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sabato 31 dicembre 2011

Ruggine.2011

Nord Italia. Fine anni Settanta. Estate. Alla periferia di una città in un quartiere abitato da immigrati del sud e e del nord est un gruppo di ragazzini, capitanati dal siciliano Carmine ha costituito come proprio dominio il Castello, due vecchi silos arrugginiti. Nel quartiere giunge un nuovo medico condotto, il dottor Boldrini. Il suo atteggiamento aristocratico intimorisce un po' gli abitanti i quali lo temono e lo ammirano al contempo. I bambini scopriranno un suo terribile segreto ma avranno timore di non essere creduti nel momento in cui dovessero raccontarlo agli adulti. Oggi Carmine, Sandro e Cinzia sono tre adulti su cui quel passato ha lasciato dei segni profondi.
Daniele Gaglianone prosegue il suo percorso caratterizzato dal rifuggere dal facile successo e dall'indagine su quanto accade quando la violenza, esplicita o celata che sia, irrompe nelle vite delle persone imprimendovi il suo marchio indelebile. Lo fa con uno stile visivo complesso che interrompe l'impressione di realtà grazie a sfocature o a neri improvvisi che costringono lo spettatore a staccarsi dall'azione per concedersi un, seppure breve, spazio di riflessione. Se si vuole trovare un difetto a Ruggine lo si può individuare nell'ampio tempo che si concede prima di entrare in situazione ma forse anche questo, nell'ottica d'insieme, finisce con il divenire funzionale.
Perché Gaglianone chiede disponibilità allo spettatore. Una disponibilità anche a farsi bambino e quindi a comprendere che la caratterizzazione di un sempre più raffinato Filippo Timi nel ruolo del dottor Boldrini ‘deve' essere esasperata. Per quei bambini di un'epoca in cui l'immaginario collettivo non era ancora stato pervaso da miliardi di stimoli visivi quotidiani, il dottore è un Uomo Nero delle fiabe. É quel drago che un Sandro divenuto padre materializzerà sotto forma di gioco con il figlio, che Carmine continuerà a cercare di uccidere dentro di sé e che Cinzia proverà a combattere, consapevole che ha assunto forme diverse. Magari quelle di due colleghi del Consiglio di classe in sede di scrutinio incapaci di leggere le difficoltà di un'alunna forse abusata in famiglia ma vista invece con lo sguardo malato di una società che si ferma all'aspetto fisico e si ritrova succube di pulsioni inconfessate che pubblicamente deplora. Un suggerimento: non lasciate la sala appena iniziano i titoli di coda. La ruggine non ha ancora smesso di corrodere lo schermo e l'animo dei protagonisti.

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True Justice – La confraternita (2011)

Seattle, Elijah Kane (Steven Seagal) e i suoi uomini lavorano sotto copertura per debellare la criminalità che infesta la città. È in atto una guerra tra la mafia giapponese, la Yakuza, e le gang messicane che controllano il traffico di droga. Non sarà facile infiltrarsi nelle organizzazioni criminali e cercare di spezzare i legami di “fratellanza” che le uniscono…

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lunedì 26 dicembre 2011

Vacanze.Di.Natale.A.Cortina.2011


A Cortina, dove la neve fiocca e i vip sfilano, l'avvocato Covelli ha deciso di appendere l'infedeltà al chiodo e di tornare ad essere il consorte leale di Elena, moglie tradita che risolve di tradirlo, ricambiando la sua decennale 'cortesia'. In una villa non troppo lontana dai Covelli intanto il brusco ingegner Brigatti prova a chiudere un contratto con un importante fornitore di gas russo, Fiodor Isakovic, marito geloso e diffidente di Galina, una giovane donna intensa e slanciata col vizio del pop italiano e della pasta con le sarde. Appassionata della cultura italiana popolare cede al fascino tutto siciliano di Lando, factotum del Brigatti e portatore sano della virilità italiana. Nell'albergo più esclusivo di Cortina soggiornano invece gli outsider della provincia, che accedono all'establishment con una vincita al gioco o un'offerta speciale. Sorelle e cognati approdati sulla terra delle very important person si affronteranno in una guerra all'ultimo vip, compiacendosi e 'rosicando' a turno. Tra corna, promesse infrante e tradimenti sistematici passerà il Natale e un altro anno.
Quando arriva in sala la vacanza di Parenti-De Laurentiis allora è davvero Natale e quest'anno il panettone nel cinepanettone c'è davvero. Complice l'intervento di Carlo ed Enrico Vanzina, Vacanze di Natale a Cortina fa qualcosa di più che consumare un'attesa, ripescando nella memoria del primo affresco natalizio vanziniano e provando a partecipare se non alle cose del mondo, almeno a quelle del Bel Paese. Garantiti evidentemente le poche eroiche imprese di un gruppo scelto di italiani, la vacanza invernale, la bonomia, il sentimentalismo, la grevità, la colonna indefessa del genere (De Sica), la romanità cialtrona, il tifo giallorosso, gli stereotipi datati, l'amante (tatuato) nell'armadio, una bella donna che fa sempre rima con corna, Vacanze di Natale a Cortina è un film eccezionalmente 'interessante'.
Perché è una pochade di fine ‘impero', un impero avviato nel 1983, l'anno della ripresa economica e dell'Italia socialista, dell'ottimismo e della spensieratezza, e terminato o almeno dimesso nel 2011, l'anno della tensione sullo spread e dell'Italia post-berlusconiana, della sfiducia e della morigeratezza. Nel Paese di Craxi muoveva allora i primi passi il Roberto Covelli di De Sica che, vinta l'omosessualità della prima vacanza a Cortina, nei sequel ha collezionato donne e gaffe come (e meno) l'ex-premier di Arcore, al punto da rendere impercettibili i confini che separano il cinema dalla cronaca. È il cinema a copiare la cronaca o è quest'ultima a confezionare a bella posta materia per il cinepanettone? Riappropriatosi dello stesso nome e dello stesso cognome, il Roberto di Christian De Sica rinnega il suo passato fedifrago e riscopre il piacere di stare in famiglia, almeno fino all'epilogo e a quella battuta ("morto un papi se ne fa sempre un altro") che sospende il film e l'attore romano che come il suo personaggio reclama il 'congedo'. Perché per (s)brigare certe pratiche, l'avvocato Covelli non ha più l'età.
E poi il suo Paese, quello che ha guardato con condiscendenza, senza mai scandalizzarsi, senza mai prenderne parte, se non nella pochezza morale, è a una svolta e deve risolversi. In quale senso è prematuro immaginarlo. Ci si domanda dunque quale 'cinepanettone' vedremo, se vedremo, il prossimo Natale perché Vacanze di Natale a Cortina ha il sapore di un'accomodatura, di una ripulitura nel linguaggio verbale (ed estetico) dei termini 'escrementizi'. Il film è indeciso, oscillante tra quello che è sempre stato e quello che vorrebbe diventare, intuirne la direzione è difficile quanto immaginare il futuro della nazione. Morto Re Sica se ne farà davvero un altro? La moglie (ri)entrerà dalla porta e l'amante (ri)uscirà sempre dalla finestra? Gli italiani finiranno daccapo per assolversi ridendoci su? La borghesia arricchita persevererà nel suo classismo e il proletariato premiato dal pacco milionario aspirerà sempre e soltanto alla Nuova Panda e a una cena con Simona Ventura, le sintetiche De Blanck e il principe di molto, molto lontano? Il cinema smetterà i panni della televisione? La costruzione comica dei personaggi supererà la fase fallica?
Il film a immaginario zero che fa divertire tutti e non piace a nessuno, che fa il pieno di incassi e porta al cinema quelli che ci vanno solo a Natale, che non conosce il consumo in dvd e dura il tempo necessario ad andare in scena, con quali intenzioni e quali ambizioni affronterà il domani? A trecentosessantacinque giorni dalla replica assegniamo due stelle. Una per la costanza e una per Ivano Marescotti. Il cui temperamento segna la temperatura di un (cine)panettone meno indigesto.


