’embrasser et se licher la noune… Dans ce “Spécial Lesbiennes”, 1001 Fantasmes à Québec 3 vous présente des cochonnes Québécoises dans des ambiances très excitantes.

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La Chiave Di Sara.RapidShare ita.







Julia Jarmond è una giornalista americana, moglie di un architetto francese e madre di una figlia adolescente. Da vent'anni vive a Parigi e scrive articoli impegnati e saggi partecipi. Indagando su uno degli episodi più ignobili della storia francese, il rastrellamento di tredicimila ebrei, arrestati e poi concentrati dalla polizia francese nel Vélodrome d'Hiver nel luglio del 1942, 'incrocia' Sara e apprende la sua storia, quella di una bambina di pochi anni e ostinata resistenza che sopravviverà alla sua famiglia e agli orrori della guerra. Impressionata e coinvolta, Julia approfondirà la sua inchiesta scoprendo di essere coinvolta suo malgrado e da vicino nella tragedia di Sara. Con pazienza e determinazione ricostruirà l'odissea di una bambina, colmando i debiti morali, rifondendo il passato e provando a immaginare un futuro migliore.
La Shoah è un argomento pericoloso dal punto di vista artistico. Si tratta di una tragedia così traumatica e indicibile da renderla di fatto irrappresentabile. Eppure il cinema si è misurato infinite volte con questo soggetto storico tentando approcci 'esemplari' con Il pianista di Polanski o Schindler's List di Spielberg, sperimentando sguardi morbosi con Il Portiere di notte, osando quello favolistico e 'addolcente' con La vita è bella e Train de vie. Ci ha provato con la stessa urgenza e serietà il cinema documentario fallendo ugualmente l'intento di avvicinare la realtà della Shoah. A mancare troppe volte e nonostante le migliori intenzioni sembra essere una maggiore coscienza storica e morale.
La chiave di Sara non fa eccezione, riducendo la dismisura dell'orrore a una semplice funzione narrativa, preoccupandosi di comunicare, piuttosto che capire, quanto accaduto. Trasposizione del romanzo di Tatiana de Rosnay, La chiave di Sara aderisce al dramma interiore della bambina del titolo raddoppiandone il senso di colpa ed esibendo un gusto per l'iperbole che lascia perplessi.
Se il film di Gilles Paquet-Brenner ha l'indubbio merito di recuperare un evento storico dimenticato e di fare luce sul rastrellamento del Vélodrome d'Hiver, sui campi di smistamento e di concentramento, sulle delazioni e sulle responsabilità francesi, facendo tutti (poliziotti, funzionari e civili) compartecipi di un errore e di una mancata presa di coscienza, nella realizzazione pecca di didascalismo e ridondanza. Inopportuni i rilanci narrativi (nel film è Sara a chiudere il fratellino nell'armadio) per rendere la vicenda ancora più emozionante. Al di là della buona volontà e dell'obiettivo storico-didattico l'impressione è che il regista abbia sfruttato le componenti più tragiche della vicenda dissimulandole dietro lo sguardo gentile di Kristin Scott Thomas e quello ruvido di Niels Arestrup, che provano con le loro misurate interpretazioni ad arginare un diffuso bozzettismo emozionale. Una tale semplificazione conduce a una banalizzazione del male, la cui sola prerogativa è quella di mettere in risalto la superiorità del bene.
La chiave di Sara, sospeso tra un passato mai esaurito e una contemporaneità in divenire, rimette innegabilmente in discussione un deplorevole momento della vicenda nazionale, ma con altrettanta evidenza si stacca dalla verità dei documenti, contagiandola con le 'contraffazioni' dell'entertainment e il sentimento popolare, troppo incline agli amarcord e poco alla Memoria.

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giovedì 26 gennaio 2012

7 Minutes In Heaven (2011)








Gorgeous Riley Steele leads a group of horny friends on an afternoon of sexual playtime. She rolls out the explicit rules, initiating naughty high school games for some perverted fun with her hot girlfriends BiBi Jones and sexy Selena Rose. Hung studs like Tommy Gunn, Marcus London and Rocco Reed are all over these luscious chicks, playing along with the nasty rules as the clothes come off and the sucking and pumping heat up. Dare to be kissed, dare to be drilled hard, however they play the game, they come up winners. Please note that this is a Blu-ray formatted disc. This disc can only be played on a Blu-ray compatible PC, Blu-ray player, or a Playstation 3 of any model.

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Je Trompe Mon Mari.com.avi(2011) ECCO A VOI IL PRIMO DEI FILMISSIMI PORNO

PER OGNI LINK WUPLOAD CLICCATE SLOW DOWNLOAD ASPETTATE UN PO' DI MINUTINI ED INIZIATE LA SCARICA GRAZIE A TUTTI 



Mener une double vie n’est pas une chose simple…Mais lorsqu’en plus, on se fait filmer quand on se fait baiser par son amant, c’est encore plus compliqué ! Regarder ces femmes infidèles se faire défoncer comme des salopes en sachant que leurs maris n’en savent rien est un spectacle très excitant…J’espère pour vous que vous ne tomberez pas sur la votre!

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AVVISO







A BREVE METTERO' MOLTISSIMI FILM PORNO DA SCARICARE GRATIS

The Twilight Saga Breaking Dawn Parte 1

The Twilight Saga Breaking Dawn parte 1 streaming parla di Isabella Swan e Edward Cullen che si sposano, mormorano i loro sì in sordina durante una cerimonia tradizionalmente elegante, che per una volta riunisce tutti, umani e non, Jacob compreso. Il viaggio di nozze in Brasile si conclude con una gravidanza inaspettata, per un verso miracolosa (il padre è un non morto), per l’altro pericolosa, per il ritmo di crescita del feto e il rischio a cui è sottoposta la madre. Se Bella non sente ragioni e vuole tenere il bambino, Edward e molti della sua famiglia vorrebbero invece dissuaderla.
Sulla saga della Bella e delle bestie la Meyer ha versato fiumi d’inchiostro, solo “Breaking Dawn” conta più di 700 pagine, ma occorre essere onesti e dare al cinema il merito di aver senza dubbio migliorato la carta, che quanto a stile lascia a dir poco a desiderare. Per il capitolo finale, la regia passa a Bill Condon, che non fa sfoggio di virtuosismi ma bada alla storia e traghetta quelli che solo due anni fa erano liceali ai primi sospiri verso un’età improvvisamente adulta, fuori dalla famiglia d’origine dentro una famiglia creata in autonomia e antropologicamente mutata.
Nonostante l’apertura sulla cerimonia (la sequenza peggiore del film), la vicenda non rinuncia certo al triangolo e anzi lo estende al massimo (con Edward e Jacob uniti nella pratica ginecologica) fino a fargli mutare forma, nel finale. Se negli altri film il melodramma di base s’ibridava volentieri con il teen movie o l’action, qui è l’horror che fa capolino, nelle crude scene della gravidanza della protagonista, minacciata di morte dall’interno del proprio corpo, spolpata ben oltre il limite dell’anoressia grave perché la fiaba di Biancaneve possa compiersi al contrario e il morso, anziché il bacio, possa portare la salvezza e la floridezza attraverso la veglia eterna.
Lei, è vero, è giovanissima, lui teoricamente centenario, ma la verità è che a questo livello di cose l’età non conta, e forse quanti anni hanno i suoi due pupilli non se lo ricordava nemmeno la Meyer: sono fuori dal tempo, esseri ridotti ad archetipi. Ma non è un bene. Che questo capitolo, infatti, sia probabilmente migliore del precedente o certamente migliore del precedente del precedente è una verità relativa, perché tutto è corrotto dal vizio capitale della saga: l’ansia di non dispiacere a nessuno. Dal vestito da sposa di Bella, che non può deludere le fan, alle scene della consumazione, che non possono quasi esistere (pena la scure del divieto ai minori), un film dopo l’altro, l’operazione Twilight si è infilata in un tunnel in cui la ricerca del consenso ha divorato la possibilità di dare al prodotto una personalità cinematografica originale e il disturbante (stiamo pur sempre parlando di vampiri) ha lasciato il posto all’ordinario.

