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mercoledì 25 gennaio 2012

Underworld - Il risveglio 3D







Dodici anni dopo l'eccidio che il genere umano ha operato contro vampiri e lycan, Selene si risveglia dalla lunga ibernazione con la quale era tenuta prigioniera dall'azienda biotecnologica Antigen e scopre di aver dato alla luce una figlia. Nata dalla relazione della madre con l'amatissimo Michael, Eve è dunque la prima giovane donna ibrida, con sangue di vampiro e di lycan co-presenti nel patrimonio genetico e poteri eccezionali ancora da scoprire. Eppure, proprio grazie a lei, anche i nemici si sono potenziati e le due si ritroveranno a combattere il più feroce antagonista della saga, un super Lycan geneticamente modificato.
Questa la premessa, che sostanzialmente esaurisce tutta la narrazione rintracciabile nel testo del film, poiché il resto del suo svolgimento è una variazione sul tema unico della lotta, armata o bruta a seconda dei casi ma comunque ultra violenta, lungo una scaletta di livelli che sono geograficamente quelli del palazzo della compagnia biotech e idealmente quelli del videogioco, genere con il quale Underworld intrattiene un rapporto di mutuo soccorso e nutrimento.
Questo quarto capitolo, in occasione del quale la regia passa ad un duo di svedesi specializzati in thriller, si configura come un sequel del sequel (Evolution) e non del prequel del 2009, ma non aggiunge nulla di rilevante sul piano della mitologia delle creature immaginarie in campo né sfrutta appieno le precedenti invenzioni a disposizione, come il “dono” di Corvinus grazie al quale la protagonista può uscire alla luce del sole (o meglio: accade, ma senza un valore né una necessità narrativa, forse solo per evitare che l'oscurità portata dal 3D si aggiunga a quella della notte.) Hanno spazio, invece, due tipi di divertimento: quello puramente ludico, appunto, favorito dall'accompagnamento musicale adrenalinico, dai virtuosismi acrobatici della Beckinsale e dall'aumentare progressivo delle dimensioni della sfida, e quello più disincantato e ironico, per cui non si può non ridere di un'attrice che non chiude mai la bocca (plausibilmente per una questione di dentatura finta, utilizzata in chiave sexy). Più in astratto, fanno sorridere e riflettere gli ingredienti di questa serie (e di molte altre simili) che mescolano horror sanguinolento e mélo usurato come si trattasse di soap-operas in latex nero. Della soap, tra le altre cose, Underworld 4 ripropone senza modifiche l'idea di lunga serialità (superando la formula della trilogia) e, naturalmente, il finale aperto.


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