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Emotivi.Anonimi.2010


Angélique è una giovane cioccolataia afflitta da un'insicurezza patologica. Rimasta senza lavoro, si rivolge alla piccola "Fabrique de Chocolat", dove viene subito assunta dal proprietario Jean-René, uomo apparentemente schivo e rigido, ma in verità affetto a sua volta da una timidezza ai limiti dell'asocialità. A causa di un'incomprensione, Angélique viene assunta come rappresentante e, accettando passivamente la cosa, si trova costretta a combattere contro le sue difficoltà a comunicare per cercare di risollevare il declino della piccola azienda. Nel frattempo, Jean-René si consulta col suo psichiatra e, per superare i propri imbarazzi, si impone il compito di invitare a cena una donna.
Le proprietà terapeutiche del cioccolato diventano poteri taumaturgici quando toccano il territorio francese. E quel sapore avvolgente e ravvivante che nelle "favole" cinematografiche scalda il cuore e risveglia la bontà d'animo di ognuno, diviene un vero e proprio deus ex machina quando si dischiude nelle petites villes d'oltralpe. Una presenza densa e burrosa che addolcisce le storie con un tono carezzevole e un retrogusto favolistico.
Rispetto al passato degli anni Cinquanta in cui era ambientato Chocolat di Lasse Hallstrom con la strega Juliette Binoche e lo zingaro Johnny Depp, in Emotivi anonimi siamo formalmente nel presente, ma tutto lascia ancora una volta intendere quella cornice fuori da ogni tempo tipica del realismo magico. A cominciare da due personaggi affetti da una timidezza cronica che non conosce cause specifiche né conseguenze patologiche, ma solo la levità degli imbarazzi più candidi e fanciulleschi. E proseguendo con una storia démodé che è come una scatola di cioccolatini dove sai in ogni momento quello che ti capiterà di vedere, piena di snodi sottilissimi, di incomprensioni prevedibili e di comprimari gentili e senza spessore.
Con questo ripieno di ingenuità ricercata e di furbizia nascosta dietro al gusto della giovialità infantile, se Emotivi anonimi alla fine non stucca è solo grazie alla bravura dei suoi due protagonisti, due ottimi caratteristi che riescono a misurare con delicatezza i turbamenti interiori dei loro personaggi e quel dissidio fra desiderio amoroso e chiusura ermetica nelle personali insicurezze. Fra rossori, impacci e goffaggini che la ripetitività delle situazioni potrebbe facilmente far degenerare in una farsa puerile, Benoît Poelvoorde e Isabelle Carré non accumulano ruffianerie ma lavorano su piccoli tic e idiosincrasie, facendo scorrere placidamente verso il finale al sapor di confetto una sceneggiatura assai elementare.
Commedia tanto emotiva quanto anonima nello spirito e nella struttura, la fiaba di Jean-Pierre Améris è come se soffrisse di quello stesso eccesso di timidezza che attaglia i suoi protagonisti e avesse continuamente paura di deludere le aspettative di quel tipo di spettatore in cerca solo di addolcirsi la bocca dopo troppe amarezze. Fortuna che i suoi due pasticceri sono meglio della qualità degli ingredienti.

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sabato 24 dicembre 2011

Phineas e Ferb The Movie - Nella seconda dimensione (2011)

Phineas e Ferb, mentre collaudano la loro "ornitopulta", finiscono per errore nel laboratorio del Dottor Heinz Doofenshmirtz, distruggendo il suo "Altradimensioninator", un apparecchio costruito per entrare in altre dimensioni. Ignorando la natura malviagia del Dottore lo aiutano a riparare il marchingegno, aprendo un varco verso un dimensione alternativa; nel frattempo, Perry, compiendo il suo lavoro da agente segreto, giunge sul posto, ma per evitare di rivelare la sua identità a Phineas e Ferb non fa nulla per impedire ai ragazzi e alla sua nemesi di oltrepassare il varco.

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Arena.2011

Un giovane uomo viene rapito e trascinato nel selvaggio universo di una moderna arena in cui i gladiatori combattono fino alla morte per intrattenere masse di spettatori. A tessere le fila dello spettacolo un misterioso master, che supervisiona il tutto nascosto dietro le schermo del suo computer.

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Capodanno.A.New.York.2011

Capodanno a New York celebra l’amore, la speranza, il perdono, le seconde possibilità e le ripartenze, in storie intrecciate tra impulso e promesse della citta di New York nella notte più splendente dell’anno.
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Auguri di Natale Divertente

RISATA DI FINE ANNO

Babbo natale con la renna, ha il pisello che simpenna. La befan vien di notte, come fanno le mignotte. Porta i doni ai bambini e ai più grandi fa i pompini.C'è un re magio col cammello ke ha un metro di pisello,la befana va su quello gridando forte....Spingi Bello!!!tanto forte griderà che sembrerà.... BUON NATALE alla città





"Dio ci guarda con occhi di infinito amore"... Un sentito augurio di amore, pace e serenità. Buon Natale!

BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO CHE L ANNO NUOVO PORTI COSE BUONE







Il figlio di Babbo Natale 3D 2011

Una domanda attraversa le menti dei bambini del mondo: come fa Babbo Natale a recapitare i regali a tutti, in tutto il pianeta, nell'arco di una sola notte? Semplice: grazie alla slitta-astronave S-1 e ad un esercito di elfi allenati a non impiegare più di 18,14 secondi per casa. Il fautore della svolta industrial-tecnologica nell'attività di Babbo è il suo primogenito Steve, destinato ad essere il prossimo ad indossare il costume rosso. Qualcosa però va storto, proprio la notte di Natale, e un pacco regalo rimane a terra. Che fare? Come consegnare il dono promesso alla piccola Gwen, in Cornovaglia? "Nessun bambino dev'essere dimenticato!", predica disperato Arthur, il figlio minore, l'inetto di famiglia, ma anche il solo che nutra nell'anima un amore inesauribile per il Natale e il suo spirito originario.
Era tanto che lo aspettavamo e finalmente è arrivato, il film che del Natale rispetta i crismi ma insieme li rinnova, generazionalmente (come suggerisce il titolo) e non solo. La fucina è quella di Wallace & Gromit e Galline in fuga ma il tocco è meno inglese e più universale, come vogliono il tema e la partnership con la Sony. Non sono però tanto le invenzioni collaterali simpatiche o i personaggi secondari fantasiosi a fare di questo film un desiderio esaudito, bensì la presenza di un'idea, semplice eppure unica, che fa di Babbo Natale qualcuno da spedire in pensione e individua il suo successore naturale in una sorta di Semola, a suo agio con la magia ma non con la tecnologia né con la legge del più forte. Ipocondriaco, goffo, relegato allo stanzino della posta anziché al quartiere generale della grande industria, Arthur è un nerd che non siede davanti ad un monitor ma davanti ad un database cartaceo, colorato e pressoché infinito di letterine, che un giorno trova la falla nel sistema, il bug che compromette l'intera ideologia che sta dietro il mito del Natale.
Per Arthur Christmas (questo il titolo originale) è dunque una questione di identità: le domande chiave "chi è Babbo Natale?" e "perché lo fa?" diventano "chi sono io?" e "qual è il mio scopo nella vita?". Concentrandosi sul viaggio dell'antieroe, il film fa così trionfare lo spirito natalizio senza retorica alcuna, semplicemente come la vittoria dell'inatteso (e personalizzato) sul previsto (e confezionato). Siamo dentro il contrario di Polar Express: non dalla casa del bimbo al magico Polo Nord ma dal disfunzionale Polo Nord giù, a tutti i costi, verso la piccola casa di una piccola donna in una piccola cittadina. Per restare ai raffronti cinematografici, diremo che non siamo lontani dal messaggio del bellissimo Ortone, per cui ogni persona è importante, per piccola che sia.
Infine, la scrittura brillante (anche e soprattutto perché dietro il personaggio esilarante di Nonno Natale si avverte la penna di Borat, Peter Baynham, che qui sceneggia con la regista Sarah Smith) e il 3D piacevolmente leggero, fanno del Figlio di Babbo Natale una delle migliori favole natalizie degli ultimi anni.