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mercoledì 25 gennaio 2012

Underworld - Il risveglio 3D







Dodici anni dopo l'eccidio che il genere umano ha operato contro vampiri e lycan, Selene si risveglia dalla lunga ibernazione con la quale era tenuta prigioniera dall'azienda biotecnologica Antigen e scopre di aver dato alla luce una figlia. Nata dalla relazione della madre con l'amatissimo Michael, Eve è dunque la prima giovane donna ibrida, con sangue di vampiro e di lycan co-presenti nel patrimonio genetico e poteri eccezionali ancora da scoprire. Eppure, proprio grazie a lei, anche i nemici si sono potenziati e le due si ritroveranno a combattere il più feroce antagonista della saga, un super Lycan geneticamente modificato.
Questa la premessa, che sostanzialmente esaurisce tutta la narrazione rintracciabile nel testo del film, poiché il resto del suo svolgimento è una variazione sul tema unico della lotta, armata o bruta a seconda dei casi ma comunque ultra violenta, lungo una scaletta di livelli che sono geograficamente quelli del palazzo della compagnia biotech e idealmente quelli del videogioco, genere con il quale Underworld intrattiene un rapporto di mutuo soccorso e nutrimento.
Questo quarto capitolo, in occasione del quale la regia passa ad un duo di svedesi specializzati in thriller, si configura come un sequel del sequel (Evolution) e non del prequel del 2009, ma non aggiunge nulla di rilevante sul piano della mitologia delle creature immaginarie in campo né sfrutta appieno le precedenti invenzioni a disposizione, come il “dono” di Corvinus grazie al quale la protagonista può uscire alla luce del sole (o meglio: accade, ma senza un valore né una necessità narrativa, forse solo per evitare che l'oscurità portata dal 3D si aggiunga a quella della notte.) Hanno spazio, invece, due tipi di divertimento: quello puramente ludico, appunto, favorito dall'accompagnamento musicale adrenalinico, dai virtuosismi acrobatici della Beckinsale e dall'aumentare progressivo delle dimensioni della sfida, e quello più disincantato e ironico, per cui non si può non ridere di un'attrice che non chiude mai la bocca (plausibilmente per una questione di dentatura finta, utilizzata in chiave sexy). Più in astratto, fanno sorridere e riflettere gli ingredienti di questa serie (e di molte altre simili) che mescolano horror sanguinolento e mélo usurato come si trattasse di soap-operas in latex nero. Della soap, tra le altre cose, Underworld 4 ripropone senza modifiche l'idea di lunga serialità (superando la formula della trilogia) e, naturalmente, il finale aperto.


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martedì 24 gennaio 2012

Terraferma 2011






In un'isola del Mare Nostrum, Filippo, un ventenne orfano di padre, vive con la madre Giulietta e il Nonno Ernesto, un vecchio e irriducibile pescatore che pratica la legge del mare. Durante una battuta di pesca, Filippo ed Ernesto salvano dall'annegamento una donna incinta e il suo bambino di pochi anni. In barba alla burocrazia e alla finanza, decidono di prendersi cura di loro, almeno fino a quando non avranno la forza di provvedere da soli al loro destino. Diviso tra la gestione di viziati vacanzieri e l'indigenza di una donna in fuga dalla guerra, Filippo cerca il suo centro e una terra finalmente ferma.
Terraferma è la terza opera che Emanuele Crialese dedica al mare della Sicilia in un'instancabile ricerca estetica avviata con Respiro nove anni prima. Come Conrad, Crialese per raccontare gli uomini sceglie “un elemento altrettanto inquieto e mutevole”, una visione azzurra ‘ancorata' questa volta al paesaggio umano e disperato dei profughi. Sopra, sotto e intorno a un'isola intenzionalmente non identificata, il regista guarda al mare come luogo di infinite risonanze interiori. Al centro del suo ‘navigare' c'è di nuovo un nucleo familiare in tensione verso un altrove e oltre quel mare che invade l'intera superficie dell'inquadratura, riempiendo d'acqua ogni spazio.
Dentro quella pura distesa assoluta e lungo il suo ritmo regolare si muovono ingombranti traghetti che vomitano turisti ed echi della terraferma, quella a cui anela per sé e per suo figlio la Giulietta di Donatella Finocchiaro. Perché quel mare ingrato gli ha annegato il marito e da troppo tempo è avaro di pesci e miracoli. Da quello stesso mare arriva un giorno una ‘madonna' laica e nera, che il paese di origine ha ‘spinto' alla fuga e quello ospite rifiuta all'accoglienza. La Sara di Timnit T. è il soggetto letteralmente ‘nel mezzo', a cui corrisponde con altrettanta drammaticità la precarietà sociale della famiglia indigena, costretta su un'isola e dentro un garage per fare posto ai vacanzieri a cui è devoto, oltre morale e decenza civile, il Nino ‘griffato' (e taroccato) di Beppe Fiorello. Ma se l'Italia del continente, esemplificata da tre studenti insofferenti, si dispone a prendere l'ultimo ferryboat per un mondo di falsa tolleranza dove non ci sono sponde da lambire e approdare, l'Italia arcaica dei pescatori e del sole bruciante (re)agisce subito con prontezza ai furori freddi della tragedia. Di quei pescatori il Filippo di Filippo Pucillo è il degno nipote, impasto di crudeltà e candore, che trova la via per la ‘terraferma' senza sapere se il mare consumerà la sua ‘nave' e la tempesta l'affonderà. Nel rigore della forma e dell'esecuzione, Crialese traduce in termini cinematografici le ferite dell'immigrazione e delle politiche migratorie, invertendo la rotta ma non il miraggio del transatlantico di Nuovomondo. Dentro i formati allungati e orizzontali, in cui si colloca il suo mare silenzioso, Terraferma trova la capacità poetica di rispondere alle grandi domande sul mondo. Un mondo occupato interamente dal cielo e dal mare, sfidato dal giovane Filippo per conquistare identità e ‘cittadinanza'.


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lunedì 23 gennaio 2012

Megaupload è tornato sotto un nuovo indirizzo, lo annuncia Anonymous su Twitter

Megaupload è stato chiuso dall'FBI, ma Anonymous risponde: dopo aver attaccato siti governativi e di importanti industrie del settore, riapre Megaupload sotto nuovo URL.


In seguito alla chiusura di Megaupload da parte dell’FBI della Virginia e all’arresto del fondatore Kim Schmitz, che rischia 50 anni di carcere, Anonymous ha annunciato subito guerra. L’organizzazione di hacker ha, infatti, attaccato il sito governativo americano del Dipartimento della Giustizia, l’Universal Records, la Record Industry Association of America ed altri vari siti di organizzazioni ed etichette discografiche.


Ma non finisce qui. A quanto pare, l’organizzazione si è data da fare per ripristinare un backup del network. Infatti, Anonymous ha fatto sapere dal proprio account Twitter che Megaupload è tornato sotto nuovo indirizzo – http://109.236.83.66/ – e che non è finita.
Si preannuncia quindi una battaglia tra le forze dell’ordine e i pirati informatici che vogliono difendere la libertà del web, una delle poche realtà che si possono definire libere.

