Dopo aver scontato una condanna in carcere per aver ucciso un suo concorrente con un nerbo per bufale, Ciccio “Dop” rientra trionfalmente a Caserta per prendere possesso della sua storica azienda di mozzarelle. Qualche anno dopo, il suo impero entra in crisi a causa della concorrenza cinese, pronta a fornire un'ottima mozzarella di bufala alla metà del prezzo del suo caseificio. La prospettiva del fallimento vede inasprire i suoi metodi da imprenditore camorrista, fatti di estorsioni, minacce e tangenti. Ma il mondo di Ciccio Dop non è vicino al collasso solo da un punto di vista imprenditoriale. La figlia Sofia è una donna bella, forte e determinata ma accompagnata da un cantante neomelodico fallito e innamorato di un'altra donna; uno dei suoi killer professionisti, il silenzioso Dudo, detto lo “zingaro napoletano”, è in crisi esistenziale e del tutto fuori forma; mentre il Ragioniere, contabile freddo e razionale, cerca di tenere assieme i pezzi dell'impero ma deve scontrarsi con debitori miseri e sciagurati.
Una sceneggiatura come quella di Mozzarella Stories si vede che è il frutto di un complesso lavoro caseario: storie di caseifici e camorra del casertano che mescolano tanti personaggi e vicende parallele da far coagulare assieme numerosi diversi riferimenti al cinema contemporaneo più amato. La prima sequenza mostra già tutti i vari filamenti dell'impasto: una festa opulenta e chiassosa dove, fra intrecci e intrighi di personaggi e una pioggia di mozzarelle che inonda una piscina dove tutti gli invitati si gettano famelici al tempo di un “mozzarella mambo”, si mescolano l'immaginario italo-americano di Scorsese e Coppola con la fantasia circense, kitsch e colorata di Kusturica (che è anche produttore esecutivo del film); la violenza grottesca di Tarantino con la comicità surreale dei Coen. Il tutto immerso all'interno del caldo e accogliente siero del folklore napoletano con un pizzico di attualità (lo scontro economico con la produzione cinese) a esaltare il sapore da commedia all'italiana.
Mozzarella Stories è insomma un capiente mastello ribollente di personaggi violenti e meschini, caratteristi umani e spietati, maschere con o senza cuore, in cui mancano solo il divano di uno psicanalista e i sogni immaginifici del capofamiglia per proporsi come la risposta più verace ed esibizionista alle storie de I Soprano.
Più difficile però, dopo un incipit gustoso, far filare le diverse storie e tenere assieme tutti i pezzi di questo corposo impasto. Gli ingredienti ci sono tutti, a cominciare da una serie di interpreti e caratteristi convincenti e perfettamente in parte. Ma, a lungo andare, si accusa la mancanza di una forza immaginifica, di un energico rimescolamento che rinsaldi anche gli elementi che fra loro non cagliano. Ci sono molte suggestioni, molte porosità e stratificazioni in quest'opera prima, ma forse troppi sapori diversi in conflitto, per cui non prevale alla fine né il gusto dell'umorismo, né la corposità della solidità narrativa, né il sapore forte della violenza surreale. Anche quando irrompono, la violenza umoristica e la farsa grottesca appaiono sempre in ritardo o troppo prevedibili, come se si volessero consumare in tutta fretta attraverso situazioni preconosciute e senza sconvolgimenti.
È perciò dal suo ricercato confronto con i modelli “dop” che Mozzarella Stories perde le sue proprietà più genuine: nutrendosi di un cinema alto, fatto di immagini forti e storie solidissime, fa “acqua” più che “latte”, e lascia il palato insoddisfatto, come con un piatto forte mancato.
RAPIDSHARE
Nessun commento:
Posta un commento