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Arthur.3.La.Guerra.Dei.Due.Mondi.2011

Maltazard ormai è alto più di due metri ed è fermamente determinato a dominare il mondo. Arthur, Selenia e Betameche sono gli unici in grado di fermarlo nonostante siano svantaggiati in partenza dalla loro statura. Dovranno far ricorso a tutto il loro ingegno per impedire a Maltazard di concretizzare i suoi piani e ristabilire l'equilibrio tra i due mondi.

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venerdì 23 dicembre 2011

Wrong.Turn.At.Tahoe.Ingranaggio.Mortale.2010

In un mondo fatto di violenza, sesso e crimine, Joshua (Cuba Gooding, Jr.) si guadagna da vivere lavorando per Vincent (Miguel Ferrer), uno spietato boss coinvolto in loschi affari di droga. Quando si trova nel mezzo di una vera e propria lotta per il potere, che coinvolge anche Nino (Harvey Keitel), uno dei più pericolosi malviventi della città, Joshua sa che da quel momento una mossa falsa gli sarebbe fatale. La vita diventa una guerra spietata quando si vive per la vendetta.

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giovedì 22 dicembre 2011

Quarantena.2.Terminal.2011



All’areoporto internazionale di Los Angeles, il LAX, un aereo di linea diretto a Nashville è costretto a un atterraggio di emergenza: un passeggero ha accusato un malore imprecisato e ha mostrato sintomi simili alla rabbia, attaccando altri viaggiatori.Jenny, una giovane e inesperta assistente di volo, si prende carico dei passeggeri e li scorta una volta a terra in un edificio isolato all’interno dell’aereoporto, in attesa dei soccorsi…

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Super 8 2011

Ohio, estate del 1979. Nel tentativo di girare un scena particolarmente efficace per un film in super 8 da mostrare ad un festival provinciale, un gruppo di ragazzi è involontariamente testimone di un terribile disastro ferroviario dal quale “qualcosa” fugge.
La questione è talmente importante che la loro cittadina si riempie di militari intenti ad indagare mentre misteriosamente dalle case spariscono oggetti tecnlogici, persone e cani. Alla fine starà ai ragazzi riuscire a mettere insieme i pezzi di una storia che procederà comunque, con o senza il loro intervento, e dalla quale dovranno uscire vivi.
“Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù! Ma chi li ha?” dice Richard Dreyfuss nella scena finale di Stand By Me, riassumendo nel 1986 il senso di una stagione del cinema americano che si andava chiudendo dopo aver messo al centro dell'immaginario cinematografico il mondo della preadolescenza di provincia e aver creato un vero e proprio sottogenere. Cuore e motore di quell'ondata fu Steven Spielberg, a lui e ai primi film della sua Amblin Entertainment è esplicitamente ispirato Super 8.
Al suo terzo film J.J. Abrams gira la sua opera più complessa, l'unica in grado di fondere le molte diverse ossessioni della sua carriera anche televisiva. Partendo dall'idea di aderire agli stilemi e all'estetica di certo cinema spielberghiano (i ragazzi, le biciclette, la provincia, la fine degli anni ‘70, i problemi con i padri...), gradualmente Abrams contamina il suo film-omaggio di elementi personali. Invece che immedesimarsi totalmente e girare un film amblin al 100% Abrams sceglie di non rinunciare ai suoi controluce che provocano bagliori lenticolari, al suo gusto per la gestione del mistero, ai filmini d'epoca che rivelano segreti, al grande incidente o all'utilizzo di figure mostruose come metafora delle paure (come avveniva già nel Cloverfield da lui prodotto e nell'unica puntata di Lost di cui è stato regista, quella pilota).
Super 8 non va quindi considerato come la riproposizione di una storia e un modo di fare cinema vecchi di 30 anni, ma la messa in scena del cinema di Spielberg visto dagli occhi di Abrams. Infatti mentre nella prima parte il film abusa di topoi Amblin, nella seconda, quella in cui alla descrizione dello scenario si sostituisce l'avvicinarsi dell'incontro ravvicinato, comincia a dosare quello, applicandolo solo in certi punti (l'inquadratura rivelatoria della bacheca con tutti gli annunci di cani scomparsi e il particolare anatomico della creatura che si svela solo a distanza ravvicinata gridano Spielberg a squarciagola).
Se c'è invece qualcosa che davvero marca la separazione tra il cinema di oggi e di ieri, tra Abrams e Spielberg, è il modo in cui i due guardano al cielo. La meravigliosa speranza, poesia e commozione con la quale il regista di Incontri ravvicinati del terzo tipo aspettava i suoi alieni buoni è totalmente assente, al suo posto uno sguardo che più che essere rivolto in alto guarda in basso. Gli alieni moderni di Abrams hanno il medesimo ruolo di quelli di District 9 o Monsters, sono lo specchio delle barbarie umane e non delle loro aspettative più alte.
Citazionismi e ricalchi a parte, alla fine il senso dell'operazione è dimostrato dalla capacità di raccontare una piccola storia che si inserisce in una più grande. Super 8 ha il merito di riuscire a ricongiungere trama e personaggi alla maniera di E.T.. Uno stile fondato prima di tutto su un casting a regola d'arte, che trova sei ragazzi perfetti per dare vita ai sei caratteri scritti su carta, tra i quali si distingue l'eccezionale Elle Fanning (sorella dell'altro prodigio Dakota Fanning, ma cosa danno da mangiare in quella famiglia?). E in seconda battuta concentrato a non perdere mai di vista la coerenza interna data dai caratteri infantili, volontà simboleggiata dal piccolo piromane (uno dei personaggi più riusciti) che anche nella più terribile delle situazioni si chiede dove siano le sue miccette.

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mercoledì 21 dicembre 2011

Nel video possiamo ammirare il miglior coro dei nostri "cugini" rosanero!

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Due vite per caso (2010)

Matteo è un venticinquenne che vive con disagio una stagione di scelte cruciali e attende che qualcosa arrivi a rivoluzionare la sua esistenza. Poi un evento traumatico il tamponamento di un auto con a bordo due poliziotti in borghese altera il corso delle cose e Matteo inizia a vivere una sorta di doppia esistenza, come se il suo destino prendesse due biforcazioni diametralmente opposte…

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La lacrima del Diavolo (2010)






Mentre un serial killer terrorizza Washington, l’agente dell’Fbi Margaret Lukas ha un’unica prova, una richiesta di riscatto scritta dall’assassino. Per riuscire a fermarlo prima che uccida ancora, si rivolge a Parker Kincaid, rinomato grafologo ed ex agente dell’Fbi…

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lunedì 19 dicembre 2011

Point.Blank.2010

Tutto sta andando bene per Samuel e Nadia, la sua bella moglie. Sta studiando per diventare infermiere e lei è in attesa del primo figlio. Tutto cambia quando Nadia viene rapita davanti agli occhi di Samuel, che viene ferito nel tentativo di fermare il rapitore. Una telefonata lo avverte che ha solo tre ore di tempo per prendere fuori dall’ospedale Startet, un uomo sotto sorveglianza della polizia. Se Samuel vorrà rivedere sua moglie, dovrà agire in fretta.