Chiusura di Megaupload e Megavideo, una strana brutta storia

- La notizia ha cominciato a serpeggiare tra i cinguettii di Twitter, per poi diffondersi a macchia d’olio lungo tutti i social network e – solo successivamente – sui vari siti dei giornali “mainstream“.
L’FBI – in collaborazione con il Dipartimento di Giustizia americano – ha deciso di usare il pugno di ferro nell’ottica di un giro di vite contro la pirateria digitale, imponendo la chiusura del popolarissimo sito di file sharing Megaupload/Megavideo.com.
Nelle ore successive si è scatenata la rabbiosa reazione di Anonymous, elegante e poetico (We are Legion // We are the voice of the voiceless // We are the hope for the hopeless) gruppo di hacker che si è già numerose volte distinto in passato. La contromossa è stata imponente, spettacolare e quasi teatrale: a colpi di Ddos sono cadute le homepage delle potenti case discografiche e cinematografiche americane (Warner, Universal), del Dipartimento di Giustizia e della stessa FBI, in un tifo continuo che si è incessantemente rincorso lungo le hashtag #anonymous, #opmegaupload e #megaupload, trending topics della tarda serata e notte del 19-20 Gennaio. E la storia pare non essere finita, visto che l’hashtag #primaguerradigitale ha raggiunto la vetta dei TT, con un pressoché unanime supporto all’azione degli anon.
Ovviamente la ragione non risiede da una sola parte; i capi d’accusa (qui le 72 pagine dell’atto di accusa a Megaupload, definito “mega-conspiracy“. Qui un riassunto) mossi nei confronti dei gestori di Megaupload sono estremamente gravi e non riguardano semplicemente la condivisione di materiale protetto da copyright. Figura infatti l’accusa di aver incentivato attivamente gli utenti a caricare simili contenuti, spesso in cambio di diverse migliaia di dollari, e si sottolinea l’ipotesi di riciclaggio per milioni di dollari con minuzioso elenco dei conti bancari incrimanti (da capogiro). Tra i beni sequestrati figurano Mercedes-Benz (targate “MAFIA”, “EVIL”, KIMCOM”, “HACKER”, “STONED”, “GOD”), Tv LCD, una Maserati e una Lamborghini. Insomma: non parliamo di ragazzi con lo scopo di creare uno spazio per la libera espressione o di spensierati attivisti contro il big government. Parliamo di gente che ha voluto fare (e ha fatto) moltissimi soldi tramite il circuito e i meccanismi (sovente grigi) di Megaupload. Lecitamente? Sarà la giustizia a stabilirlo. Nel corso dell’udienza preliminare essi hanno affermato di “non avere nulla di cui temere”.
Fatto sta che queste considerazioni non spostano di un millimetro il problema. Che risiede nel’annoso discorso del porre limiti o meno, e quali, alla libertà d’espressione, nell’irrazionalità ostinata del voler asetticamente cucire addosso al web una normativa sul copyright ormai vecchia e obsoleta, e sullo strapotere delle autorità americane (ed europee?) in materia.
L’ordine di chiusura di Megaupload e di arresto dei fondatori non è stato infatti comminato da un giudice, bensì da un semplice procuratore federale, senza alcun processo preliminare di sorta.
Nessuno contesta che vi siano tutti i presupposti necessari per l’avvio di un’istruttoria e di eventuali provvedimenti restrittivi; ciò che è, invece, inaccettabile è che l’oscuramento del sito internet possa avvenire in modo del tutto arbitrario.
A conti fatti, gli USA (e nella fattispecie, il Department of Justice di cui sono note le posizioni ultra-conservatrici sul copyright) possono fare il bello e il cattivo tempo anche senza l’ausilio di leggi liberticide e illiberali come SOPA e PIPA; tale sequestro indiscriminato ne è la prova lampante. Suscita inoltre dei dubbi il tempismo con cui le autorità americane abbiano voluto forzare la mano; è infatti previsto da una settimana uno “sciopero generale” (molto più esteso di quello già avvenuto il 18 Gennaio, il quale ha comunque avuto grande risonanza) dei principali siti internet per protestare contro la SOPA (Stop Online Piracy Act) e il PIPA (Protect Internet Ip Act). Proposte di legge che – nel nome della lotta alla pirateria – impedirebbero di usufruire di un web libero e imparziale.
Qualunque sito recante un link a un contenuto “pirata” potrebbe venire oscurato, incidendo quel delicato assioma che ha finora permesso a Internet di vivere e prosperare (“la responsabilità è del singolo utente, noi siamo solo degli intermediari”). Le leggi sopraindicate farebbero indiscriminatamente ricadere tale responsabilità sui siti ospitanti, anche solo per semplici redirect a contenuti protetti dal diritto d’autore. Google, Facebook, Yahoo, Twitter e molti altri potrebbero venir costretti alla chiusura da una miopia legislativa che, pur di distruggere la pirateria, è disposta a distruggere e declassificare Internet.
Gli effetti a breve termine della chiusura di Megavideo/Megaupload, in sé e per sé, saranno molto lievi. Vi sarà molto scontento da parte degli utenti, ma sul campo vi sono numerose alternative. Filesonic, Fileserve, Mediafire. Nessuno ha un archivio e una fruibilità pari a quella del fu Megaupload, ma inevitabilmente si perfezioneranno per venire incontro alle esigenze di numerosi utenti “orfani”. Alcuni ripiegheranno verso i torrent (il mezzo più usato per scaricare musica e film), altri verso il mai definitivamente tramontato Emule o verso altri P2P. La caduta del gigante farà crescere i concorrenti.
Ma l’effetto a lungo termine sarà molto più insidioso. Se la campagna elettorale per la presidenza americana può generare insperati effetti positivi e intaccare (seppur temporaneamente) SOPA/PIPA, l’industria del copyright non è certo disposta ad arrendersi facilmente. Il vero obiettivo è quello di restringere l’azione e la portata di siti internet che oggi ci appaiono come perfettamente leciti e trasparenti; Google, Facebook, Wikipedia, WordPress, Youtube e tantissimi altri. I quali, non a caso, hanno capitanato la NetCoalition che ha osteggiato la SOPA sino a proclamare uno sciopero del web il 23 Gennaio 2012, dove essi si oscureranno volantariamente, seguiti da moltissimi altri siti internet. Il colpo sferrato dall’autorità americana sembra voler alzare il livello della sfida.
L’esasperato attacco a tutto campo degli anon risponde quasi a una sveglia che ha il sapore della disperazione. Si è riusciti a bloccare (se così si può dire) la SOPA/PIPA e a mantenere alto il livello d’attenzione su di essa, ma, come ha ben sottolineato Fabio Chiusi su Il Nichilista, “pare che governi e lobby continuino ad alternare bastone e carota, facendo un passo indietro e due avanti”. E’ ancora presto per parlare di “guerra digitale”, ma tra gli anon e le major statunitensi si sta consumando una battaglia culturale – e giudiziaria – sul modo con cui il copyright e il diritto d’autore devono essere visti e contemplati all’interno del web. E’ questo il punto fondamentale e la vera battaglia a monte di Megaupload e che avvolge l’intero discorso sul file sharing.
Un discorso interessante su una delle possibili soluzioni per uscire dal guado e da questo dualismo? Quella di Michele Boldrin e David K. Levine, illustrata in “Abolire la proprietà intellettuale” (gratuitamente disponibile qui, in lingua inglese). Abolire la proprietà intellettuale in quanto freno all’innovazione e al progresso.

Ko anche Videozer, Filejungle, Uploade.to

E’ ufficiale che siamo in guerra ragazzi, anche Videozer sta’ eliminando account e link come Filejungle mentre uploaded.to ha addirittura chiuso i propri server in America .. recapitolando al momento non possiamo scaricare escludendo Megaupload da Filesonic, Fileserve, Filejungle, Videozer, Uploaded.to al momento sembra ancora funzionare anche se sta’ eliminando moltissimi link dai server anch’egli …al momento e’ inutile pubblicare link alternativi prima vediamo come si evolve la faccenda (credo che tra un paio di giorni) si ritornaaa alla preistoria (emule – Torrent) …. chi ha pagato i premium su questi hosting SI FACCIA RIMBORSARE, INSISTETE E FATEVI RIMBORSARE!!

Chiuso anche Filesonic ..!!

Chiuso anche Filesonic ..!!

 

Ragazzi Filesonic ha bloccato tutti i suoi link praticamente da cio’ che si legge sul loro annuncio puo’ scaricare solo il proprietario del link uppato ..cioe’ io uppo e (solo) io scarico?! hahaha questa mi piace troppo ..sono ridicoli! Fileserve invece ha eliminato e sta continuando ad eliminare account a piu’ non posso senza preavviso quindi andranno persi (oltretutto) moltissimi file, file uppati da moltissimi utenti nell’arco di questi anni … (ma fosse solo questo il problema!) … Io non so’ piu’ che mettere, Filesonic a scaricare andava abbastanza veloce, mediafire si puo’ uppare e scaricare massimo fino a 200MB, rapidshare (non so’ perche’) e’ lentissimo sull’upload per un film ci impiegherei 4/5 ore, gli altri hosting uno peggio di un altro, ditemi voi ….
Aggiornamento .. Anche Fileserve CHIUSO!! sotto a chi tocca …!

sabato 21 gennaio 2012

Megaupload, così hanno arrestato Kim Dotcom

Kim Dotcom, numero uno dell'impero Megaupload, è stato arrestato in Nuova Zelanda con tanto di elicottero per sorvegliare un'eventuale tentativo di fuga.







