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giovedì 19 gennaio 2012

L.Arte.Di.Cavarsela.2012


George è un adolescente solitario, dotato di una sensibilità che lo porta a tormentarsi sui grandi perché della vita. A scuola, passa il tempo a riempire di schizzi e disegni i libri di testo durante le ore di lezione e a fumare qualche sigaretta in cortile nelle ore libere, rischiando così di compromettere il diploma e la possibilità di andare al college. A turbare questa sua solitaria quiete da giovane misantropo, arriva un giorno Sally, una compagna di scuola affascinata da quei modi schivi, riservati e ingenuamente ribelli, che vede in lui un animo più affine rispetto a quello di tutti gli altri suoi amici ricchi e viziati. L'emarginazione volontaria di George comincia così lentamente a sciogliersi, man mano che sente crescere i suoi sentimenti per Sally.
C'è un potenziale giovane Holden in ogni angolo di Manhattan. Del romanzo di Salinger, per quanto non esista nessuna versione filmica ufficiale, conosciamo ormai una quantità di libere trasposizioni perlopiù provenienti dai cataloghi del Sundance. L'arte di cavarsela è una di queste: ennesima variazione dell'adolescente inquieto e senza prospettive sullo sfondo dello skyline newyorkese, che solo negli ultimi anni abbiamo riconosciuto in Igby goes down, L'amore giovane o Fa' la cosa sbagliata. Come i protagonisti di queste storie, George è un giovane scapigliato perso nella sua sensibilità e nella sua acerba incapacità di esprimersi, la cui insofferenza per le regole non è dovuta tanto a un senso di innata ribellione, quanto a un nostalgismo precoce che gli fa vivere con indifferenza il mondo circostante e gli scopi della vita. Oltre a Holden Caufield, c'è quindi un po' del nobile fatalismo del Bartleby di Melville, dell'abulia esistenziale dei personaggi di Camus, più un insieme di suggestioni letterarie, artistiche e filmiche di varia natura.
La formula standard del romanzo di formazione e della storia d'amore fra il platonico e il tormentato vengono perciò rispettate, così come quell'aria da film indipendente americano che guarda all'esistenzialismo europeo, citando esplicitamente “Lo straniero” o la versione di Zazie nel metrò diretta da Louis Malle. L'opera prima di Gavin Wiesen non si sforza quindi di andare in senso contrario rispetto agli stereotipi del cinema indie-teen. Anzi, come il suo protagonista, rimane inerme alle circostanze e asseconda tutti i cliché del genere, in particolare quelle scelte musicali che obbligano ad avere gli Shins, Leonard Cohen o qualche brano melodico di musica rock sempre in sottofondo. Tuttavia, dove Wiesen “se la cava” meglio è nella costruzione dei personaggi. Per quanto il titolo possa suonare infelicemente arrogante per un film che parla di adolescenti benestanti che vivono nei quartieri alti di Manhattan, L'arte di cavarsela tiene sospeso il proprio sguardo verso la vita agiata della borghesia newyorkese fra l'empatia e la critica. A cominciare dallo stesso George, in questo microcosmo scolastico e familiare dell'Upper West Side vivono figure al contempo affascinanti e fastidiose. È un universo senza buoni o cattivi, dove emergono tanto le vacuità e i fallimenti che l'indole più dolce dei vari caratteri, tanto il loro lato meschino e viziato che quello con meno asperità. Una New York popolata di adulti che accumulano divorzi e traslochi, troppo indulgenti e troppo libertari, e di adolescenti viziati ma sensibili, ognuno con grosse turbe sentimentali. Personaggi irrisolti e sfaccettati come lo è il film di Wiesen. Ma, in fondo, come lo è anche l'adolescenza.

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