domenica 18 dicembre 2011

A Natale mi sposo

Gustavo è un cuoco milanese a Roma. Padre di un adolescente che coltiva il sogno di un amore impossibile, Gustavo viene scambiato per un celebre chef e invitato a organizzare a St. Moritz un sofisticato pranzo di nozze. Il matrimonio però “non s'ha da fare” perché Fabio, figlio di Gustavo, è invaghito da sempre di Chris, sposina promessa per interessi paterni alla prole ottusa di un ricco banchiere svizzero. Figlia di uno scrittore dozzinale e di una madre burina, Chris ricambia il sentimento di Fabio ed è decisa a fuggire con lui. Li favoriscono o li boicottano una messe di personaggi naif e disgraziati che infilano battutacce e praticano la trivialità.
Da troppi anni i cinepanettoni mostrano la corda. Esaurita ogni pretesa di originalità, figuriamoci di messaggio o di relazione col presente storico, arrivano ogni anno puntuali come il Natale e in alcuni casi, ed è questo il caso, addirittura fuori sincronia con la festività natalizia, dichiarata comunque nel titolo. Combinando matrimonio e Natale Massimo Boldi e Medusa bruciano i competitor stagionali e irrompono in sala con una commedia alla potenza che prevede al solito quote geografiche, dialettali e televisive incarnate in disordinato ordine di apparizione da Salemme, Ceccherini, Salvi, Mannino, Canalis.
Fuori dal tempo e per questo riproponibili in eterno i personaggi dei cinepanettoni (ri)propongono un copione già vecchio e uno script logorato dalla consuetudine. A Natale mi sposo prova a respirare aria fresca trasferendosi in montagna e inserendo nel refrain comico un'idea mocciosa e sentimentale che avvii il carrozzone e seduca lungo la strada i giovanissimi. Ma variando (minimamente) l'entità e l'ordine degli addendi capocomico e gregari realizzano comunque la medesima e intrucidita somma finale, che contempla irriducibile tette e culi, puzze e rutti. La trama sentimentale, sostenuta dall'interpretazione inconsistente di Lucrezia Piaggio e Jacopo Sarno, si impantana quasi subito nel disinteresse dello spettatore, mentre i comici che fanno corona e colore procedono ciascuno per conto loro, prigionieri delle nevi e dei nefasti collassi della stupidità cinematografica.
Privo di qualsivoglia dignità espressiva, di interesse sociologico, di qualità di scrittura e di recitazione, la commedia natalizia, diretta quest'anno da Paolo Costella, contrappone ancora una volta alla borghesia arricchita capitanata da Salemme le più modeste condizioni del cuoco di Boldi, poco avvezzo alla mondanità. Lo scioglimento degli equivoci, degli adulteri, degli scambi di persona e delle differenze economiche e sociali avverrà senza sorpresa nel soggiorno montano e dentro un bianco Natale. Meglio, un Natale in bianco e fiori d'arancio ma senza strenna e senza “parenti”.

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Salt 2010

Evelyn Salt è un'agente CIA che ha già rischiato la vita in missioni pericolose e ha così ottenuto la più alta considerazione da parte dei suoi superiori. Un giorno però si presenta una spia russa che fa una rivelazione che le sconvolgerà l'esistenza: il Presidente russo verrà assassinato in occasione della sua visita negli Stati Uniti per i funerali di Stato del Vicepresidente americano recentemente scomparso. L'agente al centro di questo complotto è Evelyn Salt.
Di un film di spionaggio è bene rivelare il meno possibile affinché lo spettatore possa costruirsi una sua idea su chi è cosa e godersi tutta l'azione che può sperare di trovarci. Soprattutto se alla regia c'è Phillip Noyce che ben conosce la materia e ci ha regalato film come Giochi di potere, Sotto il segno del pericolo o The Quiet American. Noyce, anche se poi ci ha proposto un film di forte impatto sociale come La generazione rubata, non ha messo in soffitta i ferri del mestiere. Cogliendo inoltre qui una straordinaria opportunità. Perché avendo (fortunatamente) incassato la rinuncia di Tom Cruise si trova a dirigere una Jolie ormai tanto carica di gossip quanto di esperienza. È di quest'ultima che Noyce si avvale con grande abilità e astuzia. Riesce cioè a sfruttare le doti dell'Angelina/Lara Croft o fumettistica protagonista di Wanted con quelle dell'interprete dell'intensa madre di Changeling.
Ci offre così una spy story che rispetta tutti i canoni del genere (ivi compresi anche i più inverosimili) ma offre al contempo (e quasi per assurdo) ad Evelyn Salt sostanziose dosi di umanità e verosimiglianza. È da questo mix riuscito che emerge un film che potrà appassionare sicuramente gli amanti del genere ma che non verrà disdegnato anche da quegli spettatori che dal cinema si attendono un intrattenimento in cui l'iperbole sia frutto dell'intelligenza e non velleitaria copertura della mancanza di idee.

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L'incredibile storia di Winter - Il delfino (2011)

Mentre nuota libero, un giovane delfino rimane impigliato in una trappola per granchi e riporta gravi ferite alla coda, viene soccorso e trasportato al Clearwater Marine Hospital, dove gli viene dato il nome Winter. Ma la sua lotta per sopravvivere è solo all’inizio.
La perdita della coda può costargli la vita e saranno necessarie l’esperienza di un appassionato biologo marino, l’ingegno di un brillante medico esperto di prostetica e l’incrollabile devozione di un ragazzo per portare a compimento un miracolo - un miracolo che non solo ha salvato Winter, ma è riuscito ad aiutare migliaia di persone in tutto il mondo.


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sabato 17 dicembre 2011

Box.Office.3D.2011

In un anno in cui Hollywood è pronta a fare uscire in sala ben 27 sequel, Ezio Greggio si diverte a prendere in giro questo fenomeno con una serie di irresistibili parodie di alcuni tra i generi cinematografici di maggior successo degli ultimi anni. Greggio scherza su Il Codice da Vinci, Il Gladiatore, Il Signore degli Anelli, The Fast and the Furious, Harry Potter, Twilight e Avatar.

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FILESERVE CD2 PART RAR

FILESERVE CD3 PART RAR

FILESERVE CD4 PART RAR

Sex.Therapy.2010






Una sera, Andy segue la ragazza dei suoi sogni e scopre che frequenta di nascosto un gruppo di terapia sessuale, in cui il terapista Burton prova a risolvere i problemi di dipendenza dal sesso dei suoi pazienti. Là Andy stringe amicizia con Herman, un uomo con un debole per i locali di spogliarello, con Donny, un giovane entrato in fissa con i condimenti, e con Tiffany, una single esperta di arti marziali che usa a modo proprio…

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The.Son.Of.No.One.2011

Un giovane poliziotto viene assegnato ad una zona del quartiere della classe operaia in cui è cresciuto, ma un antico segreto minaccia di distruggere la sua vita e la sua famiglia.

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Le.Idi.Di.Marzo.2011






Stephen Meyers, responsabile della comunicazione giovane e idealista, viene assunto dal governatore Mike Morris, carismatico ma poco ortodosso candidato presidenziale. Nel corso della campagna il giovane toccherà con mano le bassezze, le menzogne e i trucchi della politica.

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venerdì 16 dicembre 2011

Tropa de Elite 2 - Il Nemico è Un Altro (2010)

Nascimento, a capo della unita' di forze speciali della polizia brasiliana, interviene in modo sbagliato in una rivolta carceraria e viene rimosso dall'incarico ed assegnato a una postazione di intelligence governativa. Qui scopre una vasta rete di corruzione che coinvolge non solo la sfera politica ma la stessa polizia e deve decidere se e come intervenire. Dopo lo straordinario successo orttenuto in patria e l'Orso d'Oro (accompagnato da numerose polemiche) ricevuto nel 2008 alla Berlinale era difficile che non venisse realizzato un sequel. Il che e' puntualmente accaduto.

