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venerdì 20 gennaio 2012

MEGAUPLOAD CLOSED A PRESTO METTERO' IL SOSTITUTO DI MEGAUPLOAD

Megaupload chiuso dai Federali (USA)


Buongiorno ragazzi purtroppo megaupload è stato chiuso, potete leggere le varie comunicazioni un po’ d’ovunuque sul web ..e adesso chi di voi spendera’ 10 euro per il cinema? anzi … se escono 4 film in una settimana chi spendera’ 40 euro? chi spendera’ 30 euro per un cd musicale! Credono di aver fatto una buona cosa, mha’ …Probabilmente ci saranno delle pardite anche sull’ADSL visto che la maggior parte usava la connessione per i download una cosa e’ certa noi non ci arrendiamo e per scaricare ci sono molte altre alternative....
 Nessuno dorme in questa concitata notte di tumulti informatici e rumors che rimbalzano da un sito all'altro. E' di poco fa la notizia che i procuratori federali della Virginia hanno chiuso quello che è forse il più grande sito di file sharing al mondo, www.megaupload.com (e conseguentemente anche www.megavideo.com), recentemente pubblicizzato sul web dalla lunga clip musicale qui sopra ma in attivo ormai da anni. Il sito, al 13° posto dei portali più cliccati sul web e catalizzatore, con i suoi 50 milioni di visitatori al giorno, del 5% del traffico complessivo della Rete, è accusato di aver causato all'industria cinematografica 500 milioni di dollari. Le due aziende responsabili del sito, Megaupload Limited e Vestor limited, sono accusate di aver deliberatamente utilizzato una serie di espedienti tecnici per violare le normative sul copyright, tra cui: reindirizzamenti, promozione dei siti con il maggior numero di download per link, eliminazione dietro richiesta dei proprietari di uno solo dei link con l'accesso al file. Attualmente, le autorità hanno bloccato tutti i server delle aziende (525 in Virginia, 630 nei Paesi Bassi più altri sparsi per il mondo) e hanno arrestato quattro dei sette componenti della Megaupload S.p.A., tra cui il suo fondatore, Kim Schmitz (in arte Kim Dotcom). E l'offensiva rischia di estendersi a molti altri siti di upload e sharing.
Quest'autentica azione di rappresaglia avviene a due giorni dalla "serrata" di Wikipedia, l'enciclopedia online, che per protesta al SOPA (Stop Online Piracy Act) e al PIPA (Protect IP Act) ha oscurato i suoi contenuti. Queste ultime due sono delle proposte di legge attualmente in discussione in America che, se approvate, permetterebbero a chi detiene il copyright di prodotti presenti in formato multimediale (film, musica, libri, ecc.) di agire concretamente contro siti che li diffondono in modo non autorizzato. L'azione, tuttavia, si estenderebbe anche a quei siti che consentirebbero un accesso a questo tipo di siti, come i motori di ricerca. L'azione combinata delle due leggi renderebbe, di fatto, lo streaming di contenuti tutelati da copyright un reato. Numerosissime le sfumature interpretative della legge e le sue possibili ripercussioni sul mondo libero del web, motivo per cui la Rete è insorta dichiarando a rischio la propria libertà.
Le risposte, infatti, sia alle due proposte di legge che alla chiusura di MegaUpload, non si sono fatte attendere: Mozilla, TwitPic, Redhat, il collettivo Anonymus e il popolare blog BoingBoing dello scrittore Cory Doctorow si sono mobilitati contro questa proposta, spalleggiati, sia dalla posizione moderata del Ceo di Twitter, Dick Costolo, che, nientemeno, dalla Casa Bianca, che ha affermato: «Sebbene riteniamo che la pirateria online sia una problema grave che necessiti di una seria risposta legislativa, non sosterremo leggi che riducono la libertà di espressione, aumentano il rischio in materia di cyber-sicurezza o minano il dinamismo e l’innovazione di internet a livello mondiale». Nel frattempo, stanotte gli hacker di Anonymous hanno scatenato un contrattacco letale contro i siti justice.gov, universalmusic.com, riaa.com, copyright.com, attualmente non visibili. Dal loro canale twitter, minuto dopo minuto, gli hacker annunciano i siti attaccati, che immediatamente dopo non sono più accessibili. Ultima vittima risalente a poco fa, i siti www.fbi.com e www.fbi.gov. Queste le parole con cui Anonymous si presenta "We are the voice of the voiceless. We are the hope for the hopeless. Expect us", annunciando l'adesione di 122 proteste attive contro le 31 di ieri. E nel frattempo, come provocazione, compare una nuova pagina, megaupload.bz, che annuncia il ritorno del celebre sito. Eccola:


E' un duro braccio di ferro che non sappiamo come si concluderà. Certo è che, la situazione va ponderata con calma. Non sono perseguibili, infatti, né la strada di una liberalizzazione totale dei contenuti protetti da copyright sul web né di una censura forzata, che peggiorerebbe le cose e non terrebbe conto del fatto che un'altissima percentuale degli utenti che scaricano o guardano film in streaming non comprerebbero comunque quei prodotti. E' certo, inoltre, che negli ultimi anni il fenomeno di sharing e streaming ha assunto proporzioni globali e modificato la fruizione dei contenuti multimediali, rendendo possibile una condivisione un tempo impensabile. Opporsi a questo fenomeno sarebbe come nuotare contro un fiume in piena, mettendo in crisi, peraltro, un fiorente mercato dell'elettronica che, implicitamente, è fiorito proprio grazie alla presenza del download pirata. 

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 Violazione delle leggi sul diritto d’autore, ma anche uso improprio dei mezzi elettronici, associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, al riciclaggio e alla violazione del diritto d’autore: sono le cinque accuse mosse da una Corte distrettuale della Virginia contro la società proprietaria del portale internet per la condivisione di files ‘Megaupload.com’, il suo fondatore Kim Schmitz (noto anche come Kim Dotcom) e altri sei dipendenti della società, che rischiano ora di scontare fino a 50 anni di carcere.

Megaupload, uno dei siti internet più utilizzati per scaricare files e considerato tra i primi 20 al mondo per numero di visitatori, è stato oscurato d’autorità dal Federal Bureau of Investigation-Fbi, mentre il suo fondatore e altri tre suoi collaboratori sono stati arrestati in Nuova Zelanda su richiesta delle autorità statunitensi e altre quattro sono ricercate.

Secondo l’accusa formulata dal Dipartimento di Giustizia e dal Fbi, l’attività di Megaupload è fruttata a Kim Dotcom e ai suoi collaboratori oltre 175 milioni di dollari in profitti ed avrebbe causato più di 500 milioni di dollari di perdite ai legittimi detentori del copyright.

L’operazione, denominata ‘Mega Conspirancy’ (qui sono disponibili le 72 pagine dell’atto di accusa), è stata presentata dalle autorità come “uno dei più grandi casi criminali di violazione del copyright mai aperti dagli Stati Uniti ed è rivolto direttamente contro l’uso improprio di un sito per l’archiviazione e la distribuzione di materiale pubblico per commettere e facilitare crimini contro la proprietà intellettuale”.

Benché l’atto di accusa sia datato 5 gennaio, numerosi media evidenziano la tempistica della chiusura del portale e l’arresto degli indiziati. Proprio ieri, infatti, diverse decine di migliaia di siti internet statunitensi hanno deciso autonomamente di oscurare le proprie pagine internet in segno di protesta contro due provvedimenti di legge anti-pirateria nella Camera dei rappresentanti e del Senato, rispettivamente lo ‘Stop Online Piracy Act’ (Sopa) ed il ‘Protect I.P. Act’ (Pipa), giudicati censori e liberticidi. Secondo un portavoce del Fbi citato dal quotidiano ‘Wall Street Journal’, tuttavia, la decisione non è in alcun modo legata ai due provvedimenti e alle proteste intraprese ieri.

Il caso Megaupload tocca numerosi dei controversi aspetti legati al dibatto antipirateria in corso negli Stati Uniti, anche se in molti altri paesi sono in discussione provvedimenti legislativi simili. Tecnicamente Megaupload si presenta come un “cyberlocker”, una sorta di magazzino virtuale attraverso il quale gli utenti possono archiviare files troppo grandi da spedire via e-mail per condividerli in via riservata con altre persone. Un uso legittimo nel quale si innesta una zona grigia di illegalità, poiché molti caricano file protetti da copyright diffondendo i link per scaricarli e mettendo così di fatto in piedi un giro di contenuti pirata. Megaupload guadagna vendendo pubblicità sulle sue pagine e facendosi pagare dagli utenti che vogliono scaricare più di un certo numero di file a velocità più elevate.