Kim Dotcom, aka Kim Schmitz, è stato arrestato in Nuova Zelanda (nei prezzi di Auckland) la notte prima del suo 38esimo compleanno: titolare della totalità del sito Megavideo e della maggioranza assoluta dell’impero Megaupload, Kim Dotcom era nel mirino degli inquirenti ormai da tempo, fin da quando è stato noto il suo coinvolgimento in uno dei siti più discussi e noti della rete. Quel che non era semplice era però trovare una incriminazione chiara, che consentisse di arrivare ad un arresto che ponesse fine al nemico numero uno dell’industria di Hollywood. Quando l’FBI ha trovato il modo e la pistola fumante, non ha esitato: con una manovra degna di un film, le autorità neozelandesi contattate hanno forzato la proprietà del numero uno di Megaupload e, mentre il sito veniva messo sotto sequestro, mandavano a segno il clamoroso arresto.
Un film che potrebbe iniziare con “Polizia, apra la porta!”, qualche esitazione per la giusta suspance e quindi l’imputato che si barrica in casa per fare resistenza. La realtà non abbisognava però di effetti speciali: dubitando della consegna spontanea, infatti, le forze dell’ordine erano pronte all’incursione con la forza. Una dozzina di agenti ha pertanto circondato l’abitazione forzando l’entrata mentre un elicottero sorvegliava la zona per evitare qualsivoglia fuga improvvisa. Il caso meritava infatti attenzione: Kim Dotcom avrebbe messo in tasca con le proprie attività illegali (che saranno ora passate al vaglio della giustizia) qualcosa come 175 milioni di dollari, 42 dei quali nel solo 2010.
Chi guadagna cifre di quel calibro ed in quel modo si aspetta presumibilmente che prima o poi qualcuno venga a bussare alla porta. Per questo motivo, alla vista degli agenti, mr. Megaupload si sarebbe rinchiuso in casa attivando una serie di misure di sicurezza elettroniche. Una volta forzate le serrature, gli agenti si sono trovati di fronte all’imputato nelle vicinanze di un’arma da fuoco «simile ad un fucile accorciato», ma senza ulteriore resistenza: le manette sono scattate nell’immediato. Dall’abitazione sono state portate via una Cadillac rosa ed una Rolls-Royce Phantom Drophead Coupe, mentre sui conti correnti sono stati congelati circa 8 milioni di dollari. L’abitazione in sé sarebbe la più fastosa della zona, valutata circa 30 milioni di dollari neozelandesi (18 milioni di euro). Fermata anche una ulteriore persona presente in loco per detenzione illegale di un’ulteriore arma da fuoco. Un video trasmesso dalla tv neozelandese testimonia le fasi immediatamente successive all’arresto, con Kim Dotcom alla sbarra e la Cadillac Rosa sul carro attrezzi in viaggio verso il deposito delle autorità.
L'abitazione di Kim Dotcom
L'abitazione di Kim Dotcom
2 metri di altezza, 136 kg di peso, il 4% del traffico internet mondiale sulle proprie spalle ed un conto in banca da far tremare i polsi: l’epopea di Kim Dotcom si ferma su queste cifre prima di fare i conti con il carcere ed i tribunali, ai quali dovrà rispondere delle accuse che DOJ ed FBI hanno mosso in relazione alle pratiche pirata dei propri siti Web.
Mentre continuano le ricerche di alcuni esponenti del gruppo ancora non caduti tra le mani delle autorità, si ipotizza un tentativo di ritorno in auge di Megaupload ed il numero uno già proclama la sua innocenza promettendo una strenua battaglia in tribunale. L’epopea del sito sembra comunque conclusa, gettando scompiglio nel settore e dirottando il traffico “pirata” verso altri lidi. In questo contesto la SOPA fa un passo indietro e gli Anonymous ne fanno uno avanti: chiuso un Megaupload, le autorità sperano che non ne debba nascere un altro.

venerdì 20 gennaio 2012

Benvenuti al Nord (2012)



Alberto e Mattia, sono in crisi con le rispettive mogli. Silvia detesta Milano a causa delle polveri sottili e dell’ozono troposferico e accusa Alberto di pensare solo al lavoro e poco a lei. Intanto Mattia, il solito irresponsabile, vive con la moglie Maria e il figlio Edinson a casa della madre, lavora poco e proprio non riesce a pronunciare la parola “mutuo”. Mattia, suo malgrado, finirà a lavorare a Milano, incastrato dall’ingenuità dei suoi amici che lo affidano alle cure di Alberto. L’impatto del napoletano con la città sarà terribile: partito con un giubbotto fendinebbia il povero Mattia finirà col rovinare la sua vita e quella dell’amico Alberto. Ma, piano piano, i pregiudizi inizieranno a sciogliersi…

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L’ora nera.









Atterrati a Mosca con la prospettiva di vendere un’innovativa applicazione per telefoni cellulari a dei magnati russi, i due giovani programmatori Sean e Ben scoprono che un collega svedese si è appropriato dell’idea e ha concluso l’affare prima di loro. Per consolarsi, decidono di passare la serata in uno dei locali più glamour della capitale, dove stringono amicizia con due turiste americane. Fra una vodka e l’altra, all’improvviso la città viene paralizzata da un gigantesco black out e dal cielo cominciano a scendere degli strani fasci di luce. Una volta toccata la terra, questi bagliori si fanno invisibili e iniziano a disintegrare uno ad uno tutti gli umani che si trovano di fronte, seminando in tutta la città panico e distruzione.
PRIMA VISIONE

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MEGAUPLOAD CLOSED A PRESTO METTERO' IL SOSTITUTO DI MEGAUPLOAD

Megaupload chiuso dai Federali (USA)


Buongiorno ragazzi purtroppo megaupload è stato chiuso, potete leggere le varie comunicazioni un po’ d’ovunuque sul web ..e adesso chi di voi spendera’ 10 euro per il cinema? anzi … se escono 4 film in una settimana chi spendera’ 40 euro? chi spendera’ 30 euro per un cd musicale! Credono di aver fatto una buona cosa, mha’ …Probabilmente ci saranno delle pardite anche sull’ADSL visto che la maggior parte usava la connessione per i download una cosa e’ certa noi non ci arrendiamo e per scaricare ci sono molte altre alternative....
 Nessuno dorme in questa concitata notte di tumulti informatici e rumors che rimbalzano da un sito all'altro. E' di poco fa la notizia che i procuratori federali della Virginia hanno chiuso quello che è forse il più grande sito di file sharing al mondo, www.megaupload.com (e conseguentemente anche www.megavideo.com), recentemente pubblicizzato sul web dalla lunga clip musicale qui sopra ma in attivo ormai da anni. Il sito, al 13° posto dei portali più cliccati sul web e catalizzatore, con i suoi 50 milioni di visitatori al giorno, del 5% del traffico complessivo della Rete, è accusato di aver causato all'industria cinematografica 500 milioni di dollari. Le due aziende responsabili del sito, Megaupload Limited e Vestor limited, sono accusate di aver deliberatamente utilizzato una serie di espedienti tecnici per violare le normative sul copyright, tra cui: reindirizzamenti, promozione dei siti con il maggior numero di download per link, eliminazione dietro richiesta dei proprietari di uno solo dei link con l'accesso al file. Attualmente, le autorità hanno bloccato tutti i server delle aziende (525 in Virginia, 630 nei Paesi Bassi più altri sparsi per il mondo) e hanno arrestato quattro dei sette componenti della Megaupload S.p.A., tra cui il suo fondatore, Kim Schmitz (in arte Kim Dotcom). E l'offensiva rischia di estendersi a molti altri siti di upload e sharing.
Quest'autentica azione di rappresaglia avviene a due giorni dalla "serrata" di Wikipedia, l'enciclopedia online, che per protesta al SOPA (Stop Online Piracy Act) e al PIPA (Protect IP Act) ha oscurato i suoi contenuti. Queste ultime due sono delle proposte di legge attualmente in discussione in America che, se approvate, permetterebbero a chi detiene il copyright di prodotti presenti in formato multimediale (film, musica, libri, ecc.) di agire concretamente contro siti che li diffondono in modo non autorizzato. L'azione, tuttavia, si estenderebbe anche a quei siti che consentirebbero un accesso a questo tipo di siti, come i motori di ricerca. L'azione combinata delle due leggi renderebbe, di fatto, lo streaming di contenuti tutelati da copyright un reato. Numerosissime le sfumature interpretative della legge e le sue possibili ripercussioni sul mondo libero del web, motivo per cui la Rete è insorta dichiarando a rischio la propria libertà.
Le risposte, infatti, sia alle due proposte di legge che alla chiusura di MegaUpload, non si sono fatte attendere: Mozilla, TwitPic, Redhat, il collettivo Anonymus e il popolare blog BoingBoing dello scrittore Cory Doctorow si sono mobilitati contro questa proposta, spalleggiati, sia dalla posizione moderata del Ceo di Twitter, Dick Costolo, che, nientemeno, dalla Casa Bianca, che ha affermato: «Sebbene riteniamo che la pirateria online sia una problema grave che necessiti di una seria risposta legislativa, non sosterremo leggi che riducono la libertà di espressione, aumentano il rischio in materia di cyber-sicurezza o minano il dinamismo e l’innovazione di internet a livello mondiale». Nel frattempo, stanotte gli hacker di Anonymous hanno scatenato un contrattacco letale contro i siti justice.gov, universalmusic.com, riaa.com, copyright.com, attualmente non visibili. Dal loro canale twitter, minuto dopo minuto, gli hacker annunciano i siti attaccati, che immediatamente dopo non sono più accessibili. Ultima vittima risalente a poco fa, i siti www.fbi.com e www.fbi.gov. Queste le parole con cui Anonymous si presenta "We are the voice of the voiceless. We are the hope for the hopeless. Expect us", annunciando l'adesione di 122 proteste attive contro le 31 di ieri. E nel frattempo, come provocazione, compare una nuova pagina, megaupload.bz, che annuncia il ritorno del celebre sito. Eccola:


E' un duro braccio di ferro che non sappiamo come si concluderà. Certo è che, la situazione va ponderata con calma. Non sono perseguibili, infatti, né la strada di una liberalizzazione totale dei contenuti protetti da copyright sul web né di una censura forzata, che peggiorerebbe le cose e non terrebbe conto del fatto che un'altissima percentuale degli utenti che scaricano o guardano film in streaming non comprerebbero comunque quei prodotti. E' certo, inoltre, che negli ultimi anni il fenomeno di sharing e streaming ha assunto proporzioni globali e modificato la fruizione dei contenuti multimediali, rendendo possibile una condivisione un tempo impensabile. Opporsi a questo fenomeno sarebbe come nuotare contro un fiume in piena, mettendo in crisi, peraltro, un fiorente mercato dell'elettronica che, implicitamente, è fiorito proprio grazie alla presenza del download pirata. 

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 Violazione delle leggi sul diritto d’autore, ma anche uso improprio dei mezzi elettronici, associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, al riciclaggio e alla violazione del diritto d’autore: sono le cinque accuse mosse da una Corte distrettuale della Virginia contro la società proprietaria del portale internet per la condivisione di files ‘Megaupload.com’, il suo fondatore Kim Schmitz (noto anche come Kim Dotcom) e altri sei dipendenti della società, che rischiano ora di scontare fino a 50 anni di carcere.

Megaupload, uno dei siti internet più utilizzati per scaricare files e considerato tra i primi 20 al mondo per numero di visitatori, è stato oscurato d’autorità dal Federal Bureau of Investigation-Fbi, mentre il suo fondatore e altri tre suoi collaboratori sono stati arrestati in Nuova Zelanda su richiesta delle autorità statunitensi e altre quattro sono ricercate.

Secondo l’accusa formulata dal Dipartimento di Giustizia e dal Fbi, l’attività di Megaupload è fruttata a Kim Dotcom e ai suoi collaboratori oltre 175 milioni di dollari in profitti ed avrebbe causato più di 500 milioni di dollari di perdite ai legittimi detentori del copyright.

L’operazione, denominata ‘Mega Conspirancy’ (qui sono disponibili le 72 pagine dell’atto di accusa), è stata presentata dalle autorità come “uno dei più grandi casi criminali di violazione del copyright mai aperti dagli Stati Uniti ed è rivolto direttamente contro l’uso improprio di un sito per l’archiviazione e la distribuzione di materiale pubblico per commettere e facilitare crimini contro la proprietà intellettuale”.

Benché l’atto di accusa sia datato 5 gennaio, numerosi media evidenziano la tempistica della chiusura del portale e l’arresto degli indiziati. Proprio ieri, infatti, diverse decine di migliaia di siti internet statunitensi hanno deciso autonomamente di oscurare le proprie pagine internet in segno di protesta contro due provvedimenti di legge anti-pirateria nella Camera dei rappresentanti e del Senato, rispettivamente lo ‘Stop Online Piracy Act’ (Sopa) ed il ‘Protect I.P. Act’ (Pipa), giudicati censori e liberticidi. Secondo un portavoce del Fbi citato dal quotidiano ‘Wall Street Journal’, tuttavia, la decisione non è in alcun modo legata ai due provvedimenti e alle proteste intraprese ieri.

Il caso Megaupload tocca numerosi dei controversi aspetti legati al dibatto antipirateria in corso negli Stati Uniti, anche se in molti altri paesi sono in discussione provvedimenti legislativi simili. Tecnicamente Megaupload si presenta come un “cyberlocker”, una sorta di magazzino virtuale attraverso il quale gli utenti possono archiviare files troppo grandi da spedire via e-mail per condividerli in via riservata con altre persone. Un uso legittimo nel quale si innesta una zona grigia di illegalità, poiché molti caricano file protetti da copyright diffondendo i link per scaricarli e mettendo così di fatto in piedi un giro di contenuti pirata. Megaupload guadagna vendendo pubblicità sulle sue pagine e facendosi pagare dagli utenti che vogliono scaricare più di un certo numero di file a velocità più elevate.

Durante l’operazione ‘Mega Conspirancy’, riporta il sito d’informazione ‘RussiaToday’, sono state condotte 20 perquisizioni in nove diversi paesi e sequestrati beni per un valore complessivo di circa 5 milioni di dollari; inoltre sono stati messi i sigilli a decine di server e a 18 domini internet legati al sito Megaupload.

Secondo un comunicato diffuso dal Dipartimento di Giustizia non appena oscurato il sito di Megaupload, “i cospiratori hanno condotto le loro operazioni illegali utilizzando un modello di business progettato espressamente per favorire il caricamento delle opere e del materiale più popolare protetto da copyright e renderlo disponibile a diversi milioni di utenti per il download”.

Prima di essere oscurato, tuttavia, Megaupload aveva avuto il tempo di pubblicare sul suo sito un comunicato in cui rigettava le accuse sostenendo che “la maggior parte del traffico riguarda contenuti legittimi; se l’industria dei contenuti vuole trarre un vantaggio dalla nostra esperienza e popolarità, siamo felici di poter entrare in contatto: abbiamo alcune buone idee”.