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giovedì 15 dicembre 2011

Tutta colpa della musica

Giuseppe è a un passo dalla pensione e da una vita da inventare daccapo. Stretto tra una madre cattolica e una moglie testimone di Geova, la sua unica consolazione è la figlia Chiara, timida, insicura e ostinata a vivere una vita senza uomini. Avvilito e senza intenzioni, è soccorso da Nappo, compagno di infanzia col vizio del coro e delle donne. Convinto dall'amico ad accompagnarlo alle prove del coro, gestito dalla sua ex moglie, Giuseppe incontra Elisa e se ne innamora perdutamente. Soprano, mamma e moglie di un marito da troppo tempo invalido, Elisa è un'elegante signora di mezza età che affoga i problemi nel canto. Ricambiato da Elisa, Giuseppe è deciso a seguire il suo cuore e a vivere una lunga notte di note.
È con una cavatina di Vincenzo Bellini che il soprano morbido e materno di Stefania Sandrelli innamora il Giuseppe cortese e gentile di Marco Messeri, perché l'arte dei suoni, e Ricky Tognazzi lo sa bene, vince il cuore e ‘raddoppia il contento'. Dopo Canone inverso, storia d'amore e di amicizia nella Praga occupata dai nazisti, il regista romano torna a impiegare le armonie geometriche della musica raccontando con garbo e pudore un sentimento senile. Note e partiture ancora una volta diventano nel suo cinema, conforme e impersonale, luoghi nei quali rifugiarsi e linguaggi con i quali esprimersi e lasciare esprimere i propri personaggi, a cui il tempo sfugge le mani e la vita si perde via in affanni. Ma la melodia prodotta dal coro, governato da una brillante Elena Sofia Ricci, è pure un invito a non scoraggiarsi e a inventarsi il modo di ricominciare da capo. Tutta colpa della musica è una commedia intorno al ‘Tempo', dove ogni mattina ha l'oro in bocca e una chance nel cuore. Tognazzi guarda con ironia e leggerezza all'eterno ritorno dell'identico quotidiano che il suo protagonista, immaturo e irrequieto, aggredisce innamorandosi caparbiamente, rilanciando e riavviando.
Se non sempre i personaggi hanno lo spessore auspicabile, il meccanismo narrativo funziona anche e soprattutto per l'intervento di un gruppo di attori ispirati che fanno respirare una sceneggiatura altrimenti meccanica e puramente didascalica, in cui ogni elemento viene sottolineato e spiegato con elementare chiarezza. Senza trovare una forma originale, il cinema di Tognazzi sorprende poco e rassicura troppo, Tutta colpa della musica ha l'indubbio merito di mettere in scena un coro di uomini e donne che non si piangono addosso e si danno da fare, affidandosi alla musica e ai sentimenti. Contro le insopportabili isterie e paturnie del cinema italiano, Ricky Tognazzi e Simona Izzo rispondono con una dipartita e una preghiera intonata dagli alpini. “Joska Joska Joska. Salta la mura e balla con mi”.

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The.Reef.2010

Luca accoglie il suo amico Matt e la sua fidanzata Suzie che vengono da Londra e la sorella di Matt e Kate ex fidanzata di Luca, che viene da Sydney a vela con lui e la Warren marinaio in una barca a vela. Tuttavia, la nave colpisce una roccia sottomarina e si rovescia con un'apertura sul sedere. Luca ricorda che essi devono nuotare in direzione nord per raggiungere il Turtle Island, nel Queensland, in Australia, mentre hanno la forza poiché non vi è una corrente in movimento la barca nella direzione opposta della terra, ma Warren preferisce stare sullo scafo in attesa di aiuto poiché ci sono squali in acqua. Il quartetto nuota, ma sono cacciati da un grande squalo bianco.

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mercoledì 14 dicembre 2011

Cose.Dell.Altro.Mondo.2011.

Una città del Nordest d'Italia. L'immigrazione incide sul tessuto sociale. L'industriale Golfetto non la sopporta nella maniera più assoluta e scarica tutta la sua xenofobia in uno spazio a lui riservato nella tv locale che finanzia. Intanto fa ritorno a casa Ariele, un poliziotto con madre con Alzheimer e un tempo compagno della maestra Laura che ora attende un figlio da un africano. Un mattino però, dopo un fenomeno temporalesco anomalo, tutti gli extracomunitari e gli stranieri in genere scompaiono dal territorio. Bisogna arrangiarsi da soli.
Il debito con Un giorno senza messicani viene correttamente pagato sin dai titoli di testa. Perché l'idea di base è la stessa: là la California qui il Nordest, identica la sparizione. Le similitudini si fermano però a questo punto perché lo sguardo e il punto di vista divergono e non solo per ovvie diversità di latitudini, usi e costumi. Se nel film di Sergio Arau e Jareli Arizmendi una parte consistente degli accadimenti veniva filtrata dai notiziari televisivi (con conseguente evidenziazione della manipolazione di massa) qui la televisione c'è ma la sua capacità di assoggettamento delle coscienze non si articola sulle notizie ma sulla visceralità più becera. Quando sentiamo blaterare Golfetto di cammelli e stati africani inesistenti viene immediatamente in mente (tanto per non fare nomi) Borghezio. La tecnica è la stessa, la volgarità analoga tanto che viene il dubbio che la produzione debba pagare all'eurodeputato parte dei diritti di sceneggiatura. Il film di Patierno trova la sua forza proprio nell'ignoranza che pervade il tessuto sociale traducendosi talvolta in violenza e che viene perfettamente esemplificata dal personaggio del taxista. Cose dell'altro mondo affronta il discorso della necessità della presenza degli immigrati per la stessa sopravvivenza del trend di vita proprio di coloro che più ne contrastano la presenza. Lo fa con i toni della commedia alternando la disinibita irruenza di un Abatantuono (che ogni tanto dimentica di interpretare un veneto e torna ad accenti milanesi) con la levità surrealmente efficace di Valerio Mastandrea, il quale interpreta un personaggio che si muove in una sorta di tempo sospeso in cui il compito primario sembra essere il reagire e non l'agire. L'esito è divertente e interessante. In più occasioni nella storia del cinema (e non solo) la commedia è riuscita a far arrivare a un vasto pubblico delle idee che il dramma o la riflessione 'alta' avrebbero costretto nella ristretta cerchia dei già convinti. Ogni volta che ciò accade è giusto felicitarsi abbandonando qualsiasi tipo di sopracciglio alzato.


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Contagion.2011

Una malattia per molti versi simile all'influenza suina ma capace di svilupparsi anche per contatto con estrema rapidità sta colpendo il mondo. La comunità medica mondiale si trova in breve tempo a dover affrontare la ricerca di una cura e il controllo del panico che si diffonde progressivamente ovunque. Le persone reagiscono in modo diverso e a seconda della responsabilità che è stata loro attribuita o che si sono autonomamente conferita.
Se un alieno fosse messo dinanzi a Ocean's Eleven, Full Frontal e Il Che quasi sicuramente non direbbe che sono frutto del talento dello stesso regista. Perché uno dei grandi pregi di Steven Soderbergh (anche quando, come in questo caso, lavora su commissione) è quello di continuare a sperimentare sia sul piano della sceneggiatura che su quello linguistico cinematografico. Potremmo rifarci a Traffic per questo film ma la memoria corre piuttosto al cinema altmaniano in cui una molteplicità di personaggi (nessuno dei quali viene mai narrativamente abbandonato) contribuisce alla costruzione di un mosaico in cui le ombre prevalgono sulle luci. Il tema sociologicamente impegnativo della reazione nei confronti dell'ignoto sembra appassionare il regista che lo scandaglia sotto le più diverse prospettive che finiscono con il rivelarsi sempre e comunque parziali e incapaci di fornire risposte risolutive.
Che si tratti della reazione dell'uomo che perde moglie e figlio o del responsabile del Consiglio Mondiale della Sanità oppure che si evidenzino le ragioni (ma anche la paranoia) del fustigatore mediatico di qualsiasi complotto (vero o presunto) gli elementi dei primordi (sesso, bugie e videotape) non sono estranei a un film che prende l'avvio dal giorno numero 2. Da lì si dipanano vicende private e pubbliche scandite con la cronometrica precisione dell'orologio della Morte. Il principio della fine verrà reso noto solo in conclusione. Dove si mostrerà che le piaghe che tormentano l'uomo d'oggi non hanno la dimensione epica di quelle bibliche. Possono avere cause molto ma molto più banali.