Durante l’operazione ‘Mega Conspirancy’, riporta il sito d’informazione ‘RussiaToday’, sono state condotte 20 perquisizioni in nove diversi paesi e sequestrati beni per un valore complessivo di circa 5 milioni di dollari; inoltre sono stati messi i sigilli a decine di server e a 18 domini internet legati al sito Megaupload.

Secondo un comunicato diffuso dal Dipartimento di Giustizia non appena oscurato il sito di Megaupload, “i cospiratori hanno condotto le loro operazioni illegali utilizzando un modello di business progettato espressamente per favorire il caricamento delle opere e del materiale più popolare protetto da copyright e renderlo disponibile a diversi milioni di utenti per il download”.

Prima di essere oscurato, tuttavia, Megaupload aveva avuto il tempo di pubblicare sul suo sito un comunicato in cui rigettava le accuse sostenendo che “la maggior parte del traffico riguarda contenuti legittimi; se l’industria dei contenuti vuole trarre un vantaggio dalla nostra esperienza e popolarità, siamo felici di poter entrare in contatto: abbiamo alcune buone idee”.



Significativamente pochi minuti dopo l’oscuramento di Megaupload e la diffusione del comunicato del Dipartimento di Giustizia, la comunità hacker nota sotto il nome di Anonymous ha lanciato uno dei più larghi attacchi informatici della storia, colpendo siti governativi statunitensi e dell’industria cinematografica e musicale. Secondo un comunicato diffuso in rete, gli hacker hanno messo fuori uso il sito del Dipartimento di Giustizia, della casa di produzione Universal, dell’Associazione americana dell’industria discografica (Riaa) e dell’Associazione americana dell’industria cinematografica (Mpaa), oltre ad aver colpito anche i siti del Fbi e della Casa Bianca.

giovedì 19 gennaio 2012

L.Arte.Di.Cavarsela.2012


George è un adolescente solitario, dotato di una sensibilità che lo porta a tormentarsi sui grandi perché della vita. A scuola, passa il tempo a riempire di schizzi e disegni i libri di testo durante le ore di lezione e a fumare qualche sigaretta in cortile nelle ore libere, rischiando così di compromettere il diploma e la possibilità di andare al college. A turbare questa sua solitaria quiete da giovane misantropo, arriva un giorno Sally, una compagna di scuola affascinata da quei modi schivi, riservati e ingenuamente ribelli, che vede in lui un animo più affine rispetto a quello di tutti gli altri suoi amici ricchi e viziati. L'emarginazione volontaria di George comincia così lentamente a sciogliersi, man mano che sente crescere i suoi sentimenti per Sally.
C'è un potenziale giovane Holden in ogni angolo di Manhattan. Del romanzo di Salinger, per quanto non esista nessuna versione filmica ufficiale, conosciamo ormai una quantità di libere trasposizioni perlopiù provenienti dai cataloghi del Sundance. L'arte di cavarsela è una di queste: ennesima variazione dell'adolescente inquieto e senza prospettive sullo sfondo dello skyline newyorkese, che solo negli ultimi anni abbiamo riconosciuto in Igby goes down, L'amore giovane o Fa' la cosa sbagliata. Come i protagonisti di queste storie, George è un giovane scapigliato perso nella sua sensibilità e nella sua acerba incapacità di esprimersi, la cui insofferenza per le regole non è dovuta tanto a un senso di innata ribellione, quanto a un nostalgismo precoce che gli fa vivere con indifferenza il mondo circostante e gli scopi della vita. Oltre a Holden Caufield, c'è quindi un po' del nobile fatalismo del Bartleby di Melville, dell'abulia esistenziale dei personaggi di Camus, più un insieme di suggestioni letterarie, artistiche e filmiche di varia natura.
La formula standard del romanzo di formazione e della storia d'amore fra il platonico e il tormentato vengono perciò rispettate, così come quell'aria da film indipendente americano che guarda all'esistenzialismo europeo, citando esplicitamente “Lo straniero” o la versione di Zazie nel metrò diretta da Louis Malle. L'opera prima di Gavin Wiesen non si sforza quindi di andare in senso contrario rispetto agli stereotipi del cinema indie-teen. Anzi, come il suo protagonista, rimane inerme alle circostanze e asseconda tutti i cliché del genere, in particolare quelle scelte musicali che obbligano ad avere gli Shins, Leonard Cohen o qualche brano melodico di musica rock sempre in sottofondo. Tuttavia, dove Wiesen “se la cava” meglio è nella costruzione dei personaggi. Per quanto il titolo possa suonare infelicemente arrogante per un film che parla di adolescenti benestanti che vivono nei quartieri alti di Manhattan, L'arte di cavarsela tiene sospeso il proprio sguardo verso la vita agiata della borghesia newyorkese fra l'empatia e la critica. A cominciare dallo stesso George, in questo microcosmo scolastico e familiare dell'Upper West Side vivono figure al contempo affascinanti e fastidiose. È un universo senza buoni o cattivi, dove emergono tanto le vacuità e i fallimenti che l'indole più dolce dei vari caratteri, tanto il loro lato meschino e viziato che quello con meno asperità. Una New York popolata di adulti che accumulano divorzi e traslochi, troppo indulgenti e troppo libertari, e di adolescenti viziati ma sensibili, ognuno con grosse turbe sentimentali. Personaggi irrisolti e sfaccettati come lo è il film di Wiesen. Ma, in fondo, come lo è anche l'adolescenza.