Significativamente pochi minuti dopo l’oscuramento di Megaupload e la diffusione del comunicato del Dipartimento di Giustizia, la comunità hacker nota sotto il nome di Anonymous ha lanciato uno dei più larghi attacchi informatici della storia, colpendo siti governativi statunitensi e dell’industria cinematografica e musicale. Secondo un comunicato diffuso in rete, gli hacker hanno messo fuori uso il sito del Dipartimento di Giustizia, della casa di produzione Universal, dell’Associazione americana dell’industria discografica (Riaa) e dell’Associazione americana dell’industria cinematografica (Mpaa), oltre ad aver colpito anche i siti del Fbi e della Casa Bianca.

giovedì 19 gennaio 2012

L.Arte.Di.Cavarsela.2012


George è un adolescente solitario, dotato di una sensibilità che lo porta a tormentarsi sui grandi perché della vita. A scuola, passa il tempo a riempire di schizzi e disegni i libri di testo durante le ore di lezione e a fumare qualche sigaretta in cortile nelle ore libere, rischiando così di compromettere il diploma e la possibilità di andare al college. A turbare questa sua solitaria quiete da giovane misantropo, arriva un giorno Sally, una compagna di scuola affascinata da quei modi schivi, riservati e ingenuamente ribelli, che vede in lui un animo più affine rispetto a quello di tutti gli altri suoi amici ricchi e viziati. L'emarginazione volontaria di George comincia così lentamente a sciogliersi, man mano che sente crescere i suoi sentimenti per Sally.
C'è un potenziale giovane Holden in ogni angolo di Manhattan. Del romanzo di Salinger, per quanto non esista nessuna versione filmica ufficiale, conosciamo ormai una quantità di libere trasposizioni perlopiù provenienti dai cataloghi del Sundance. L'arte di cavarsela è una di queste: ennesima variazione dell'adolescente inquieto e senza prospettive sullo sfondo dello skyline newyorkese, che solo negli ultimi anni abbiamo riconosciuto in Igby goes down, L'amore giovane o Fa' la cosa sbagliata. Come i protagonisti di queste storie, George è un giovane scapigliato perso nella sua sensibilità e nella sua acerba incapacità di esprimersi, la cui insofferenza per le regole non è dovuta tanto a un senso di innata ribellione, quanto a un nostalgismo precoce che gli fa vivere con indifferenza il mondo circostante e gli scopi della vita. Oltre a Holden Caufield, c'è quindi un po' del nobile fatalismo del Bartleby di Melville, dell'abulia esistenziale dei personaggi di Camus, più un insieme di suggestioni letterarie, artistiche e filmiche di varia natura.
La formula standard del romanzo di formazione e della storia d'amore fra il platonico e il tormentato vengono perciò rispettate, così come quell'aria da film indipendente americano che guarda all'esistenzialismo europeo, citando esplicitamente “Lo straniero” o la versione di Zazie nel metrò diretta da Louis Malle. L'opera prima di Gavin Wiesen non si sforza quindi di andare in senso contrario rispetto agli stereotipi del cinema indie-teen. Anzi, come il suo protagonista, rimane inerme alle circostanze e asseconda tutti i cliché del genere, in particolare quelle scelte musicali che obbligano ad avere gli Shins, Leonard Cohen o qualche brano melodico di musica rock sempre in sottofondo. Tuttavia, dove Wiesen “se la cava” meglio è nella costruzione dei personaggi. Per quanto il titolo possa suonare infelicemente arrogante per un film che parla di adolescenti benestanti che vivono nei quartieri alti di Manhattan, L'arte di cavarsela tiene sospeso il proprio sguardo verso la vita agiata della borghesia newyorkese fra l'empatia e la critica. A cominciare dallo stesso George, in questo microcosmo scolastico e familiare dell'Upper West Side vivono figure al contempo affascinanti e fastidiose. È un universo senza buoni o cattivi, dove emergono tanto le vacuità e i fallimenti che l'indole più dolce dei vari caratteri, tanto il loro lato meschino e viziato che quello con meno asperità. Una New York popolata di adulti che accumulano divorzi e traslochi, troppo indulgenti e troppo libertari, e di adolescenti viziati ma sensibili, ognuno con grosse turbe sentimentali. Personaggi irrisolti e sfaccettati come lo è il film di Wiesen. Ma, in fondo, come lo è anche l'adolescenza.

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Succhiami.2012

Il film e` la parodia della saga di Twilight. Edward e Bella, dopo il matrimonio, si danno alla pazza gioia come non hanno fatto fino a quel momento. Jacob, sentendosi abbandonato e depresso, smette di allenarsi in palestra per affogare i dispiaceri nel cibo. Tutto sembra viaggiare su binari di tranquillita`, fino al momento in cui un evento improvviso rimettera` in discussione tutto, riaprendo quel triangolo amoroso apparentemente represso

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lunedì 16 gennaio 2012

Benvenuti al Sud

Alberto è un mite responsabile delle poste della bassa Brianza a un passo dal tanto sospirato trasferimento nel centro di Milano. Quando gli comunicano che la promessa rilocazione gli è stata revocata per dare precedenza a un collega disabile, Alberto, per non deludere le speranze della moglie e del figlio, decide di fingersi a sua volta disabile. Durante la visita di controllo, commette però un'imprudenza e, come punizione, gli viene imposto un trasferimento in Campania, in un piccolo paese del Cilento. Per un lombardo abitudinario e pieno di preconcetti sul Sud Italia come lui, la prospettiva di vivere almeno due anni in quei luoghi rappresenta un incubo, cui si prepara con un nuovo guardaroba di vestiti leggeri e giubbotto antiproiettile.
Fra l'esagono francese e lo stivale italiano, la cartina socio-culturale del pregiudizio appare specularmente rovesciata. In Francia la commedia popolare brama il sole del Mediterraneo e le palme della Costa Azzurra, mentre teme il freddo della Manica e i cieli grigi delle regioni del Nord; in Italia il sogno dell'uomo padano vive all'ombra della Madunina di Milano e rivolge tutte le possibili stigmatizzazioni verso il Sud pigro e parassitario. Da Giù al Nord a Benvenuti al Sud, l'attraversamento delle Alpi dell'“opera buffa” di Dany Boon ristabilisce una connessione fra discesa geografica e declino civile mediante lo stesso percorso bonario e leggero di sovvertimento dello stereotipo. Il film si presenta infatti come un vero e proprio remake nel senso americano del termine: una replica puntuale degli snodi narrativi e delle principali gag dell'originale francese, adattata al linguaggio partenopeo e allo scontro con la cultura meneghina. Nella “traduzione” va persa molta della comicità surreale e strampalata della mimica e delle boutade di Dany Boon e Kad Merad, a favore di tempi comici più in linea con l'impostazione cabarettistica di Claudio Bisio e Alessandro Siani.
L'adattamento scritto da Massimo Gaudioso ricalca e parafrasa laddove serve, lisciando e addolcendo l'eccessivo schematismo della sceneggiatura originale soprattutto nei rapporti fra i vari personaggi. Per il resto, lo sceneggiatore di Gomorra si limita a convertire i vari elementi che caratterizzavano il Nord-Pas de Calais nel loro diretto corrispettivo cilentano (i formaggi puzzolenti diventano mozzarelle di bufala, i distillati alcolici e le birre corpose diventano caffè e limoncelli, mentre la tradizione dei carillon delle torri campanarie si converte nella pirotecnica barocca del folklore campano) e ad aggiungere qualche lieve elemento caricaturale sul razzismo leghista o di autoironia in merito allo stesso film di Garrone. Da parte sua, Luca Miniero aggiunge alla messa in scena piuttosto basica di Dany Boon un certo virtuosismo tecnico e uno spettro di colori più ampio e caldo, in linea con le tonalità della costa cilentana.
In definitiva, laddove ognuno - protagonisti, comprimari, caratteristi e autori - gioca il proprio ruolo a dovere e gestisce senza falli né malizia il gioco leggero della commedia, resta un dato non troppo confortante: il fatto che anche le idee, per ridicolizzare affettuosamente il nostro piccolo paese, abbiamo bisogno di importarle dall'estero.