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domenica 11 dicembre 2011

Carlos.2010

Carlos e' il nome in codice di Ilich Ramírez Sánchez, terrorista mercenario filopalestinese di origini venezuelane (ma attivo piu' che altro in Europa), autore di alcune tra le piu' violente stragi degli anni '70 e al centro di una gigantesca caccia all'uomo della polizia. Carlos e' bello, prestante e furbo. Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina lo prende con se' e lui fa carriera velocemente grazie al sangue freddo e al carattere, almeno fino al clamoroso assalto al quartier generale dell'OPEC nel 1975, quando riusci' a sequestare sessanta ostaggi e scappare con loro in un DC-9 fornito dalla polizia. Quell'operazione pero' e' anche l'inizio della fine dei rapporti con il FPLP e l'inizio della peregrinazione che nel giro di vent'anni lo portera' in carcere.
Ultimo innesto di una fortunata serie di film europei, per il cinema e per la tv, che affrontano con epica, gusto e forte senso dell'intrattenimento gli anni di piombo (non in senso temporale stretto ma in senso lato), leggendo le vite e le opere dei piu' noti villain della cronaca, Carlos non si distacca per stile, toni e approccio dai suoi predecessori.
Come gia' fece Marco Tullio Giordana trattando le Brigate Rosse in La meglio gioventu' o anche Marco Bellocchio in Buongiorno, Notte o ancora come si e' visto nel meno riuscito La Prima Linea, i criminali riconosciuti e condannati sono raccontati con i tempi e le modalita' del cinema d'azione (sempre all'europea, s'intenda) ma cercando in ogni momento di far si' che l'epica che si accompagna al genere non scada nell'apologia.
Men che meno vuole infognarcisi Assayas, che sembra procedere sul medesimo binario (narrativo e visivo) su cui si era mosso Jean-François Richet per il suo ritratto di Jacques Mesrine nel dittico Nemico pubblico n.1, di fatto rinunciando a molti dei tratti piu' evidenti del suo cinema. Parte di questa scelta sembra giustificabile dalla committenza (e poi distribuzione) televisiva del film e parte sembra invece frutto della felice intuizione di mettersi da parte per inserirsi nel piu' continentale gioco alla ricostruzione della stagione terroristica degli anni '70 attraverso il filtro dell'avventura.
Il Carlos di Assayas e' bello e desiderabile e il regista non esista a dilungarsi molto nelle scene che mostrano il corpo nudo di Edgar Ramirez, nel suo fare avanti e indietro tra forma smagliante e pesante ingrassamento. Carlos e' un guerriero e come tale ha un corpo che e' in se' un'arma, una caratteristica che, ancora una volta, avvicina il modo in cui si guarda Ramirez a quello in cui si guarda Vincent Cassel e al suo straordinario Jacques Mesrine, piu' spaventoso e autoritario all'aumentare dei chili.
Sebbene il film sia nettamente piu' dinamico nella prima che nella seconda parte, l'opera nel suo complesso disegna un affresco molto attento alla ricostruzione storica. Un cartello prima dell'inizio spiega per bene cosa e' vero e cosa no, cosa e' immaginato e inventato e cosa e' invece stato riconosciuto legalmente come colpa del criminale. Non c'e' nostalgia, adesione o repellenza per l'ideologia alla base delle azioni del protagonista. La politica, per quanto molto presente, fortunatamente non e' elemento del discorso filmico come lo era nell'eccessivamente pesante La banda Baader Meinhof.
La visione unica dell'opera da cinque ore e mezza che ha offerto il Festival di Cannes tuttavia non e' forse il modo migliore per godere di una storia organizzata per essere fruita in diverse parti. La scansione, il ritmo e le svolte non sono organizzate per una visione tradizionale ed e' probabile che i passaggi televisivi migliorino l'impressione globale.

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sabato 10 dicembre 2011

Cambio.Vita.2011

Mitch e Dave sono cresciuti insieme e un tempo erano praticamente inseparabili, poi si sono un po' persi di vista. Dave adesso è sposato, padre di tre figli ed è un avvocato sempre molto impegnato. Mitch invece è rimasto un bambinone single, che non ha un lavoro fisso e non si è mai deciso a prendersi una responsabilità, nella vita. Per Mitch, a Dave non manca nulla: ha una bellissima moglie, i bambini lo adorano e lavora in uno studio prestigioso. Per Dave invece, vivere come Mitch - ovvero senza obblighi, conseguenze e stress - sarebbe un sogno. Dopo aver trascorso una nottata "alcolica" insieme, i due si risvegliano uno nel corpo dell'altro. E prevedibilmente la reazione iniziale sarà da panico

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venerdì 9 dicembre 2011

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A BREVE NEL SITO UNIVERSALFILM CONTINUA ......  POTRETE SCARICARE LA TRILOGIA DEL PADRINO GRZ A GLI UTENTI KE CI SEGUONO SEMPRE

Monsters.2010

La ricerca scientifica della NASA riesce a trovare le prove dell’esistenza di altre forme di vita. Una navicella spaziale piena di campioni ha un incidente durante la fase di atterraggio: le creature dello spazio cominciano a stabilirsi sulla terra, moltiplicandosi e diffondendo terrore. La zona contaminata, tra il Messico e gli Stati Uniti, diventa così un parco abitato da giganteschi polpi distruttori di città e vite umane, tenuti a bada da un esercito militare violento e impreparato. Un fotoreporter e una giovane turista decidono di viaggiare insieme per raggiungere i territori sicuri oltre il confine della quarantena ma la strada da percorrere sarà ricca di imprevisti. Sembra che i mostri non amino molto la compagnia degli uomini.
Gareth Edwards è un giovane regista inglese dotato di talento e sfacciataggine. In barba alle grandi produzioni americane, ha realizzato, con un budget ridottissimo, uno dei più interessanti film di fantascienza di questi ultimi tempi. Ha creato da solo i ritocchi grafici e gli inserti digitali, si è affidato alla collaborazione dei due attori protagonisti e di pochi aiutanti tecnici. Il risultato? Un piccolo e onesto manifesto di amore per il cinema. Chi adora il gusto del racconto, delle immagini in movimento e di tutti quei trucchi dietro le quinte che permettono di costruire una realtà diversa dalla nostra, sa bene che non servono né miracoli né tanti soldi per fare un buon film.
Monsters conferma e supporta una visione romantica della settima arte. Se all’inizio del Novecento Méliès era capace di portarci sulla luna ‘imbrogliandoci’ con giochi di prestigio e illusioni ottiche, Edwards ci accompagna in un ipotetico futuro sfruttando le potenzialità del computer. Cambiano i modi ma non l’inventiva. L’operazione ha il merito di coniugare impegno e creatività in modo apprezzabile, sia dal punto di vista della sceneggiatura che della regia. E malgrado il plot non sia del tutto innovativo (difficile non pensare a District 9 o ad alcune scene di Jurassic Park), il film riesce ad approfondire l’atavico dilemma del confronto con gli Altri, fuggendo dalla mediocrità di una rappresentazione rigida di bene e male. Il concetto di mediazione/integrazione non vale solo per il rapporto tra umani e mostri. Anche i due protagonisti, donna e uomo, si conoscono piano piano, si odiano per poi riavvicinarsi nuovamente, si addomesticano a vicenda. Tutti i mostri, in fondo, ad osservarli bene, non sono mai così mostruosi.

