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mercoledì 16 novembre 2011

Gli.angeli.di.borsellino.2003

Gli angeli del titolo sono i sei agenti della scorta del giudice Borsellino, seguiti nei 57 giorni che trascorrono tra la morte del giudice Falcone e l'attentato di via D'Amelio a Palermo, dove i sei, insieme al giudice, persero la vita. Di questi, la figura messa maggiormente a fuoco è quella di Emanuela Loi, una ragazza sarda trasferita a Palermo, di cui vengono mostrati dubbi, angosce e paure, unitamente al cameratismo che la lega agli altri componenti della scorta, che, pur sentendosi "cadaveri ambulanti", svolgono al meglio il loro difficile mestiere. Dieci anni dopo quei fatti luttuosi che sconvolsero l'Italia, il neo-regista Rocco Cesareo si prende l'arduo compito di trasferirli sul grande schermo. La scelta di spostare il baricentro dell'azione dall'emblematica figura di Borsellino ai semi-sconosciuti agenti di scorta tradisce l'intento populistico dell'operazione, che arriva giusto pochi mesi prima della produzione di una fiction sul giudice palermitano. Lontano anni luce, per capacità e stile narrativo, dai film-inchiesta (nonostante un timido inizio documentaristico), e senza il nerbo necessario per imbastire una denuncia civile, Cesareo produce una pellicola infarcita di pseudo-attori provenienti dal teatro leggero e dalla televisione (le sorelle Boccoli, Pino Insegno), che sostanzialmente si rivela un'inutile riapertura di una ferita ben più profonda di quanto traspare dalle immagini. La buona fede si presume, ma per dirigere simili film ci vuole ben altro.


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