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sabato 14 gennaio 2012

Mozzarella Stories 2012

Dopo aver scontato una condanna in carcere per aver ucciso un suo concorrente con un nerbo per bufale, Ciccio “Dop” rientra trionfalmente a Caserta per prendere possesso della sua storica azienda di mozzarelle. Qualche anno dopo, il suo impero entra in crisi a causa della concorrenza cinese, pronta a fornire un'ottima mozzarella di bufala alla metà del prezzo del suo caseificio. La prospettiva del fallimento vede inasprire i suoi metodi da imprenditore camorrista, fatti di estorsioni, minacce e tangenti. Ma il mondo di Ciccio Dop non è vicino al collasso solo da un punto di vista imprenditoriale. La figlia Sofia è una donna bella, forte e determinata ma accompagnata da un cantante neomelodico fallito e innamorato di un'altra donna; uno dei suoi killer professionisti, il silenzioso Dudo, detto lo “zingaro napoletano”, è in crisi esistenziale e del tutto fuori forma; mentre il Ragioniere, contabile freddo e razionale, cerca di tenere assieme i pezzi dell'impero ma deve scontrarsi con debitori miseri e sciagurati.
Una sceneggiatura come quella di Mozzarella Stories si vede che è il frutto di un complesso lavoro caseario: storie di caseifici e camorra del casertano che mescolano tanti personaggi e vicende parallele da far coagulare assieme numerosi diversi riferimenti al cinema contemporaneo più amato. La prima sequenza mostra già tutti i vari filamenti dell'impasto: una festa opulenta e chiassosa dove, fra intrecci e intrighi di personaggi e una pioggia di mozzarelle che inonda una piscina dove tutti gli invitati si gettano famelici al tempo di un “mozzarella mambo”, si mescolano l'immaginario italo-americano di Scorsese e Coppola con la fantasia circense, kitsch e colorata di Kusturica (che è anche produttore esecutivo del film); la violenza grottesca di Tarantino con la comicità surreale dei Coen. Il tutto immerso all'interno del caldo e accogliente siero del folklore napoletano con un pizzico di attualità (lo scontro economico con la produzione cinese) a esaltare il sapore da commedia all'italiana.
Mozzarella Stories è insomma un capiente mastello ribollente di personaggi violenti e meschini, caratteristi umani e spietati, maschere con o senza cuore, in cui mancano solo il divano di uno psicanalista e i sogni immaginifici del capofamiglia per proporsi come la risposta più verace ed esibizionista alle storie de I Soprano.
Più difficile però, dopo un incipit gustoso, far filare le diverse storie e tenere assieme tutti i pezzi di questo corposo impasto. Gli ingredienti ci sono tutti, a cominciare da una serie di interpreti e caratteristi convincenti e perfettamente in parte. Ma, a lungo andare, si accusa la mancanza di una forza immaginifica, di un energico rimescolamento che rinsaldi anche gli elementi che fra loro non cagliano. Ci sono molte suggestioni, molte porosità e stratificazioni in quest'opera prima, ma forse troppi sapori diversi in conflitto, per cui non prevale alla fine né il gusto dell'umorismo, né la corposità della solidità narrativa, né il sapore forte della violenza surreale. Anche quando irrompono, la violenza umoristica e la farsa grottesca appaiono sempre in ritardo o troppo prevedibili, come se si volessero consumare in tutta fretta attraverso situazioni preconosciute e senza sconvolgimenti.
È perciò dal suo ricercato confronto con i modelli “dop” che Mozzarella Stories perde le sue proprietà più genuine: nutrendosi di un cinema alto, fatto di immagini forti e storie solidissime, fa “acqua” più che “latte”, e lascia il palato insoddisfatto, come con un piatto forte mancato.

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La talpa 2012

Londra, 1973. Control, il capo del servizio segreto inglese, è costretto alle dimissioni in seguito all’insuccesso di una missione segreta in Ungheria, durante la quale ha perso la copertura e la vita l’agente speciale Prideaux. Con Control se ne va a casa anche il fido George Smiley, salvo poi venir convocato dal sottogretario governativo e riassunto in segreto. Il suo compito sarà scoprire l’identità di una talpa filosovietica, che agisce da anni all’interno del ristretto numero degli agenti del Circus: quattro uomini che Control ha soprannominato lo Stagnaio, il Sarto, il Soldato e il Povero.
John Le Carré, prima di diventare uno dei massimi esponenti della letteratura di spionaggio, è stato dipendente del MI6 e ha effettivamente visto la propria carriera interrompersi a causa di un agente doppiogiochista al soldo del KGB. Di questa trasposizione per il grande schermo Le Carrè stesso ha dichiarato: “sono orgoglioso di aver consegnato ad Alfredson il mio materiale, ma ciò che ne ha realizzato è meravigliosamente suo”, e non potrebbe esserci verità più lampante e gradita.
Meno rispondente, forse, al sapore del libro ricreato in sede televisiva trent’anni fa con un grande Alec Guinnes e il plauso incondizionato dell’autore, la Talpa di Alfredson soffrirebbe dentro qualsiasi schermo più piccolo di quello cinematografico. Perché è di un gran film che si tratta, di quel genere di film che è reso tale dalla perfezione delle parti e da qualcosa di più.
Visivamente impeccabile -elegante e vivido al punto che si sentono l’odore della polvere sui mobili, il leggero graffiare del tessuto dei cappotti, il fumo delle sigarette, l’umido, i sospiri-, il film ha una delicatezza che non si direbbe possibile sulla carta, parlato moltissimo com’è, da attori dal peso specifico enorme (dei quali il recentemente oscarizzato Colin Firth è in fondo il meno impressionante).
Lo Smiley di Gary Oldman è il più leggero ed immenso, col passo felpato e il cuore gonfio, non si sa se più fragile o più terrorizzante, impossibile cioè da “catturare” in un’impressione univoca. Qualcuno che confonde: un virtuoso del proprio mestiere di segreto ambulante.
Ma il vero valore aggiunto del film, il tocco che quasi riscrive il genere di appartenenza di questa pellicola, è il suo cuore sentimentale, addirittura romantico. Trattenuto, imploso, mostrato per piccoli indizi, quasi fossero distrazioni, il sentimento amoroso (tragico ma vitalissimo) è ciò che scalda il film di Alfredson da cima a fondo: il punto debole che fa la sua forza, il dettaglio che fa la sua grandezza.


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venerdì 13 gennaio 2012

Mr. Nice. 2012


Durante la metà degli anni 1980, Howard Marks aveva quarantatré anni alias, ottantanove linee telefoniche, e 25 compagnie commerciali in tutto il mondo. Bar, studi di registrazione, banche offshore: erano stati tutti veicoli per il riciclaggio di denaro che serviva alla sua attività principale: lo spaccio di droga. Marks ha cominciato a spacciare durante il corso di filosofia post-laurea a Oxford e ben presto cominciò a spostare grandi quantità di hashish in Europa e in America nelle attrezzature delle bande rock in tour. La vita accademica ha cominciato a perdere il suo fascino.
Al culmine della sua carriera, stava contrabbandando trenta tonnellate di partite tra il Pakistan e la Thailandia verso l'America e il Canada e ha avuto contatti con diverse organizzazioni come la CIA, MI6, l'IRA e la mafia. Dopo molti anni ed un operazione mondiale della Drug Enforcement Agency, fu arrestato e condannato a venticinque anni in una prigione federale negli Stati Uniti, il penitenziario, Terre Haute, in Indiana, il sito dell'unica prigione federale con la pena di morte. È stato rilasciato sulla parola, nell'aprile del 1995, dopo aver scontato sette anni di pena.

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Non avere paura del buio 2012


Un sinuoso movimento di macchina ci accompagna al di là del cancello di un maniero vittoriano: dopo aver compiuto un tremendo omicidio, un uomo viene inghiottito da una fornace. Un secolo dopo, la piccola Sally è in volo per raggiungere il padre Alex e la sua giovane fidanzata Kim, che hanno da poco concluso proprio il restauro di quella vecchia casa dove abiteranno temporaneamente in prospettiva di una futura vendita. Poco incline ad accettare la compagna del genitore, la bambina scopre uno scantinato in cui, senza volerlo, libera una terribile forza pronta a trascinarla nell'oscurità.
Remake di un horror televisivo diretto nel 1973 da John Newland, Non avere paura del buio segna l'esordio nel lungometraggio di Troy Nixey, comic book artist divenuto pupillo del produttore e sceneggiatore Guillermo Del Toro, vero deus ex machina dell'operazione. Stando ben attento alla consonanza con la propria marca autoriale, infatti, il cineasta messicano espande la storia del teleplay originale e cambia il punto di vista, non più riferibile ad un adulto come nel titolo prodotto dalla ABC, ma ad una bambina introversa e per di più fotografata in un difficile momento di transizione.
Ad una prima visione, la pellicola è fortemente impregnata degli stessi umori del suo immaginario, a cominciare dalla scelta di indagare un mondo dell'infanzia che – in maniera uguale e diversa ai precedenti di La spina del diavolo (2001) e Il labirinto del fauno (2006) – si oppone a quello realistico dell'età adulta fino all'inaspettata convergenza precedente alla messa in crisi finale dei due fronti.
Differentemente dai titoli personalmente firmati da Del Toro, però, il gusto del macabro qui appare scollato da una costruzione narrativa eccessivamente scolastica dove a lungo andare mancano l'insistenza sul dettaglio, l'apertura verso l'ignoto e l'evocazione del vero mistero. Agli occhi della piccola protagonista quelle forze oscure che, rimaste recluse per decenni, tornano assetate di corpi hanno un aspetto non troppo diverso dalla volgarità dei conteggi economici degli adulti. Riuscito soprattutto a livello visivo, il film di Troy Nixey difetta insomma di quell'autentico amore per il mostruoso che rende le nerissime fiabe dirette dal talentuoso produttore-sceneggiatore qualcosa di più di semplici racconti d'intrattenimento.
Esplicitamente citato dal bibliotecario che mostra a Kim un lotto di dipinti segreti, lo scrittore gallese Arthur Machen, per cui fate e gnomi non erano solo innocui parti della fantasia, è una delle passioni di Del Toro oltreché fonte teorica e summa di molto suo cinema.