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giovedì 8 dicembre 2011

Kidnapped – 48 ore di terrore (2010)

HDTV – Una giovane coppia si appropria di una forte somma di denaro rubandola ai propri genitori. I due affittano un aereo privato per fuggire ma il veiovolo precipita in un lago. La vera natura di Marco si rivela quando, invece di salvare Jamie prende la valigia piena di soldi lasciandola annegare. Otto anni dopo…
Kidnapped – 48 ore di terrore (Kidnapped: 48 Hours of Terror) è un film a colori di genere mystery della durata di 90 min. diretto da George Erschbamer e interpretato da Ian Ziering, Chris Kramer, Pascale Hutton, Madison Bell, Doug Abrahams, Ralph Alderman, Jianna Ballad.
Prodotto nel 2010 in Canada.

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L.Ultimo.Terrestre.2011

La storia si svolge durante l'ultima settimana prima dell'arrivo di una civiltà extraterrestre sulla terra. Un arrivo annunciato dai governi. Una notizia in seconda serata, che non ha entusiasmato nessuno.


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True justice Guerriglia urbana 2011

Un gruppo di spacciatori violento e spietato si insedia nella citta’ di Seattle, dove Elia Kane, capo di una squadra di poliziotti lavora sotto copertura. Kane vuole affrontare i Boss della mala ed insieme al suo team, decide di ripulire le strade della citta’ contro ogni regola e con ogni mezzo necessario. Elijah Kane non si da pace e continua la sua lotta contro il mondo della droga e della mala nella citta’ di Seattle. Il suo prossimo obiettivo e’ quello di far fuori un nuovo laboratorio di pillole di ecstasy, la cui vendita ha gia’ procurato una dozzina di vittime tra i ravers della notte… Come se non bastasse si ritrova a fare da guardia del corpo ad un arrogante film maker deciso a raccontare con un documentario i fatti piu’ oscuri e malati della citta’ di Seattle. Ma il lavoro che lo aspetta si prospetta molto piu’ arduo di quanto si possa pensare…

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Hypnosis.2011

Hypnosis è un thriller paranormale, incentrato sulla terapia ipnotica video-documentata che Isaia R. Deutzberg, brillante psichiatra sperimentale americano, conduce su di un soggetto molto particolare: Christian Parenti, un paziente affetto da aneurisma cerebrale congenito, che gli provoca visioni inquietanti ed un'amnesia totale relativa ai suoi primi dieci anni di vita. Deutzberg viene a conoscenza del caso grazie alla sua compagna, Alice Moretti, migliore amica di Christian fin dai tempi dell'infanzia e figlia del Prof. Moretti, noto psichiatra, che ha avuto in cura Christian adottando una terapia "classica". Dopo una titubanza iniziale, Deutzberg subentra proprio al Prof. Moretti, attraverso una nuova e particolare terapia ipnotica. Le sedute hanno inizio. Le visioni richiamate alla memoria di Christian in questi esperimenti porteranno i tre nel suo paese di origine, un luogo magico dall'atmosfera immutata di fine ottocento, che rievoca un passato irrisolto e inspiegabilmente sinistro. Durante le videoriprese delle sedute, accadono fatti misteriosi e hanno luogo strane apparizioni, che faranno capire ai tre protagonisti che non si stanno confrontando con una regolare patologia ma con un'inquietante presenza che regna in quel luogo.

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mercoledì 7 dicembre 2011

Zack.&.Cody.Il.Film.2011

Durante le vacanze di primavera, i terribili gemelli Zack e Cody hanno l’opportunità di partecipare a un progetto scientifico all’interno di un avveniristico centro di ricerche dove il dottor Olsen sta conducendo studi ed esperimenti sui gemelli omozigoti. Qui, conoscono altre due coppie di gemelli ma presto scoprono di essere in pericolo dal momento che le ricerche di Olsen nascondono un doppio fine…


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Ricomincio.Da.Zero.2010

Tommy si è fatto tre anni di prigione e adesso è finalmente fuori. Tuttavia si troverà presto a rimpiangere la quiete della sua cella: la vita là fuori è molto più complicata di quanto ricordasse. Soprattutto da quando si trova a passare un po’ di tempo con Vicki, la sua sorella un po’ svitata, e la banda di eccentrici personaggi di cui lei si circonda…

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Almanya - La mia famiglia va in Germania

Dopo aver lavorato per 45 anni come operaio ospite ("Gastarbeiter") Hüseyin Yilmaz, annuncia alla sua vasta famiglia di aver deciso di acquistare una casetta da ristrutturare in Turchia. Vuole che tutti partano con lui per aiutarlo a sistemarla. Le reazioni però non sono delle più entusiaste. La nipote Canan poi è incinta, anche se non lo ha ancora detto a nessuno, e ha altri problemi per la testa. Sarà però lei a raccontare al più piccolo della famiglia, Cenk, come il nonno e la nonna si conobbero e poi decisero di emigrare in Germania dall'Anatolia.
Esiste ormai nel cinema contemporaneo dai tempi di East is East un modello di narrazione che potremmo definire "commedia sull'integrazione". Di solito si tratta di una famiglia di immigrati che risiede all'estero da tempo e che è ormai abbastanza ampia da consentire la compresenza della prima generazione con quella di figli e/o nipoti nati su suolo straniero. Almanya aderisce pienamente al modello senza particolari originalità se non per la caratteristica (determinante) di scegliere come proprio soggetto una famiglia turca. Come è noto la nazione che in Europa ospita il maggior numero di turchi è proprio la Germania. I dati statistici ci dicono che su 82 milioni di abitanti i turchi costituiscono un'entitàdi circa 1.7 milioni di persone legalmente residenti. I problemi legati all'integrazione non sono sicuramente mancati. Di recente però, grazie anche all'opera di Fatih Akin, il cinema tedesco ha prodotto film che costituiscono un ponte fra le due culture.
Mancava però la commedia generazionale che prende le mosse, grazie all'escamotage della narrazione al piccolo di famiglia, da come il nonno fosse giunto come milionesimoeuno emigrante nella Germania del boom economico. Si sviluppa così una sorridente alternanza tra un passato di difficoltà e una progressiva crescita operosa. L'idillio prevale sui contrasti ma l'ironia non manca. Così come viene descritta con una molteplicità di sfaccettature la figura del nonno pronto ad integrarsi al suo arrivo ma ora assolutamente disinteressato ad acquisire la nazionalità tedesca caparbiamente voluta e ottenuta dalla moglie. Soprattutto nella parte finale il film (che invece regge bene il ritorno in Turchia con acute osservazioni sui pregiudizi) non riesce a sfuggire a un po' di retorica al glucosio che finisce con il nuocergli più che portargli vantaggi.
Questo però non inficia la resa complessiva di un'opera divertente che consente anche ai non esperti di storia e società tedesche di divertirsi e (magari, perché no?) di fare anche produttivi paragoni con situazioni italiche passate e presenti.