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Succhiami.2012

Il film e` la parodia della saga di Twilight. Edward e Bella, dopo il matrimonio, si danno alla pazza gioia come non hanno fatto fino a quel momento. Jacob, sentendosi abbandonato e depresso, smette di allenarsi in palestra per affogare i dispiaceri nel cibo. Tutto sembra viaggiare su binari di tranquillita`, fino al momento in cui un evento improvviso rimettera` in discussione tutto, riaprendo quel triangolo amoroso apparentemente represso

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lunedì 16 gennaio 2012

Benvenuti al Sud

Alberto è un mite responsabile delle poste della bassa Brianza a un passo dal tanto sospirato trasferimento nel centro di Milano. Quando gli comunicano che la promessa rilocazione gli è stata revocata per dare precedenza a un collega disabile, Alberto, per non deludere le speranze della moglie e del figlio, decide di fingersi a sua volta disabile. Durante la visita di controllo, commette però un'imprudenza e, come punizione, gli viene imposto un trasferimento in Campania, in un piccolo paese del Cilento. Per un lombardo abitudinario e pieno di preconcetti sul Sud Italia come lui, la prospettiva di vivere almeno due anni in quei luoghi rappresenta un incubo, cui si prepara con un nuovo guardaroba di vestiti leggeri e giubbotto antiproiettile.
Fra l'esagono francese e lo stivale italiano, la cartina socio-culturale del pregiudizio appare specularmente rovesciata. In Francia la commedia popolare brama il sole del Mediterraneo e le palme della Costa Azzurra, mentre teme il freddo della Manica e i cieli grigi delle regioni del Nord; in Italia il sogno dell'uomo padano vive all'ombra della Madunina di Milano e rivolge tutte le possibili stigmatizzazioni verso il Sud pigro e parassitario. Da Giù al Nord a Benvenuti al Sud, l'attraversamento delle Alpi dell'“opera buffa” di Dany Boon ristabilisce una connessione fra discesa geografica e declino civile mediante lo stesso percorso bonario e leggero di sovvertimento dello stereotipo. Il film si presenta infatti come un vero e proprio remake nel senso americano del termine: una replica puntuale degli snodi narrativi e delle principali gag dell'originale francese, adattata al linguaggio partenopeo e allo scontro con la cultura meneghina. Nella “traduzione” va persa molta della comicità surreale e strampalata della mimica e delle boutade di Dany Boon e Kad Merad, a favore di tempi comici più in linea con l'impostazione cabarettistica di Claudio Bisio e Alessandro Siani.
L'adattamento scritto da Massimo Gaudioso ricalca e parafrasa laddove serve, lisciando e addolcendo l'eccessivo schematismo della sceneggiatura originale soprattutto nei rapporti fra i vari personaggi. Per il resto, lo sceneggiatore di Gomorra si limita a convertire i vari elementi che caratterizzavano il Nord-Pas de Calais nel loro diretto corrispettivo cilentano (i formaggi puzzolenti diventano mozzarelle di bufala, i distillati alcolici e le birre corpose diventano caffè e limoncelli, mentre la tradizione dei carillon delle torri campanarie si converte nella pirotecnica barocca del folklore campano) e ad aggiungere qualche lieve elemento caricaturale sul razzismo leghista o di autoironia in merito allo stesso film di Garrone. Da parte sua, Luca Miniero aggiunge alla messa in scena piuttosto basica di Dany Boon un certo virtuosismo tecnico e uno spettro di colori più ampio e caldo, in linea con le tonalità della costa cilentana.
In definitiva, laddove ognuno - protagonisti, comprimari, caratteristi e autori - gioca il proprio ruolo a dovere e gestisce senza falli né malizia il gioco leggero della commedia, resta un dato non troppo confortante: il fatto che anche le idee, per ridicolizzare affettuosamente il nostro piccolo paese, abbiamo bisogno di importarle dall'estero.

