Megaupload chiuso dai Federali (USA)
Buongiorno ragazzi purtroppo megaupload è stato chiuso, potete leggere le varie comunicazioni un po’ d’ovunuque sul web ..e adesso chi di voi spendera’ 10 euro per il cinema? anzi … se escono 4 film in una settimana chi spendera’ 40 euro? chi spendera’ 30 euro per un cd musicale! Credono di aver fatto una buona cosa, mha’ …Probabilmente ci saranno delle pardite anche sull’ADSL visto che la maggior parte usava la connessione per i download una cosa e’ certa noi non ci arrendiamo e per scaricare ci sono molte altre alternative....
Nessuno dorme in questa concitata notte di tumulti informatici e rumors che rimbalzano da un sito all'altro. E' di poco fa la notizia che i procuratori federali della Virginia hanno chiuso quello che è forse il più grande sito di file sharing al mondo, www.megaupload.com (e conseguentemente anche www.megavideo.com), recentemente pubblicizzato sul web dalla lunga clip musicale qui sopra ma in attivo ormai da anni. Il sito, al 13° posto dei portali più cliccati sul web e catalizzatore, con i suoi 50 milioni di visitatori al giorno, del 5% del traffico complessivo della Rete, è accusato di aver causato all'industria cinematografica 500 milioni di dollari. Le due aziende responsabili del sito, Megaupload Limited e Vestor limited, sono accusate di aver deliberatamente utilizzato una serie di espedienti tecnici per violare le normative sul copyright, tra cui: reindirizzamenti, promozione dei siti con il maggior numero di download per link, eliminazione dietro richiesta dei proprietari di uno solo dei link con l'accesso al file. Attualmente, le autorità hanno bloccato tutti i server delle aziende (525 in Virginia, 630 nei Paesi Bassi più altri sparsi per il mondo) e hanno arrestato quattro dei sette componenti della Megaupload S.p.A., tra cui il suo fondatore, Kim Schmitz (in arte Kim Dotcom). E l'offensiva rischia di estendersi a molti altri siti di upload e sharing.
Nessuno dorme in questa concitata notte di tumulti informatici e rumors che rimbalzano da un sito all'altro. E' di poco fa la notizia che i procuratori federali della Virginia hanno chiuso quello che è forse il più grande sito di file sharing al mondo, www.megaupload.com (e conseguentemente anche www.megavideo.com), recentemente pubblicizzato sul web dalla lunga clip musicale qui sopra ma in attivo ormai da anni. Il sito, al 13° posto dei portali più cliccati sul web e catalizzatore, con i suoi 50 milioni di visitatori al giorno, del 5% del traffico complessivo della Rete, è accusato di aver causato all'industria cinematografica 500 milioni di dollari. Le due aziende responsabili del sito, Megaupload Limited e Vestor limited, sono accusate di aver deliberatamente utilizzato una serie di espedienti tecnici per violare le normative sul copyright, tra cui: reindirizzamenti, promozione dei siti con il maggior numero di download per link, eliminazione dietro richiesta dei proprietari di uno solo dei link con l'accesso al file. Attualmente, le autorità hanno bloccato tutti i server delle aziende (525 in Virginia, 630 nei Paesi Bassi più altri sparsi per il mondo) e hanno arrestato quattro dei sette componenti della Megaupload S.p.A., tra cui il suo fondatore, Kim Schmitz (in arte Kim Dotcom). E l'offensiva rischia di estendersi a molti altri siti di upload e sharing.
Quest'autentica azione di rappresaglia avviene a due giorni dalla "serrata" di Wikipedia, l'enciclopedia online, che per protesta al SOPA (Stop Online Piracy Act) e al PIPA (Protect IP Act) ha oscurato i suoi contenuti. Queste ultime due sono delle proposte di legge attualmente in discussione in America che, se approvate, permetterebbero a chi detiene il copyright di prodotti presenti in formato multimediale (film, musica, libri, ecc.) di agire concretamente contro siti che li diffondono in modo non autorizzato. L'azione, tuttavia, si estenderebbe anche a quei siti che consentirebbero un accesso a questo tipo di siti, come i motori di ricerca. L'azione combinata delle due leggi renderebbe, di fatto, lo streaming di contenuti tutelati da copyright un reato. Numerosissime le sfumature interpretative della legge e le sue possibili ripercussioni sul mondo libero del web, motivo per cui la Rete è insorta dichiarando a rischio la propria libertà.