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A.A.A.Cercasi.Marito.2011

Gwen Green, affascinanate bionda trentacinquenne e la sua migliore amica Sandra sono le ultime due ex-studentesse del St. Mary College a non aver ancora trovato marito. Sandra è stufa di partecipare a matrimoni in cui lei e Gwen vengono additate come "zitelle" e cerca di convincere anche Gwen a cercare l'uomo da portare all'altare. Le due amiche partecipano quindi ad una serata di Speed Dating, dove Sandra conosce Paul, con il quale convola a nozze dopo 3 mesi. E Gwen? Il suo capo, direttore della celebre casa editrice "rosa" Hearts Desire, le affida l'incarico di curare le memorie della famosa e disinibita scrittrice Dahlia Marchant. La donna, alquanto bizzarra, eccentrica, esuberante, molto sicura di sè e, soprattutto, con ben 6 matrimoni alle spalle, non si attarderà a prendere sotto la propria ala la bella ma timida Gwen, e a spiegarle le regole d'oro per conquistare l'uomo ideale e farsi sposare in soli 6 mesi.

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1921 – Il Mistero di Rookford.Megaupload ita.

Inghilterra, 1921. Florence Cathcart, che ha da poco perso il fidanzato in guerra, viene chiamata a visitare Rookford, un collegio situato nella campagna, per indagare sulle presunte apparizioni del fantasma di un bambino. La donna, profondamente scettica sul paranormale, inizia a raccogliere prove scientifiche diventando testimone di un’esperienza che sfida ogni logica.

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lunedì 5 dicembre 2011

La.Pelle.Che.Abito.2011

Il chirurgo estetico Robert Ledgard ha perso la moglie in un incidente d'auto che l'ha completamente carbonizzata. Da allora, ha messo tutto il suo impegno di scienziato per costruire una pelle sostitutiva, leggermente più resistente di quella umana e perfettamente compatibile. Perfezionata l'invenzione, Robert ha avuto bisogno di una cavia e non ha esitato a sequestrare il ragazzo che ha tentato di stuprargli la figlia, a privarlo dell'organo più esteso del suo corpo e ad obbligarlo a (soprav)vivere in un'altra pelle, che non gli appartiene.
Quando il film si apre su una bella ragazza con un'attillatissima tutina color carne, che fa yoga come fosse una ballerina di Pina Bausch e crea sculture ispirate a quelle di Louise Bourgeois, ci appare immediatamente chiaro dove ci troviamo: di fronte ad un Pedro Almodovar al cento per cento, tutt'altro che transgenico, piuttosto ormai manierista. Il resto del film si occuperà di confermare senza sosta questa prima impressione.
La scrittura, come in quasi tutti gli ultimi titoli del regista, è anche qui un meccanismo perfetto, rotondo, nel quale i dialoghi servono spesso ad alleggerire una trama ritagliata con chirurgica perizia, come fosse fatta di pezzi di un puzzle (Gli abbracci spezzati) o di lembi di pelle da far combaciare senza che si noti la cicatrice. Battute come “Mi chiamo Vera. Vera Cruz”, solleticano la risata in pubblici diversi e stratificati, strizzando l'occhio tanto ad un'epoca (gli anni Cinquanta) e ad un cinema di genere fatto di continui colpi di scena, quanto, fuori dallo schermo, alla rinuncia dell'attrice feticcio di Almodovar, Penelope, che era stata pensata per il ruolo finito poi in sorte a Elena Anaya (e la mancanza della Cruz qui non si sente, poiché la sua “seconda pelle” se la cava benissimo). A livello estetico, accade esattamente la stessa cosa: dentro un impianto visivo algido ed elegante, irrompe -volutamente grottesco- un uomo vestito da tigre. Almodovar, dunque, rifà se stesso: insieme kitsch e affascinante, artista matur(at)o ed énfant prodige birichino. E poi telecamere nascoste, primi piani congelanti, scambi di sesso ma non di identità, madri con segreti mai confessati, figli/fratelli ignari l'uno dell'altro.
Il mito di Frankenstein -espressione da sempre della paura nei confronti dei progressi della tecnologia e della scienza, e mito gotico per eccellenza-, più che oggetto di un'indagine o di una riflessione sembra servire ad Almodovar come un semplice contenitore, un involucro funzionale e intonato nel colore, resistente e compatibile con la celebrazione di sé e del proprio gusto.


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I soliti idioti 2011

L'incubo del volgare imprenditore romano Ruggero De Ceglie sta per realizzarsi quando il figlio Gianluca è in procinto di sposarsi. Per lui, sessantenne donnaiolo arricchitosi sui panini coi wurstel, avere un figlio colto e sensibile, determinato a sposarsi per amore con una ragazza poco attraente, è un'onta insopportabile, a cui decide di rimediare scommettendo con un altro laido imprenditore romano che Gianluca finirà a letto con la Sorcicova, una famosa top model di biancheria intima. Per vincere, è pronto a far saltare le nozze fingendosi malato terminale di "rontolite seborroica" e scortando il figlio fino a Roma a conoscere la modella. Nel frattempo, alcuni invitati al matrimonio vivono le loro personali disavventure: Fabio è convinto di essere rimasto incinta del suo compagno e interpreta la reazione sbigottita della gente per omofobia; una coppia di benpensanti alto-borghesi nasconde la propria crisi sentimentale con un guardaroba in coordinato e dissimula un malcelato razzismo attraverso gesti xenofobi; mentre un povero fattorino metallaro che deve consegnare il regalo di nozze agli sposi viene tormentato ovunque da un'impiegata delle poste indisponente.
Non sorprende certo che un altro fenomeno comico televisivo cerchi l'espansione dal piccolo al grande schermo. Quel che sorprende di più è che il film derivato dal programma comico di Mtv si avvicini più a un film vero e proprio che a un collage rabberciato degli sketch proposti in televisione. E questo, non perché il nonsense a episodi non conosca modelli cinematografici alti (tipo i Monty Python), ma perché c'è sempre un po' di timore nel vedere l'umorismo dei tempi ridotti e concentrati delle scenette televisive, dilatato all'interno della forma più ampia e in qualche modo più sofisticata del film. Forse suggeriti dal successo dei personaggi di Sacha Baron Cohen come Borat e Ali G, Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio si approcciano alla scrittura per il film elaborando la storia attorno a due soli dei loro numerosi caratteri. La scelta ricade su "Father & Son": serie di sketch basati sul confronto padre-figlio fra un sessantenne alcolizzato che racchiude l'espressività linguistica del tipico burino romano con la spocchia di un imprenditore lombardo arricchito, e il figlio dolce e sensibile, appassionato di bruchi e di parole al contrario. L'effetto "strana coppia" diventa il motore narrativo di un road movie che fa Milano-Roma in ambulanza attraverso un percorso fatto di tormentoni, insulti e nefandezze mascherate da lezioni di vita per il figlio prodigio. Il percorso dei due De Ceglie si arricchisce poi di schegge di assurdità (le gag del fattorino), siparietti musical-trash (l'omosessuale ossessionato dall'omofobia) e satira anti-borghese (la coppia benpensante), anche se tali parentesi paiono alla fine più degli inserti obbligati ad assicurare una solida continuità fra programma tv e film per il cinema.
Dopo Checco Zalone, la Taodue di Pietro Valsecchi benedice così anche il passaggio di Nongio e Biggio al grande schermo, dimostrandosi garante fornitore di un'anima cinematografica per progetti para-televisivi, dai quali riesce in qualche modo a trarre un ibrido commercialmente efficace fra il cine-panettone e la commedia demenziale anglosassone.
I soliti idioti non è infatti satira di costume, troppo occupato ad accumulare più tormentoni e goliardici calembour che strati di trucco sul volto di Mandelli. E nemmeno si può considerare davvero comicità irriverente, visto che degli stereotipi su gay e borghesi fa delle macchiette surreali. Però nella sua scombinata e crudele volgarità, l'elogio dell'idiozia di Nongio e Biggio muove sia rumorose risate che bassi istinti. Alla buona coscienza dello spettatore, decidere se questo sia un bene o un male: se sentirsi colpevoli vittime o piacevoli complici di tale inedificante sollazzo.


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