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sabato 14 gennaio 2012

Mozzarella Stories 2012

Dopo aver scontato una condanna in carcere per aver ucciso un suo concorrente con un nerbo per bufale, Ciccio “Dop” rientra trionfalmente a Caserta per prendere possesso della sua storica azienda di mozzarelle. Qualche anno dopo, il suo impero entra in crisi a causa della concorrenza cinese, pronta a fornire un'ottima mozzarella di bufala alla metà del prezzo del suo caseificio. La prospettiva del fallimento vede inasprire i suoi metodi da imprenditore camorrista, fatti di estorsioni, minacce e tangenti. Ma il mondo di Ciccio Dop non è vicino al collasso solo da un punto di vista imprenditoriale. La figlia Sofia è una donna bella, forte e determinata ma accompagnata da un cantante neomelodico fallito e innamorato di un'altra donna; uno dei suoi killer professionisti, il silenzioso Dudo, detto lo “zingaro napoletano”, è in crisi esistenziale e del tutto fuori forma; mentre il Ragioniere, contabile freddo e razionale, cerca di tenere assieme i pezzi dell'impero ma deve scontrarsi con debitori miseri e sciagurati.
Una sceneggiatura come quella di Mozzarella Stories si vede che è il frutto di un complesso lavoro caseario: storie di caseifici e camorra del casertano che mescolano tanti personaggi e vicende parallele da far coagulare assieme numerosi diversi riferimenti al cinema contemporaneo più amato. La prima sequenza mostra già tutti i vari filamenti dell'impasto: una festa opulenta e chiassosa dove, fra intrecci e intrighi di personaggi e una pioggia di mozzarelle che inonda una piscina dove tutti gli invitati si gettano famelici al tempo di un “mozzarella mambo”, si mescolano l'immaginario italo-americano di Scorsese e Coppola con la fantasia circense, kitsch e colorata di Kusturica (che è anche produttore esecutivo del film); la violenza grottesca di Tarantino con la comicità surreale dei Coen. Il tutto immerso all'interno del caldo e accogliente siero del folklore napoletano con un pizzico di attualità (lo scontro economico con la produzione cinese) a esaltare il sapore da commedia all'italiana.
Mozzarella Stories è insomma un capiente mastello ribollente di personaggi violenti e meschini, caratteristi umani e spietati, maschere con o senza cuore, in cui mancano solo il divano di uno psicanalista e i sogni immaginifici del capofamiglia per proporsi come la risposta più verace ed esibizionista alle storie de I Soprano.
Più difficile però, dopo un incipit gustoso, far filare le diverse storie e tenere assieme tutti i pezzi di questo corposo impasto. Gli ingredienti ci sono tutti, a cominciare da una serie di interpreti e caratteristi convincenti e perfettamente in parte. Ma, a lungo andare, si accusa la mancanza di una forza immaginifica, di un energico rimescolamento che rinsaldi anche gli elementi che fra loro non cagliano. Ci sono molte suggestioni, molte porosità e stratificazioni in quest'opera prima, ma forse troppi sapori diversi in conflitto, per cui non prevale alla fine né il gusto dell'umorismo, né la corposità della solidità narrativa, né il sapore forte della violenza surreale. Anche quando irrompono, la violenza umoristica e la farsa grottesca appaiono sempre in ritardo o troppo prevedibili, come se si volessero consumare in tutta fretta attraverso situazioni preconosciute e senza sconvolgimenti.
È perciò dal suo ricercato confronto con i modelli “dop” che Mozzarella Stories perde le sue proprietà più genuine: nutrendosi di un cinema alto, fatto di immagini forti e storie solidissime, fa “acqua” più che “latte”, e lascia il palato insoddisfatto, come con un piatto forte mancato.