Le risposte, infatti, sia alle due proposte di legge che alla chiusura di MegaUpload, non si sono fatte attendere: Mozilla, TwitPic, Redhat, il collettivo Anonymus e il popolare blog BoingBoing dello scrittore Cory Doctorow si sono mobilitati contro questa proposta, spalleggiati, sia dalla posizione moderata del Ceo di Twitter, Dick Costolo, che, nientemeno, dalla Casa Bianca, che ha affermato: «Sebbene riteniamo che la pirateria online sia una problema grave che necessiti di una seria risposta legislativa, non sosterremo leggi che riducono la libertà di espressione, aumentano il rischio in materia di cyber-sicurezza o minano il dinamismo e l’innovazione di internet a livello mondiale». Nel frattempo, stanotte gli hacker di Anonymous hanno scatenato un contrattacco letale contro i siti justice.gov, universalmusic.com, riaa.com, copyright.com, attualmente non visibili. Dal loro canale twitter, minuto dopo minuto, gli hacker annunciano i siti attaccati, che immediatamente dopo non sono più accessibili. Ultima vittima risalente a poco fa, i siti www.fbi.com e www.fbi.gov. Queste le parole con cui Anonymous si presenta "We are the voice of the voiceless. We are the hope for the hopeless. Expect us", annunciando l'adesione di 122 proteste attive contro le 31 di ieri. E nel frattempo, come provocazione, compare una nuova pagina, megaupload.bz, che annuncia il ritorno del celebre sito. Eccola:
E' un duro braccio di ferro che non sappiamo come si concluderà. Certo è che, la situazione va ponderata con calma. Non sono perseguibili, infatti, né la strada di una liberalizzazione totale dei contenuti protetti da copyright sul web né di una censura forzata, che peggiorerebbe le cose e non terrebbe conto del fatto che un'altissima percentuale degli utenti che scaricano o guardano film in streaming non comprerebbero comunque quei prodotti. E' certo, inoltre, che negli ultimi anni il fenomeno di sharing e streaming ha assunto proporzioni globali e modificato la fruizione dei contenuti multimediali, rendendo possibile una condivisione un tempo impensabile. Opporsi a questo fenomeno sarebbe come nuotare contro un fiume in piena, mettendo in crisi, peraltro, un fiorente mercato dell'elettronica che, implicitamente, è fiorito proprio grazie alla presenza del download pirata.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Violazione delle leggi sul diritto d’autore, ma anche uso improprio dei mezzi elettronici, associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, al riciclaggio e alla violazione del diritto d’autore: sono le cinque accuse mosse da una Corte distrettuale della Virginia contro la società proprietaria del portale internet per la condivisione di files ‘Megaupload.com’, il suo fondatore Kim Schmitz (noto anche come Kim Dotcom) e altri sei dipendenti della società, che rischiano ora di scontare fino a 50 anni di carcere.
Megaupload, uno dei siti internet più utilizzati per scaricare files e considerato tra i primi 20 al mondo per numero di visitatori, è stato oscurato d’autorità dal Federal Bureau of Investigation-Fbi, mentre il suo fondatore e altri tre suoi collaboratori sono stati arrestati in Nuova Zelanda su richiesta delle autorità statunitensi e altre quattro sono ricercate.
Secondo l’accusa formulata dal Dipartimento di Giustizia e dal Fbi, l’attività di Megaupload è fruttata a Kim Dotcom e ai suoi collaboratori oltre 175 milioni di dollari in profitti ed avrebbe causato più di 500 milioni di dollari di perdite ai legittimi detentori del copyright.
L’operazione, denominata ‘Mega Conspirancy’ (qui sono disponibili le 72 pagine dell’atto di accusa), è stata presentata dalle autorità come “uno dei più grandi casi criminali di violazione del copyright mai aperti dagli Stati Uniti ed è rivolto direttamente contro l’uso improprio di un sito per l’archiviazione e la distribuzione di materiale pubblico per commettere e facilitare crimini contro la proprietà intellettuale”.
