Nick Cassidy è un ex poliziotto di New York evaso dalla prigione in cui scontava una lunga pena per aver rubato e poi rivenduto (dopo averlo tagliato)un prezioso diamante appartenente a un potente e avido uomo d'affari. Ora Nick si trova sul cornicione di una stanza di uno dei piani più alti del Roosevelt Hotel a 78 metri dal suolo, proclama la propria innocenza e minaccia di buttarsi giù. Paralizzato il traffico e attirata l'attenzione dei media Nick, che ha fornito false generalità, pretende la presenza della detective Lydia Spencer nota all'intera nazione per aver tentato senza successo di evitare un tentativo di suicidio qualche tempo prima. Ciò che la donna cerca di capire è: Nick vuole davvero suicidarsi o ha un altro fine?
Asger Leth compie il passaggio dal documentario al thriller riuscendo a muoversi con scioltezza attraverso i canoni del genere con l'aggiunta di numerose difficoltà logistiche. Perché questo film è in buona parte girato realmente ai piani alti di un hotel grazie ad accorgimenti tecnici che garantissero al contempo sicurezza e spettacolo. Ancora una volta il titolo italiano tradisce l'originale. È facile comprendere che nella nostra lingua la dizione "uomo sul cornicione" non fosse particolarmente allettante ma in realtà è in questa collocazione spaziale che si concentra tutta la dinamica del film. Un essere umano che minaccia di gettarsi nel vuoto catalizza un'infinità di domande sui motivi del gesto e divide immediatamente, nelle situazioni reali, gli astanti in due settori (anche se non espliciti). C'è chi spera che ci ripensi e chi invece attende il lancio. È quanto accade anche nel film che non si limita a costruire la giusta tensione ma amplia lo sguardo a come si ‘costruisce la notizia' grazie al sulfureo ruolo della reporter affidato a Kyra Sedgwick.
L'ormai abusata figura del poliziotto innocente incastrato in un gioco più grande di lui viene qui rivitalizzata grazie a una progressiva messa a fuoco di un puzzle che potrà essere meglio apprezzato da chi non avrà visto il trailer che rivela troppo. La sceneggiatura è scritta in modo tale da sembrare pensata da un maestro nel gioco degli scacchi. Ogni mossa e contromossa ha una sua motivazione che lo spettatore è invitato a individuare al fine di cercare di prevedere cosa accadrà in seguito. Il confronto a due (Nick/Lydia) si arricchisce in progress di figure che non sono mai di contorno ma hanno tutte un ruolo preciso nella struttura. Tra tutti risaltano il più giovane e il più vecchio. Da un lato Jamie Bell (che dai tempi di Billy Elliot è cresciuto non solo fisicamente affinando ulteriormente le proprie doti) offre al ruolo del fratello di Nick una molteplicità di caratteristiche. Dall'altro troviamo un sempre più grande Ed Harris che si diverte nel tratteggiare con perfidia il ruolo del rapace magnate David Englander.
Asger Leth compie il passaggio dal documentario al thriller riuscendo a muoversi con scioltezza attraverso i canoni del genere con l'aggiunta di numerose difficoltà logistiche. Perché questo film è in buona parte girato realmente ai piani alti di un hotel grazie ad accorgimenti tecnici che garantissero al contempo sicurezza e spettacolo. Ancora una volta il titolo italiano tradisce l'originale. È facile comprendere che nella nostra lingua la dizione "uomo sul cornicione" non fosse particolarmente allettante ma in realtà è in questa collocazione spaziale che si concentra tutta la dinamica del film. Un essere umano che minaccia di gettarsi nel vuoto catalizza un'infinità di domande sui motivi del gesto e divide immediatamente, nelle situazioni reali, gli astanti in due settori (anche se non espliciti). C'è chi spera che ci ripensi e chi invece attende il lancio. È quanto accade anche nel film che non si limita a costruire la giusta tensione ma amplia lo sguardo a come si ‘costruisce la notizia' grazie al sulfureo ruolo della reporter affidato a Kyra Sedgwick.
L'ormai abusata figura del poliziotto innocente incastrato in un gioco più grande di lui viene qui rivitalizzata grazie a una progressiva messa a fuoco di un puzzle che potrà essere meglio apprezzato da chi non avrà visto il trailer che rivela troppo. La sceneggiatura è scritta in modo tale da sembrare pensata da un maestro nel gioco degli scacchi. Ogni mossa e contromossa ha una sua motivazione che lo spettatore è invitato a individuare al fine di cercare di prevedere cosa accadrà in seguito. Il confronto a due (Nick/Lydia) si arricchisce in progress di figure che non sono mai di contorno ma hanno tutte un ruolo preciso nella struttura. Tra tutti risaltano il più giovane e il più vecchio. Da un lato Jamie Bell (che dai tempi di Billy Elliot è cresciuto non solo fisicamente affinando ulteriormente le proprie doti) offre al ruolo del fratello di Nick una molteplicità di caratteristiche. Dall'altro troviamo un sempre più grande Ed Harris che si diverte nel tratteggiare con perfidia il ruolo del rapace magnate David Englander.
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