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La talpa 2012

Londra, 1973. Control, il capo del servizio segreto inglese, è costretto alle dimissioni in seguito all’insuccesso di una missione segreta in Ungheria, durante la quale ha perso la copertura e la vita l’agente speciale Prideaux. Con Control se ne va a casa anche il fido George Smiley, salvo poi venir convocato dal sottogretario governativo e riassunto in segreto. Il suo compito sarà scoprire l’identità di una talpa filosovietica, che agisce da anni all’interno del ristretto numero degli agenti del Circus: quattro uomini che Control ha soprannominato lo Stagnaio, il Sarto, il Soldato e il Povero.
John Le Carré, prima di diventare uno dei massimi esponenti della letteratura di spionaggio, è stato dipendente del MI6 e ha effettivamente visto la propria carriera interrompersi a causa di un agente doppiogiochista al soldo del KGB. Di questa trasposizione per il grande schermo Le Carrè stesso ha dichiarato: “sono orgoglioso di aver consegnato ad Alfredson il mio materiale, ma ciò che ne ha realizzato è meravigliosamente suo”, e non potrebbe esserci verità più lampante e gradita.
Meno rispondente, forse, al sapore del libro ricreato in sede televisiva trent’anni fa con un grande Alec Guinnes e il plauso incondizionato dell’autore, la Talpa di Alfredson soffrirebbe dentro qualsiasi schermo più piccolo di quello cinematografico. Perché è di un gran film che si tratta, di quel genere di film che è reso tale dalla perfezione delle parti e da qualcosa di più.
Visivamente impeccabile -elegante e vivido al punto che si sentono l’odore della polvere sui mobili, il leggero graffiare del tessuto dei cappotti, il fumo delle sigarette, l’umido, i sospiri-, il film ha una delicatezza che non si direbbe possibile sulla carta, parlato moltissimo com’è, da attori dal peso specifico enorme (dei quali il recentemente oscarizzato Colin Firth è in fondo il meno impressionante).
Lo Smiley di Gary Oldman è il più leggero ed immenso, col passo felpato e il cuore gonfio, non si sa se più fragile o più terrorizzante, impossibile cioè da “catturare” in un’impressione univoca. Qualcuno che confonde: un virtuoso del proprio mestiere di segreto ambulante.
Ma il vero valore aggiunto del film, il tocco che quasi riscrive il genere di appartenenza di questa pellicola, è il suo cuore sentimentale, addirittura romantico. Trattenuto, imploso, mostrato per piccoli indizi, quasi fossero distrazioni, il sentimento amoroso (tragico ma vitalissimo) è ciò che scalda il film di Alfredson da cima a fondo: il punto debole che fa la sua forza, il dettaglio che fa la sua grandezza.


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venerdì 13 gennaio 2012

Mr. Nice. 2012


Durante la metà degli anni 1980, Howard Marks aveva quarantatré anni alias, ottantanove linee telefoniche, e 25 compagnie commerciali in tutto il mondo. Bar, studi di registrazione, banche offshore: erano stati tutti veicoli per il riciclaggio di denaro che serviva alla sua attività principale: lo spaccio di droga. Marks ha cominciato a spacciare durante il corso di filosofia post-laurea a Oxford e ben presto cominciò a spostare grandi quantità di hashish in Europa e in America nelle attrezzature delle bande rock in tour. La vita accademica ha cominciato a perdere il suo fascino.
Al culmine della sua carriera, stava contrabbandando trenta tonnellate di partite tra il Pakistan e la Thailandia verso l'America e il Canada e ha avuto contatti con diverse organizzazioni come la CIA, MI6, l'IRA e la mafia. Dopo molti anni ed un operazione mondiale della Drug Enforcement Agency, fu arrestato e condannato a venticinque anni in una prigione federale negli Stati Uniti, il penitenziario, Terre Haute, in Indiana, il sito dell'unica prigione federale con la pena di morte. È stato rilasciato sulla parola, nell'aprile del 1995, dopo aver scontato sette anni di pena.

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