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mercoledì 11 gennaio 2012

Hostel.3.2012

A Las Vegas una festa di addio al celibato si trasforma in un'esperienza da incubo per un gruppo di ragazzi desiderosi solo di festa, alcol e donne.

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martedì 10 gennaio 2012

Immaturi.Il.Viaggio.2012

Dopo essersi ritrovati per affrontare gli esami della maturità, i sette protagonisti del film decidono di organizzare quel famoso viaggio di fine scuola che non erano riusciti a fare ai tempi del liceo. Accompagnati, chi volontariamente e chi no, da mogli, fidanzate, genitori e figli, vivranno nuove avventure e nuovi percorsi di crescita in un'isola della Grecia, rivelando ognuno nuove debolezze, a dimostrazione che la vera "maturità" non si raggiunge mai completamente.

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domenica 8 gennaio 2012

Alvin.Superstar.3.Si.Salvi.Chi.Puo.2012

I Chipmunks e le Chipettes si rilassano su una lussuosa nave da crociera, in rotta verso gli International Musica Awards, ma la tranquillità e il riposo non sono tra le abitudini di Alvin, che trova il modo di divertirsi pericolosamente, disobbedendo alle regole imposte da Dave. Ed è proprio giocando con un aquilone rubato ad un bambino che i sei scoiattoli finiscono naufraghi su un'isola deserta o quasi. Nella fiduciosa attesa che Dave verrà a salvarli, Alvin, Simon, Theodore, Brittany, Jeanette ed Eleanor, abituati ormai ai cibi raffinati e alle comodità, si trovano tutt'altro che a loro agio in quello che dovrebbe essere il loro ambiente naturale.
In occasione della sua terza apparizione cinematografica in live action Alvin Superstar si riprende dalla battuta d'arresto del secondo fiacco capitolo e offre una nuova occasione di divertimento, diretta naturalmente ai più piccoli ma infarcita senza posa di citazioni cinematografiche e strizzatine d'occhio al pubblico adulto, che non ci si può permettere di annoiare.
Se nella sequenza sulla nave da crociera i Chipmunks non possono distinguersi più di tanto per bizzarria, nel mezzo di una fauna umana che raggiunge vette altissime di pacchianeria, sull'isola i nostri sono soli con loro stessi ed è un piacere ritrovare Theodore il fifone, Alvin e Brittany in eterna e affettuosa competizione, e Simon in versione The Beach, privato dei freni inibitori da un morso velenoso di ragno e dunque sorprendentemente galante, coraggiosissimo e…francese. La temerarietà del nuovo Simon costringe Alvin ad una presa di responsabilità altrimenti sempre fuggita, proprio mentre la distanza costringe Dave ad avere fiducia nei suoi cuccioli ormai cresciuti, pronti per un'overdose di indipendenza. Alleggeriscono il messaggio pedagogico le citazioni, oltre che dal film di Danny Boyle, da Cast Away, da 007, Lost ma forse, soprattutto, dal format dell'Isola dei Famosi, perché stiamo pur sempre parlando di cantanti spiaggiati, con non pochi problemi di ego.
Un ritmo accelerato permette al film di contenere quasi ogni elemento dell'avventura classica dei naufraghi, dalla costruzione del rifugio al terrore del mostro alla scoperta di un tesoro, ma tanto dinamismo non eguaglia la qualità dei simpatici dialoghi tra il saggio Dave (Jason Lee) e il perfido zio Ian (David Cross), qui in versione grottesco pennuto. Colonna sonora di Rihanna e Lady Gaga in salsa squeak'n'roll.

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lunedì 2 gennaio 2012

Student.Services 2011







Laura ha 19 anni, studia all’università e ha un lavoretto in un call center che non basta però a pagare l’affitto, le spese, i libri di testo, del cibo decente. Non volendo mettere in difficoltà i genitori, un muratore e un’infermiera, a corto di soluzioni e senza un soldo che non sia di debito, si avventura una sera in rete su un sito di annunci e trova quello di Joe, cinquantenne di bella presenza, che cerca una studentessa per scambiare qualche tenerezza. Paga cento euro all’ora. Laura si dice che sarà per una volta soltanto, ma il guadagno facile, i problemi improvvisamente svaniti, la possibilità di pagare per una volta da bere agli amici o di comprarsi una giacchetta di pelle, la trasformano immediatamente in qualcuno che vende il proprio corpo per denaro, cercando di dimenticare in fretta il disagio e la violenza per ricordare soltanto la busta e la falsa indipendenza che porta con sé. Anche volendo, per Laura uscire da questa spirale sarà tutt’altro che facile.
Studia lingue straniere all’università, la protagonista di questo film, ma è evidente che nessuno comprende la sua, forse perché lei stessa per prima non parla, almeno non veramente. In questo dialogo mancato con i coetanei e con gli adulti, che emerge solo traslato, per sintomi e somatizzazioni (a digiuno da giorni, Laura sviene in aula lasciando gridare aiuto al suo stomaco anziché alla sua voce), c’è forse l’unico giudizio della regista sul contenuto dell’opera, l’unica ipotetica motivazione, veicolata silenziosamente, appunto. Per il resto, Emmanuelle Bercot, attrice e regista, etichettata in patria come esperta di intimità giovanile e femminile in particolare, accetta di dirigere questo film-denuncia nato per la televisione (Canal+) ma non di offrire soluzioni né capri espiatori e nemmeno alternative. Il suo è uno sguardo apparentemente freddo e lucido, confermato dai calcoli aritmetici che appaiono in sovrimpressione per fare i conti in tasca a Laura, e fedele al libro-verità della reale Laura D., che in Francia ha sollevato un dibattito civico e prodotto ben altri numeri (i rapporti istituzionali stimano che 40mila tra ragazzi e ragazze ricorrano a questo genere di soluzione per pagarsi gli studi fuori sede).
Apparentemente freddo, dicevamo, lo sguardo della Bercot è in realtà sempre al limite del ‘favoreggiamento’, tanto è evidente l’affettuosa fascinazione della camera per la bellezza dell’attrice Déborah François, a sua volta impegnata in una performance acrobatica tra ingenuità e intenzionalità, coscienza e suo contrario. Sono loro due, vincitrici di questa prova di equilibrio, a strappare a tratti il film dalla sua dimensione mediocre e di servizio, ma solo a tratti e, alla fine dei conti (per restare in ambito di commercio), non basta.

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la.bella.gente.2011


Alfredo è un architetto. Susanna una psicologa. Gente di cultura, gente di ampie vedute. Cinquantenni dall’aria giovanile, dalla battuta pronta e lo sguardo intelligente. Vivono a Roma ma trascorrono i fine settimana e parte dell’estate nella loro casa di campagna all’interno di una tenuta privata. Un giorno Susanna, andando in paese, resta colpita da una giovanissima prostituta che viene umiliata e picchiata da un uomo sulla stradina che porta alla statale. In un attimo la vita di Susanna cambia, ha deciso che vuole salvare quella ragazza. Salvarla per salvare i propri ideali.

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