Benché l’atto di accusa sia datato 5 gennaio, numerosi media evidenziano la tempistica della chiusura del portale e l’arresto degli indiziati. Proprio ieri, infatti, diverse decine di migliaia di siti internet statunitensi hanno deciso autonomamente di oscurare le proprie pagine internet in segno di protesta contro due provvedimenti di legge anti-pirateria nella Camera dei rappresentanti e del Senato, rispettivamente lo ‘Stop Online Piracy Act’ (Sopa) ed il ‘Protect I.P. Act’ (Pipa), giudicati censori e liberticidi. Secondo un portavoce del Fbi citato dal quotidiano ‘Wall Street Journal’, tuttavia, la decisione non è in alcun modo legata ai due provvedimenti e alle proteste intraprese ieri.
Il caso Megaupload tocca numerosi dei controversi aspetti legati al dibatto antipirateria in corso negli Stati Uniti, anche se in molti altri paesi sono in discussione provvedimenti legislativi simili. Tecnicamente Megaupload si presenta come un “cyberlocker”, una sorta di magazzino virtuale attraverso il quale gli utenti possono archiviare files troppo grandi da spedire via e-mail per condividerli in via riservata con altre persone. Un uso legittimo nel quale si innesta una zona grigia di illegalità, poiché molti caricano file protetti da copyright diffondendo i link per scaricarli e mettendo così di fatto in piedi un giro di contenuti pirata. Megaupload guadagna vendendo pubblicità sulle sue pagine e facendosi pagare dagli utenti che vogliono scaricare più di un certo numero di file a velocità più elevate.
Durante l’operazione ‘Mega Conspirancy’, riporta il sito d’informazione ‘RussiaToday’, sono state condotte 20 perquisizioni in nove diversi paesi e sequestrati beni per un valore complessivo di circa 5 milioni di dollari; inoltre sono stati messi i sigilli a decine di server e a 18 domini internet legati al sito Megaupload.
Secondo un comunicato diffuso dal Dipartimento di Giustizia non appena oscurato il sito di Megaupload, “i cospiratori hanno condotto le loro operazioni illegali utilizzando un modello di business progettato espressamente per favorire il caricamento delle opere e del materiale più popolare protetto da copyright e renderlo disponibile a diversi milioni di utenti per il download”.
Prima di essere oscurato, tuttavia, Megaupload aveva avuto il tempo di pubblicare sul suo sito un comunicato in cui rigettava le accuse sostenendo che “la maggior parte del traffico riguarda contenuti legittimi; se l’industria dei contenuti vuole trarre un vantaggio dalla nostra esperienza e popolarità, siamo felici di poter entrare in contatto: abbiamo alcune buone idee”.
Significativamente pochi minuti dopo l’oscuramento di Megaupload e la diffusione del comunicato del Dipartimento di Giustizia, la comunità hacker nota sotto il nome di Anonymous ha lanciato uno dei più larghi attacchi informatici della storia, colpendo siti governativi statunitensi e dell’industria cinematografica e musicale. Secondo un comunicato diffuso in rete, gli hacker hanno messo fuori uso il sito del Dipartimento di Giustizia, della casa di produzione Universal, dell’Associazione americana dell’industria discografica (Riaa) e dell’Associazione americana dell’industria cinematografica (Mpaa), oltre ad aver colpito anche i siti del Fbi e della Casa Bianca.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Violazione delle leggi sul diritto d’autore, ma anche uso improprio dei mezzi elettronici, associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, al riciclaggio e alla violazione del diritto d’autore: sono le cinque accuse mosse da una Corte distrettuale della Virginia contro la società proprietaria del portale internet per la condivisione di files ‘Megaupload.com’, il suo fondatore Kim Schmitz (noto anche come Kim Dotcom) e altri sei dipendenti della società, che rischiano ora di scontare fino a 50 anni di carcere.
Megaupload, uno dei siti internet più utilizzati per scaricare files e considerato tra i primi 20 al mondo per numero di visitatori, è stato oscurato d’autorità dal Federal Bureau of Investigation-Fbi, mentre il suo fondatore e altri tre suoi collaboratori sono stati arrestati in Nuova Zelanda su richiesta delle autorità statunitensi e altre quattro sono ricercate.
Secondo l’accusa formulata dal Dipartimento di Giustizia e dal Fbi, l’attività di Megaupload è fruttata a Kim Dotcom e ai suoi collaboratori oltre 175 milioni di dollari in profitti ed avrebbe causato più di 500 milioni di dollari di perdite ai legittimi detentori del copyright.
L’operazione, denominata ‘Mega Conspirancy’ (qui sono disponibili le 72 pagine dell’atto di accusa), è stata presentata dalle autorità come “uno dei più grandi casi criminali di violazione del copyright mai aperti dagli Stati Uniti ed è rivolto direttamente contro l’uso improprio di un sito per l’archiviazione e la distribuzione di materiale pubblico per commettere e facilitare crimini contro la proprietà intellettuale”.
Benché l’atto di accusa sia datato 5 gennaio, numerosi media evidenziano la tempistica della chiusura del portale e l’arresto degli indiziati. Proprio ieri, infatti, diverse decine di migliaia di siti internet statunitensi hanno deciso autonomamente di oscurare le proprie pagine internet in segno di protesta contro due provvedimenti di legge anti-pirateria nella Camera dei rappresentanti e del Senato, rispettivamente lo ‘Stop Online Piracy Act’ (Sopa) ed il ‘Protect I.P. Act’ (Pipa), giudicati censori e liberticidi. Secondo un portavoce del Fbi citato dal quotidiano ‘Wall Street Journal’, tuttavia, la decisione non è in alcun modo legata ai due provvedimenti e alle proteste intraprese ieri.
Il caso Megaupload tocca numerosi dei controversi aspetti legati al dibatto antipirateria in corso negli Stati Uniti, anche se in molti altri paesi sono in discussione provvedimenti legislativi simili. Tecnicamente Megaupload si presenta come un “cyberlocker”, una sorta di magazzino virtuale attraverso il quale gli utenti possono archiviare files troppo grandi da spedire via e-mail per condividerli in via riservata con altre persone. Un uso legittimo nel quale si innesta una zona grigia di illegalità, poiché molti caricano file protetti da copyright diffondendo i link per scaricarli e mettendo così di fatto in piedi un giro di contenuti pirata. Megaupload guadagna vendendo pubblicità sulle sue pagine e facendosi pagare dagli utenti che vogliono scaricare più di un certo numero di file a velocità più elevate.
Durante l’operazione ‘Mega Conspirancy’, riporta il sito d’informazione ‘RussiaToday’, sono state condotte 20 perquisizioni in nove diversi paesi e sequestrati beni per un valore complessivo di circa 5 milioni di dollari; inoltre sono stati messi i sigilli a decine di server e a 18 domini internet legati al sito Megaupload.
Secondo un comunicato diffuso dal Dipartimento di Giustizia non appena oscurato il sito di Megaupload, “i cospiratori hanno condotto le loro operazioni illegali utilizzando un modello di business progettato espressamente per favorire il caricamento delle opere e del materiale più popolare protetto da copyright e renderlo disponibile a diversi milioni di utenti per il download”.
Prima di essere oscurato, tuttavia, Megaupload aveva avuto il tempo di pubblicare sul suo sito un comunicato in cui rigettava le accuse sostenendo che “la maggior parte del traffico riguarda contenuti legittimi; se l’industria dei contenuti vuole trarre un vantaggio dalla nostra esperienza e popolarità, siamo felici di poter entrare in contatto: abbiamo alcune buone idee”.
Significativamente pochi minuti dopo l’oscuramento di Megaupload e la diffusione del comunicato del Dipartimento di Giustizia, la comunità hacker nota sotto il nome di Anonymous ha lanciato uno dei più larghi attacchi informatici della storia, colpendo siti governativi statunitensi e dell’industria cinematografica e musicale. Secondo un comunicato diffuso in rete, gli hacker hanno messo fuori uso il sito del Dipartimento di Giustizia, della casa di produzione Universal, dell’Associazione americana dell’industria discografica (Riaa) e dell’Associazione americana dell’industria cinematografica (Mpaa), oltre ad aver colpito anche i siti del Fbi e della Casa Bianca.
Cito:
RispondiElimina"E nel frattempo, come provocazione, compare una nuova pagina, megaupload.bz, che annuncia il ritorno del celebre sito" ahhhh...